Da parte del “pubblico” (brutto termine, ma tanto per capirci), l’autore “emergente”, cioè alle sue prime pubblicazioni, è spesso visto con sospetto. Scegliere un libro da leggere, un investimento prima di tempo e di passione e poi economico, non è del resto così banale, e spesso ci si sente più rassicurati dal “nome famoso”, o quantomeno da un autore di una certa esperienza, che dal “dilettante allo sbaraglio”.
D’altro canto, negli ultimi anni molti “casi editoriali” italiani sono stati prime opere di autori fino ad allora sconosciuti. In questo caso, a suscitare l’interesse dei lettori, più che la freschezza o l’originalità della proposta, è stata spesso la contrapposizione dell’autore esordiente, presentato come “persona qualunque”, ai soliti protagonisti dell’editoria, a volte percepiti un po’ come saccenti.
La nostra predilezione per le opere di autori di “prima penna” va in realtà inquadrata in un altro senso: all’interno di una prospettiva veramente digitale e non solo di facciata, l’abbattimento dei costi garantito dalla distribuzione digitale ha dato nuove chance ai tanti che avevano un libro nel cassetto ma che ritenevano un’utopia la pubblicazione. Noi riteniamo che tanti di questi “novellini” possano dire molto, e dare una voce a nuovi autori esordienti, specie se Nativi Digitali (secondo il senso del termine che spieghiamo qui), vuole essere la nostra missione. Abbastanza convincente, no?
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