Articolo a cura di Lorenzo Cappelli, autore del blog “Cartanera”
Quando un editore valuta un romanzo, oltre a considerare trama, personaggi e stile di scrittura, si concentra anche sulla punteggiatura: quel punto esclamativo potrebbe essere di troppo; quel punto andrebbe sostituito con un punto e virgola; quel discorso diretto, così pieno di segni grafici, sembra quasi una funzione matematica. Ma ciò che salta subito all’occhio, prima dell’utilizzo improprio dei segni della punteggiatura, è la loro scrittura impropria; ce n’è uno, in particolare, che si presta particolarmente bene a questo tipo di errore: i puntini di sospensione. Trappola spesso insidiosa, falcia ogni anno innumerevoli vittime (anche tra i poveretti che sono costretti a leggerli, si intende), e non c’è niente di peggio che non essere pubblicati per aver aggiunto un punto in più, o uno in meno, o averli usati in modo ingenuo o inappropriato.
Ma a cosa serve, questa trappola mortale? Perché utilizzarla, se il rischio è tanto grande? Ebbene, i puntini di sospensione, come dice il nome, hanno lo scopo di sospendere il discorso, per poi riprenderlo subito dopo o interrompendolo, lasciando che sia il lettore a completarlo nella sua mente. Può anche interrompere una parola nel suo corso. Ecco alcuni esempi:
«Questo autore, che non sa nemmeno utilizzare i puntini di sospensione… non merita certo la pubblicazione.»
«Mi è sembrato un buon romanzo. Dopo aver visto i puntini di sospensione, però…»
«Questo libro è veramente pessimo. No, no, malediz… Non ce la faccio proprio, a leggerlo.»
La pausa può verificarsi per le ragioni più svariate: allusione, dubbio, paura, stanchezza, timidezza, paura… L’importante è non eccedere nel loro utilizzo. E se credete, analizzando il vostro romanzo, che contenga talmente tanto dubbio e paura da non poter evitare un continuo ripetersi dei tre puntini, il problema si pone lo stesso: portate i vostri personaggi dallo psicologo, o fategli dire le cose come stanno – anche se l’assassino di turno ha intimato loro di starsene zitti.
Vediamo ora come impiegare correttamente i puntini di sospensione. Innanzitutto, sono soltanto tre: non due, non quattro, non centomila (contrariamente a quello che capita spesso di vedere su alcuni social network). Sono attaccati alla parola che li precede; dopo di essi, invece, è necessario inserire uno spazio, per poi proseguire con il discorso: andrà inserita la minuscola se la frase successiva è la continuazione della precedente, la maiuscola se prende un’altra direzione.
«Se soltanto avessi inserito un punto in più… a quest’ora sarei in libreria, a presentare il mio nuovissimo libro.»
«Pensavo di aver scritto soltanto tre puntini di sospensione, e invece… Probabilmente mi sono addormentato sulla tastiera.»
Se i puntini di sospensione sono seguiti da un segno grafico (come può esserlo il punto esclamativo, il punto interrogativo o le virgolette del discorso diretto), lo spazio non va inserito.
«Eccomi, signor editore! Vedrà, al prossimo libro non farò cilecca, e se soltanto mi dedicasse un po’ della sua fiducia…!»
«Che cosa…?
«Ad esempio, posso già dire che questa conversazione è sbagliata, perché troppo ricca di puntini di sospensione. Che dire, sono diventato proprio bravo…»
Come comportarsi, invece, se i puntini di sospensione vengono inseriti non dopo, ma prima della parola? In tal caso, va inserito uno spazio tra i due elementi.
«… Se lo dici tu.»
Infine, i tre puntini svolgono un ruolo essenziale anche nelle citazioni, evidenziando che una porzione di testo è stata omessa. In tal caso, vengono racchiusi nelle parentesi quadre.
L’editore era stato molto severo, nel giudicare il manoscritto. Aveva rivolto all’autore le seguenti parole: “Un libro pessimo, un delirio grafico che chiunque, leggendolo, preferirebbe bruciare nel camino. Così facendo, forse riuscirebbe addirittura a far fuori qualche punto, riportando il testo ad un sentore di normalità. Ecco qual è il mio giudizio.”
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L’editore era stato molto severo, nel giudicare il manoscritto. Aveva rivolto all’autore le seguenti parole: “Un libro pessimo, un delirio grafico che chiunque, leggendolo, preferirebbe bruciare nel camino. […] Ecco qual è il mio giudizio.”
Bene! Si spera, ora, che ogni autore conosca a menadito questo ostico ma affascinante segno della punteggiatura. Nel farlo, potrebbe pensare, con un parallelismo, ai tre risultati fondamentali cui ambisce: creare un buon libro, farsi pubblicare e – si spera – riscuotere grande successo! Così sarebbe ancora più invogliato a utilizzare la forma corretta (ma attenzione: per aumentare il successo, non serve aggiungere altri puntini, anzi).
I puntini di sospensione creano un’atmosfera di attesa, è risaputo… Ma se l’autore ha inviato un romanzo all’editore, e questo segno di punteggiatura, così come tutti gli altri, è stato scritto nella forma più corretta, la tensione cala drasticamente: dopo tutta quell’aspettativa, la probabilità che il romanzo venga pubblicato si fa molto più alta.
Bene, ora vorresti dimostrare a tutti la tua abilità con i puntini di sospensione, ma non sai come fare? Caschi bene: abbiamo pensato a un quiz apposta per te!
A cosa servono i puntini di sospensione?
Quanti sono i puntini di sospensione?
Quale delle seguenti definizioni è SBAGLIATA?
Quale delle seguenti forme è quella corretta?
In quale caso, dopo i puntini di sospensione, va inserita la maiuscola?
In quale caso NON va inserito lo spazio dopo i puntini di sospensione?
Quale delle seguenti forme è quella corretta?
Per evidenziare che una parte di citazione è stata omessa, all'interno di quale tipo di parentesi vengono inseriti i puntini di sospensione?
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