Ogni giorno che passa si parla sempre di più di nativi digitali. Il significato dell’espressione, dall’inglese digital natives, è però ambiguo: coniato da Mark Prensky nel 2001 per definire una persona cresciuta contemporaneamente alla diffusione di massa delle tecnologie digitali, il termine è spesso usato in Italia per definire la generazione nata nel nuovo millennio.
L’accezione che ci è cara è più simile a quella originale: per Nativi Digitali intendiamo quelli come noi che sono cresciuti usando un computer e hanno vissuto la trasformazione di internet da strumento di ricerca o puro cazzeggio del 2000 al suo attuale ruolo immersivo in tutti o quasi gli aspetti della vita di ogni giorno, a cominciare da quelli “sociali”.
Essere davvero “Nativi Digitali” per noi non significa appartenere a una generazione, ma sentire come nostro un nuovo modo di vivere la vita di tutti i giorni e di usare la tecnologia per rendere più “intelligenti” le nostre pratiche abituali; tra queste, nel particolare noi parliamo della lettura. Gli ebook, dopo alcuni anni di scarsa diffusione e scetticismo, stanno facendo sempre più presa all’interno dell’immaginario popolare nei paesi dove hanno raggiunto una diffusione più consolidata, come USA e Regno Unito, ridefinendo non solo il modo di lavorare degli editori ma soprattutto la prassi stessa di lettura. E, col print on demand, da qualche anno anche il “cartaceo” ben si presta a questo modo di pubblicare, promuovere e distribuire i libri.
“Nativi Digitali” è quindi un’espressione che ci unisce agli autori e lettori che vogliamo coinvolgere nel nostro progetto; il riferimento non è tanto anagrafico, quanto culturale: un approccio alla cultura digitale che non vuole fermarsi all’aspetto puramente tecnologico, ma abbracciare (si fa per dire) anche il lato “umano”.