Gli anni dal 2007 al 2010 hanno rappresentato una golden age per le Visual Novel giapponesi, con un numero impressionante di prodotti  eccellenti, che noi occidentali stiamo scoprendo, poco per volta, con qualche anno di ritardo. Questo perché, dopo che Clannad aveva dimostrato che si possono raccontare storie eccellenti anche allontanandosi dai cliché delle dating sim e degli eroge (come ho scritto in questa recensione), molti altri sviluppatori ne hanno seguito l’esempio, sfruttando le potenzialità del medium nelle maniere più disparate. Ci sono quindi le VN fantascientifiche, quelle comiche, quelle horror, e non manca un genere che personalmente ho da sempre adorato in tutte le sue forme: il thriller psicologico. E il suo più degno rappresentante è la storia di cui vi parlerò oggi, G-Senjou no Maou (oh, che ci devo fare, l’originale mi suona meglio della traduzione inglese, “The Devil on a G-string”)

Non fatevi ingannare dalle scene introduttive, che ci presentano Kyousuke Azai come il solito ragazzino strafottente nel consueto contesto scolastico pieno di belle ragazze: basta poco per rendersi conto della facciata nascosta del protagonista e della stessa VN: una vita segreta all’interno di un organizzazione criminale, sotto gli ordini del suo paparino che non è proprio un impiegato alle poste, ma un crudele capo yakuza! Ma il bello deve ancora arrivare: nella già incasinata doppia vita di Kyosuke, tra amenità scolastiche e gang criminali, sembra progressivamente insinuarsi prima una ragazza tanto sagace quanto bizzarra, Haru Usami, e poi un uomo misterioso che si presenta come Maou, i cui efferati crimini rappresentano un guanto di sfida verso Haru, Kyosuke e i suoi amici.

Gonzou Asai rispetta tutti i cliché del BOSS.

La voce narrante non è quindi certo un esempio di correttezza morale o bontà, ma ben più vicino all’archetipo di quello che va di moda definire come antieroe, il cui rapporto con l’altro sesso sembra ben poco idilliaco e improntato al più becero opportunismo, e la cui stessa “spalla comica” non  è il classico buontempone di buon cuore ma un ragazzetto viscido e inquietante (Eikichi). Ma G-Senjou no Maou si rivela ancora più spiazzante quando il racconto in prima persona è trasferito… direttamente al villain, che non si fa certo chiamare “Il Diavolo” in quanto fan del Milan! Il lettore si trova quindi progressivamente bombardato di dubbi: qual è la vera faccia di Kyousuke? Perché Haru pare avere un conto in sospeso con Maou, come mai quest’ultimo sembra ossessionato dal padre di Kyousuke e, soprattutto, qual è la sua vera identità? Facendo amplio uso di quelle che Umberto Eco avrebbe definito “esche interpretative”, G-Senjou sembra farsi beffe del lettore in un crescendo costante di scoperte, inganni e nuovi misteri che rivelerà tutto il suo potenziale drammatico nell’ultimo, bellissimo capitolo.

L’altra particolarità  di questa Visual Novel è la costante tensione psicologica, amplificata dall’ottima colonna sonora che reinterpreta pezzi storici della musica classica (lo stesso titolo si riferisce all’Aria sulla Quarta Corda di Bach, che noi italiani tendiamo ad associare al sorriso enigmatico di Piero Angela…). Kyosuke, nonostante la facciata arrogante e superba, si rivela completamente in balia degli eventi, e la stessa geniale Haru sarà più di una volta beffata nelle sue ricerche da colui che agisce dall’ombra e sembra in grado di tenere in pugno la polizia, le mega-corporazioni e la stessa yakuza; sì, sempre lui: Maou.

Haru Usami non sembra avere un buon rapporto con i parrucchieri.

A parte l’ultimo capitolo, un tour de force emozionale dall’inizio alla fine, gli altri quattro sono strutturati in modo simile: dopo un antefatto apparentemente innocuo, un evento inaspettato scuote la quotidianità della vita scolastica degli “eroi”, a cui segue un crescendo di tensione che sembra anticipare la fatidica cattura di Maou, che eppure riesce sempre a essere un passo più avanti e scamparla: un costante “gioco di scacchi” ad alta tensione psicologica che non può non ricordare un grande successo del fumetto e dell’animazione giapponese di poco anteriore: Death Note (Ah, sia chiaro, non sto  parlando di quella schifezza del film di Netflix!). E non è l’unica somiglianza tra la storia di Light e L e quella di Kyousuke, Haru e Maou: senza entrare in territorio spoiler, posso citare il grande fascino che emana il villain e la moralità “grigia” che permea tutta la storia; perché la distinzione dicotomica tra “buoni” e “cattivi” non può, in fondo, rappresentare degnamente la complessità del reale.

E purtroppo, sempre come Death Note, a G-Senjou manca qualcosa per poter essere considerato un vero capolavoro. Se il medium delle Visual Novel si conferma eccellente per la rappresentazione di scene drammatiche e di conflitto psicologico, grazie all’enfatizzazione dei pensieri del protagonista, non sempre si rivela ottimale per rappresentare le scene di azione, che una storia che mette in mezzo criminali, terroristi, paramilitari e teppisti non può certo farsi mancare. Ma in fondo, i limiti di G-Senjou no Maou derivano dalla sua stessa natura: quella di un prodotto di qualità, certo, ma che per motivi “commerciali” si rivolge a un pubblico ben preciso… i fan dei videogiochi… ehm, sconci.

Se la versione in inglese che potete trovare su Steam è priva di scene esplicitamente erotiche, pur conservando tematiche e toni decisamente maturi, la struttura in cui si sviluppano le varie sottotrame si sviluppa ad “albero”: in ogni capitolo, in base alle nostre scelte, la storia continuerà lungo il “tronco” principale oppure andrà a percorrere uno dei “rami”, corrispondente a una relazione romantica con uno dei vari personaggi femminili. E non ci sarebbe niente di male, se non fosse che queste “ramificazioni” restano più che altro fini a se stesse (e altalenanti nella stessa qualità di scrittura), senza approfondire la parte più affascinante della storia, cioè il misterioso e ben poco convenzionale “triangolo” tra Kyousuke, Haru e Maou.

Detto ciò, G-Senjou no Maou resta comunque un prodotto di grande qualità per scrittura, illustrazioni e musiche, ritagliandosi un posto d’onore tra i “classici” delle Visual Novel. Se, come il sottoscritto, amate i thriller psicologici e siete particolarmente affascinati dagli antagonisti o comunque dagli “antieroi”,  troverete senz’altro pane per i vostri denti.