Alessio Santarelli, Director EU Kindle Store Amazon

Alessio Santarelli, Director EU Kindle Store Amazon #ijf15

Sono stato all’International Journalism Festival di Perugia (#IJF15), e prevedendo la mostruosa fila che si sarebbe formata all’Hotel Brufani per l’evento dei 60 anni dell’Espresso, ho deciso di anticipare di un’ora il mio ingresso nella sala Raffaello che avrebbe ospitato il panel.

L’ho deciso anche perché ero curioso di sentire Alessio Santarelli, Director EU Kindle Store Amazon, che presentava Amazon Masterclass: le potenzialità del self-publishing nel giornalismo.

Se vi interessa la conferenza intera la potete trovare sul sito del festival, qui.

Anche se la possibilità di auto pubblicarsi su Amazon esiste di fatto dal 2011, e sebbene l’avessi sempre considerata un’alternativa più dignitosa della cugina cartacea a pagamento, in fondo al mio cuore era associata all’immagine dell’ultima spiaggia: non mi pubblica nessuno, voglio vedermi pubblicato, mi pubblico da solo. Mi sbagliavo, KDP è molto di più ma non per forza in senso positivo; dipende quale ruolo si attribuisce ai tre fattori dell’operazione del pubblicare: l’autore, l’editore e il pubblico.

L’Autore – Santarelli apre il panel con un video tutorial/presentazione, lo stesso che potete trovare su Amazon, che arriva subito al punto: hai scritto un libro? Non sai come muoverti per pubblicarlo? Amazon ti segue nel processo di pubblicazione attraverso una serie di strumenti e tutorial di marketing per promuovere il tuo libro sul loro portale. A differenza di alcuni “Editori” a pagamento c’è molta onestà fin da subito: il primo punto del tutorial è scrivi un buon libro. Perché loro non interessa farti da editore, ne verificare che il tuo sia un buon lavoro o che sia un genere che trattano. Ovviamente ci sono anche dei punti forti, su cui la presentazione spinge, come la possibilità di pubblicare in 24h senza che nessuno venga a dirti di “tagliare quel paragrafo”; o il fatto che le royalties sono alte, altissime, il 70%. Non guadagnerete mai così tanto con un editore. Il tutto odora un po’ di televendita ma come vedremo non c’è niente di male.

L’Editore – L’Autore guadagna di più perché spende meno. Spende meno perché Amazon non ti offre nessuno dei servizi che un Editore serio offre. Ma consapevole delle sue carenze cerca di venirti incontro, come ad esempio sull’editing: i lettori (anche i più incapaci) potranno segnalarti i problemi e gli errori del tuo lavoro. Gli stessi lettori che potranno scrivere una recensione del tuo libro condannandolo in poche parole ad un oblio informatico senza ritorno. Amazon ti fornisce diversi altri strumenti per far si che il libro emerga dalla massa ma si limita ad essere una vetrina promozionale senza filtro. Un James Joyce contemporaneo non farebbe nessuna fatica a pubblicare, come non la farebbe suo cugino o il mio, o i suoi e miei amici e così via. E in questa massa informe di scritti in preda ai gusti del lettore non sarà certo la qualità ad emergere. Alcuni editori pubblicano “opere spazzatura” per fare cassa e investire e coprire i costi di quegli autori che vale davvero la pena di pubblicare ma che non superano l’ostacolo del botteghino. Amazon no, vende e incassa. Il più grande successo sulla nostra rete di vendita, cita scherzando Santarelli, l’ha riscosso “50 Sfumature di Grigio”. Questo è il capitolo più negativo, ma non ne farei una colpa ad Amazon, come dicevo prima non gli importa farti da editore, non si assume nessun rischio legato alla pubblicazione, mantiene invariata la sua natura di piattaforma commerciale.

Il Pubblico – Viste le premesse sembrerebbe che Amazon abbia poco interesse rispetto a quello che i lettori trovano nelle vetrine. In realtà non è così, o meglio, non è del tutto vero. Amazon si sforza molto in realtà di fornire ai lettori degli strumenti come Unlimited che permettono agli utenti dei esplorare i contenuti delle opere e avvicinarsi il più possibile ai loro gusti, ed evitare delusioni. Ma non è davvero sufficiente. Dalla politica tutta orientata al consumo traspare che l’unico interesse resta quello commerciale e il fatto che non c’è davvero cura per quello che il lettore legge ma, piuttosto, per quello che il cliente acquista. E loro ci tengono molto alla soddisfazione del cliente. La concorrenza con altri prodotti legati all’intrattenimento però (film, musica, giochi, ecc…) è forte, lo conferma anche Santarelli, a mio parere molto più che su altre reti di vendita. Il libro, il tuo libro, su Amazon è un articolo come un altro.

Sono un po’ deluso, non perché penso che ci sia un atteggiamento disonesto (non lo penso) o perché trattano i libri come una merce: non sono certo gli unici a farlo, è radicato nella nostra cultura, basta pensare alle grandi catene di librerie o alle recensioni-spot sulle rubriche e sui quotidiani. Sono deluso perché di tutto quel potenziale che è la rete, e delle risorse di un colosso come Amazon, tutto sembra ridotto ad una sorta di social-network della letteratura, dove ognuno può pubblicare il meglio o il peggio o il niente di sé. Dove il valore che acquista il tuo lavoro è stabilito dalla classifica delle vendite, come per i like su Facebook. Un po’ come se la connettività di uno smart-phone venisse usata soltanto per scrivere su twitter o per risparmiare sugli sms.

Utile sicuramente, ma non certo una valida alternativa editoriale.

Fabio Prandini

@prandini_f
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