Come in “Il granello di sabbia”, il nuovo romanzo di Pietro Bertino, “Il sorriso del lupo”, prende spunto a piene mani dall’attualità, trasponendo concetti e tematiche in un mondo di finzione anche per poterli guardare da un punto di vista diverso e, ci si augura, comprenderli meglio. Essendo stato scritto nel 2020, uno dei temi sotto i riflettori sarà ovviamente la pandemia; senza banalizzare la questione, o creando facili parallelismi, bensì riflettendo sulle implicazioni sociali che essa comporta, e in particolare sull’opportunità di sacrificare la libertà personale per la salute pubblica o, e qui entra in gioco la distopia, altre forme di “bene collettivo”.
Queste tematiche sono esplicitate fin dalle prime pagine del libro: “Il mondo sta impazzendo e non si rende conto di giocare con l’Apocalisse”. Se nel “Granello di Sabbia” il potere distopico si manifesta attraverso il controllo dell’informazione e la paura del diverso, qui cambia leggermente il contesto, una società piegata da un’epidemia letale, ma l’atmosfera opprimente resta molto simile. Ciò dimostra, almeno secondo l’autore, che il potere autoritario sfrutta spesso le circostanze, anche quelle negative, per consolidare il proprio potere, rafforzando il controllo sulla vita delle persone.
La continuità, e allo stesso tempo il cambio parziale di punto di vista, lo si vede anche nel protagonista: la lotta, spesso iniqua e disperata, contro la società dispotica passa da Marco (prima contestatore, poi strumento, e infine oppositore del potere) a Ismaele, suo figlio, la cui prospettiva è per forza di cose in continuità, ma anche differente.
Gli sforzi di Marco per debellare “I Signori della rete” si sono rivelati inutili, visto che gli antichi oppressori sono solo stati sostituiti dai nuovi, “Il Governo dei giudici”, che hanno cambiato le apparenze ma non la sostanza, e facendo appello a un populismo giustizialista giustificano il controllo totalitario della società; tutto ciò in un mondo sempre più in crisi ecologica, con i diritti umani sempre più messi in discussione, e infine una pandemia globale… vi ricorda qualcosa?
Sì, la prospettiva di “Pietro Bertino” è fortemente ancorata alla realtà, e di certo non ottimista. Però, come nel primo romanzo della saga è bastato un granello di sabbia a mandare in panne i complicati ingranaggi del potere autoritario, qui Ismaele sembra incarnare una nuova generazione destinata a una vita peggiore di quella dei loro predecessori, ma la speranza per una rinascita, stavolta vera e non solo nelle apparenze, resiste, sopravvivendo in ciò che resta della natura. E quindi, pur mantenendo le tematiche sociali e l’atmosfera distopica del suo predecessore, “Il sorriso del lupo” può anche essere considerato come un romanzo di formazione, di avventura, di viaggio, o in un certo senso persino di sopravvivenza; anche perché spesso sono le difficoltà a temprare i grandi uomini, se si rivelano in grado di superarle: sarà così anche per Ismaele?
Proprio grazie a questa sua ambivalenza di fondo, il romanzo di Pietro Bertino riesce a coniugare un retroterra “filosofico” e ricco di spunti sulla nostra società, con una prosa coinvolgente e scorrevole. È quindi un libro “impegnato” ma non pesante, stimolante ma non noioso, con personaggi ben costruiti e un ritmo narrativo equilibrato. Com’è del resto equilibrato lo stile usato dall’autore: curato ma non artefatto, facilita l’immersione del lettore nella storia senza banalizzarla.
Due ultime considerazioni: trovo particolarmente riuscita l’idea di porre l’enfasi su un protagonista giovane, e sulla sua crescita interiore; se Marco poteva incarnare un nostro contemporaneo, Ismaele rappresenta l’umanità del futuro, sempre più priva di punti di riferimento, e i difficili compiti che la attendono. Inoltre, il romanzo parla di una pandemia e dei danni che ha apportato a una società già in crisi; ciò può essere inteso sia come riferimento alla nostra contemporaneità, con riflessioni lucide e dolorose (ad esempio Ismaele si chiede come sia possibili che molti neghino l’esistenza del virus, poi pensa a quando da bambino, pur consapevole di averla fatta grossa, usava la negazione come meccanismo di difesa) che un monito altrettanto amaro: è questo il futuro che vogliamo? La pandemia è quindi usata sì come pretesto narrativo, ma in modo intelligente e non solo “furbo”.
In conclusione, come per il suo predecessore “Il granello di sabbia” (già recensito sul blog NDE), “Il sorriso del lupo” si conferma un romanzo dai temi di forte attualità e una storia appassionante, che piacerà agli appassionati del genere distopico, ma anche ai lettori di narrativa contemporanea interessati alle tematiche sociali ed ecologiche. È disponibile in formato ebook e cartaceo (a un prezzo, tra l’altro davvero conveniente) su Amazon.
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