Articolo a cura di Ilaria PasquaAutrice della trilogia distopica “Il Giardino degli Aranci”

Dove eravamo rimasti? Ah, sì. Agli errori imperdonabili, odiosi, fastidiosi, orripilanti che potrebbero bollare per sempre un povero libro, e quindi da evitare (qui la prima parte, se te la sei persa). Quindi…

Avanti il prossimo! L’incipit. Ragazzi, l’incipit deve essere perfetto. Ma anche le successive dieci/quindici pagine. D’accordo, tutto deve essere preciso, ma soprattutto i primi capitoli. Immaginatevi il povero lettore, seduto in poltrona pronto ad iniziare un nuovo libro con tutte le aspettative di questo mondo, se l’incipit avvince è fatta, almeno per il momento, il lettore si spaparanza per bene e si immerge. Se al contrario non avvince si rischia invece di far scaraventare il libro o l’eReader fuori dalla finestra. Ma facciamo che questo incipit non sia male, come va proseguita la storia? Solitamente l’ideale sarebbe spingere il lettore subito in scena, insomma ciò che proprio non sopporto in un libro è l’inizio lento, ma lento, e che prende le cose alla larga fissandosi sull’ambientazione, no vi prego non quattro pagine di descrizioni dell’ambiente (se ve lo state chiedendo, sì, Tolkien può farlo. Non è una buona giustificazione)! O di informazioni. Ed ecco l’altro punto:
quelli che vengono chiamati “infodump”, ecco gli infodump eccessivi li odio, molti cedono a questa tentazione e riempiono la parte iniziale della storia di informazioni, di tutti tipi: su personaggi, ambiente, e chi più ne ha più ne metta, rischiando persino di far capire come le vicende proseguiranno (una volta mi è capitato di cogliere subito il finale! No… orrore). Il troppo stroppia, no? E il rischio d’annoiare è dietro l’angolo. Si dice sempre “show, don’t tell”, ecco quando è possibile è meglio mostrare.

errori da evitare quando di scrive
Un po’ di notizie sono necessarie, ma non ammorbare il povero lettore sin da subito è d’obbligo. Il lettore dovrebbe scoprire la storia gradualmente, e le informazioni dovrebbero essere centellinate, date col contagocce. Poi col tempo si impara a nasconderle bene nei dialoghi. Ecco, studiare un po’ di sceneggiature non farebbe male. Questo porta al punto successivo…

I dialoghi scadenti. Un dialogo mal scritto, poco naturale e poco affine al personaggio, dà decisamente fastidio. Ogni personaggio deve avere la sua bella voce ad accompagnarlo, si dovrebbe riconoscere da lontano. Quando suona fasullo, beh il lettore viene scaraventato via dal posto in cui si trovava, lì dove il personaggio vive e agisce. Un vero peccato, quasi una violenza! Per questo dico di leggere qualche sceneggiatura, lì si capisce davvero come andrebbero scritti i dialoghi. Oppure ammazzatevi di film, va bene comunque.

E gli errori grammaticali? Va bene non dovrei nemmeno scriverlo, ma siccome succede… allora occhio agli errori grammaticali e ancora più alle concordanze dei tempi verbali. Non mi capita molto spesso durante la lettura, ma a volte succede, persino ai più grandi (o ai traduttori cani dei più grandi).

Ultima ma non ultima… la conclusione! Una conclusione troppo frettolosa o sbagliata può rovinare la più bella delle storie. Un’altra pecca che fa piangere il povero lettore.
Se una storia è scritta bene, ha un incipit da urlo, i personaggi sono coinvolgenti, i colpi di scena speciali, dispiace davvero ritrovarsi con l’amaro in bocca quando si chiude il libro.
Se il finale non vi viene, pensateci su, ripercorrete tutte le tappe, o concentratevi sui vostri personaggi e fate in modo che siano loro a parlarvi. Solitamente la soluzione giusta arriva, prima o poi, ma ci vuole pazienza. A me è capitata solo una volta una crisi profonda proprio sul più bello… avevo un finale scritto in testa sin dall’inizio, poi però la storia non era più come l’avevo concepita all’inizio, e perciò sono stata costretta a tornare indietro. Prima di trovarne uno giusto ho riscritto le ultime dieci pagine quattro volte. Succede. A volte le cose non vanno come vuoi, i personaggi camminano sulle loro gambe e oltretutto verso direzioni impossibili da anticipare fino a quando non ci si ritrova in mezzo.
È la meraviglia della scrittura. Questo è il mio finale per voi.

 

Ilaria Pasqua – Autrice della trilogia distopica “Il Giardino degli Aranci”

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