Fiction e Non Fiction, li chiamano gli anglofoni. Narrativa e Saggistica, li indichiamo noi, con una categoria “a parte” per la Poesia. Quindi da una parte romanzi e racconti, dall’altra saggi e testi giornalistici, di base. Poi, chiaro, esistono un sacco di generi e argomenti distinti, ma la struttura alla base è sempre quella: basarsi sull’inventiva dell’autore oppure sui fatti reali, con un registro stilistico variabile ma in qualche modo codificato.
La “tradizione” vede una dicotomia tra queste forme testuali, che si allarga anche ai lettori: pensiamo a “narrativa” e ci immaginiamo come prima cosa una ragazza occhialuta seduta su una panchina e immersa nella lettura del suo bel romanzo, magari una saga; mentre il lettore tipo della saggistica è per noi il professorone con le toppe ai gomiti della giacca in tweed e la pipa, seduto sulla poltrona del suo studio con sguardo un po’ curioso e un po’ scettico.
Due mondi a parte, quindi? La classificazione nelle librerie e biblioteche farebbe pensare a questo. Da una parte, lo svago della fantasia, dall’altra la praticità del reale. Evasione opposta a approfondimento. Informalità contrapposta a formalità. Generalizzando, chiaro, ma la linea generale è quella.
È ancora così? Io credo che qualcosa stia cambiando. La classificazione in generi che, con pochi aggiornamenti, ha retto per decenni, pare non bastare più. Da una parte, sentiamo più spesso parlare di distopici, new weird, chick lite, dall’altra di long-form journalism, self-help e tante altre etichette, che definiscono nicchie più o meno consistenti. È la tanto chiacchierata coda lunga teorizzata da Chris Anderson! Le librerie online non hanno un numero limitato di sezioni, né di scaffali: c’è spazio per tutto. E il pubblico è sempre più segmentato, gli interessi sempre più diversificati.
Quindi la distinzione tra narrativa e saggistica cadrà? Non credo, almeno non nel breve periodo: è troppo radicata culturalmente. E comunque, si tratta di un argomento che sfocia nell’accademico e quindi va oltre le mie competenze. Io, bieco uomo di marketing, sono più interessato alle opportunità commerciali: tradizionalmente esistono narratori di saggistica e altri di narrativa, quindi bisogna schierarsi, no?
Beh, e perché? Chiaramente la nostra identità sembra più orientata verso la fiction, e non ci sogneremmo mai di pubblicare un trattato filosofico o un manuale tecnico. Eppure, raccolti di articoli o manualetti di divulgazione non ci dispiacciono affatto. Anzi, ne abbiamo già pubblicati, e ci abbiamo dedicato pure una collana, chiamata genericamente “saggi”, ma con contenuti evidentemente fuori dalle logiche dicotomiche. Certo, pensando al nostro lettore modello, vediamo meglio la già descritta ragazza sognante, con tutto il rispetto per il professore corrucciato. Ma ogni tanto questa fanciulla si prenderà pure una pausa dalle sue saghe fantasy, magari per leggersi una raccolta di articoli umoristici o un manualetto su come comprare casa? Secondo noi sì, poi ai posteri, e alle classifiche, l’ardua sentenza. Magari ci sbagliamo, eh. Fateci sapere con un commento che ne pensate, se il tema vi sta a cuore e magari avete le idee più chiare di noi!
Un ultimo appello: se avete scritto (o volete farlo) un testo vicino alla nostra idea apocrifa di saggistica, come presentata anche nella già citata collana… beh, che ne dite di inviarcela per una lettura? 🙂
Personalmente la saggistica è uno dei miei generi preferiti, a prescindere che siano argomenti del mio ambito di studio o meno non riesco proprio a vederli come qualcosa di “serioso” o reale come se non dessero la possibilità di sognare anche quelli se letti per piacere personale. Sacks e Ramachandran sono due neuroscienziati che scrivono libri divulgati veramente fenomenali e non per dovere o se sei del campo, basta che ti interessi il funzionamento del cervello per appassionarti, esattamente come ti appassioni ad un fantasy se sei amante del genere e io viaggio di più immaginando tutti i miliardi di possibili funzionamenti del cervello che con molte opere di narrativa. Anche Dawkins o Wells riguardo evoluzione l’uno e matematica l’altro hanno uno stile divulgativo veramente bello, anche per i non addetti ai lavori, per quanto le loro opere forse risultano un po’ più pesanti.
Oppure libri come “Il mondo di Sofia” o “Il romanzo di Ramses”, non saprei proprio come catalogarli visto che sono romanzi ma allo stesso tempo con un impronta fortemente filosofica da una parte (vengono spiegati molti personaggi che hanno fatto la storia della filosofia) e storica dall’altra (I romanzi sono storicamente corretti).
La pesantezza o meno del saggio non sta nel genere in sè, ma nella scrittura. Esattamente come per tutti gli altri generi.
Non ho ancora avuto il piacere di leggere saggi vostri, ma spero di poter rimediare a breve! E scusate il wall of text, divento un po’ prolissa quando si tocca l’argomento saggistica, spesso e volentieri lo vedo allontanato dal resto dei generi letterari come se la saggistica servisse solo per studio e questo mi irrita un po’. Ognuno ha le proprie fissazioni!
Senz’altro ottimi spunti di approfondimenti, che ammetto non conosco in modo approfondito, ma è una buona occasione per rimediare!
Il wall of text è sempre gradito, siamo pur sempre lettori 😀
Ho scritto insieme a due antropologi un libro intitolato: Lettere dalla pastorizia.
Il libro descrive la storia della mia famiglia e della pastorizia tramite la corrispondenza avvenuta nell’arco di quasi 40 anni.
Vorrei sapere se il libro va classificato nella saggistica o nella narrativa.
In attesa, grazie, cordiali saluti Berardino Nisii Via Santa Reparata 13 64044 Fano Adriano Teramo