Articolo di Kim Chiari, autore dell’ebook surreale “Hitler, Socrate, Amore e Gelato”

 

Ogni tanto mi capita di pensare, egoisticamente, a come faccia ad essere felice la gente che non scrive.
Giuro, credo di essere tra le persone più allegre e spensierate che conosco, e gran parte di questo merito va alla scrittura.
Si può essere felici senza scrivere?
L’altro giorno stavo cercando di cucinare qualcosa (con scarsi risultati) quando mi è venuta in mente la famosa citazione di George R.R.Martin “Un lettore vive mille vite prima di morire. L’uomo che non legge mai ne vive una sola” e mi sono trovato a storcere il naso.
Perché questo? Perché ha ragione, ma non del tutto. Anche l’uomo con fantasia vive mille vite prima di morire, il cinefilo ed aggiungerei anche la mia vicina di casa che non si fa mai gli affari suoi e conosce vita, morte e miracoli di tutto il paese.
Soddisfatto di questa illuminazione ho iniziato a mangiare il risotto che mi ero preparato per storcere il naso una seconda volta: sembrava colla ed aveva un sapore orribile.
Si può essere felici senza scrivere?

felici senza scrivere


Ancora la stessa domanda di prima, tornata ad esigere una risposta. Condividevo, nelle parole di Martin, quello che lasciano implicito; ovvero che l’uomo non è fatto per vivere solo la vita di tutti i giorni, quella che gli ritornano i suoi soli sensi. Ma esiste davvero qualcuno che lo fa?
Dunque, avevo già stabilito che né il lettore, né il cinefilo ed Anna (la mia vicina ficcanaso) lo fanno. Ho pensato così a Marco, mio amico pieno di paranoie che per ogni cosa gli capita s’immagina sempre il peggiore scenario possibile come diretta conseguenza; anche lui ha vissuto parecchie vite, anche se non piacevoli. Ci sarà pure qualcuno che vive una vita sola, suvvia. Lo dice Martin dopotutto.
Monica? No, lei no. E’ una mia amica in costante ricerca del famoso principe azzurro, che s’innamora perdutamente dopo trenta secondi che parla con un uomo abbastanza carino ed inizia ad odiarlo dopo una settimana che si frequentano, quando scopre che la sua idea idealizzata di romanticismo non è per nulla corrisposta e ricambiata. Lei, nella sua testa, ha vissuto centinaia di vite, con centinaia di uomini diversi, dove al posto di essere principessa in un castello fatato era felice moglie amorevole in villette a schiera con giardino.
Paolo? Sì, Paolo è la persona più apatica e neutra che conosco, lui sicuramente non avrà accesso ad altre vite. Ho pensato a lui e mi sono ricordato che, per un certo periodo di tempo, buttava intere giornate davanti ad un videogioco su internet. Poi ha smesso, mai capito perché, ma all’epoca ci viveva proprio dentro. Non poteva tradirmi pure lui!
Così ho preso il telefono e l’ho chiamato.
“Ciao Paolo.” ho detto.
“Ciao Kim, serve qualcosa?” (un indizio della sua tristezza esistenziale è che quando lo chiami pensa sempre sia perché hai bisogno di qualcosa.)
“In realtà sì; quante vite vivi?” ho chiesto.
“Una. Mica sono un gatto.”
“Davvero una sola?”
“Che cippirimerlo di discorsi fai? Mi stai prendendo in giro?”
“No, è che ho avuto un’illuminazione mentre cucinavo.”
“Va bene, ciao.”
“Aspetta! Che stai facendo ultimamente?”
“Sto partecipando ad un GDR. E’ fico, sai? Il mio personaggio è quello di un mago che da picc…”
Ho buttato giù, incavolato nero. Pure Paolo, oltre a vivere la sua triste ed inutile vita, viveva quella di un mago.
Martin aveva mentito.
Si può essere felici senza scrivere?

Ancora la stessa domanda, tornata una terza volta a reclamare la risposta che ancora non aveva avuto.
Ormai avevo stabilito che, sì, l’uomo che vive una vita sola è un triste conglomerato di atomi (scusate l’espressione aulica, è che ogni tanto ho voglia di fare la persona colta), ma nessuno in realtà vive una sola vita. Questo grazie alla fantasia ed alle passioni che tutti possiedono.
A questo punto che fare? Come vivere una vita felice? Cercando di sfruttare al meglio queste due caratteristiche?
Oppure essere pieni di soldi, perché no.
Lo scrittore, penso – ma non solo lui – oltre fa della fantasia la sua natura più intima, ciò che più lo caratterizza; non solo vive mille vite, ma le forgia. Le inventa. Per lui, ogni vita è possibile.
Per questo faccio fatica a capire come si faccia ad essere felici se non si prendono in mano carta e penna.
Soddisfatto del ragionamento, sono tornato al risotto.
Faceva veramente schifo.
Ho fatto una smorfia e ripreso ad inghiottire, boccone dopo boccone. Quanto mi sarebbe piaciuto mangiarne uno buono. Era la cosa che, al momento, desideravo di più.
Mi avrebbe reso felice.
Il che, mi ha portato ad una nuova domanda: si può essere felici senza sapere cucinare?
Fortuna che Martin non ha mai detto nulla al riguardo.

Buon appetito.