Articolo a cura di Ilaria PasquaAutrice della trilogia distopica “Il Giardino degli Aranci”

 

Mi sono capitati molti libri che avevano qualcosa di indigeribile, una stonatura tra le righe. Sapete quella sensazione fastidiosa che afferra lo stomaco, che sgocciola nella mente mentre state leggendo formando a ogni pagina una piccola pozzanghera di delusione? Poi può rimanere piccola, oppure diventare un oceano.
Sarà che purtroppo ho assunto quella “deformazione professionale” maledetta… e quando leggo se non sono presa al 100% dalla storia mi ritrovo inevitabilmente a ragionare sui suoi aspetti, smembro il libro in mille pezzi e li ricompongo. Stessa cosa con i film, colpa degli studi di cinema, mi chiedo ogni tanto se siano stati un male o un bene.
Capita di inciampare durante la lettura in cose che fanno storcere il naso e che a volte danneggiano il libro a tal punto da finire per annoiare, o per costringere il lettore ad abbassare il voto e, nei casi più gravi, persino ad abbandonarlo.

errori da evitare
Quelli che seguono sono per me gli errori imperdonabili che qualsiasi scrittore dovrebbe cercare di evitare, perché il lettore non se li merita proprio! Tutti gli errori da evitare quando si scrive (secondo me), individuati nel corso dell’esperienza che ho maturato come scrittrice ma ancor di più come lettrice. Poi mi piacerebbe sapere se siete d’accordo.

Sono più o meno gravi ma tutti con quella stessa faccia irritante, di chi ti guarda dritto negli occhi e ti punzecchia fino a quando non sbuffi per esasperazione.

Probabilmente al primo posto c’è la mancanza d’empatia con i personaggi. Non riuscire a identificarsi con i personaggi, a camminare nella storia al loro fianco è la cosa che più rattrista e rende la lettura opaca, noiosa. E se non è empatia almeno un qualche tipo di coinvolgimento, possibile solo se il personaggio non è piatto come una tavola ma ha un carattere, un’anima. Per me qualsiasi personaggio, e questo sì che l’ho imparato, diventa una persona, un essere che respira e vive, solo quando ha una sua backstory, un passato alle spalle. È la backstory che li rende diversi gli uni dagli altri, che gli dà quell’anima e permette l’identificazione. Poi la scintilla, quell’empatia può scattare e non, ma si resterà sempre incuriositi nel seguirlo, sia che il personaggio sia un santo o… un pazzo.
“Il profumo” di Patrick Süskind ne è un chiaro esempio. Il protagonista, Grenouille, oltre ad avere scopi non proprio ortodossi, è palesemente uno con gravi problemi, per non dire psicopatico, eppure hai voglia di seguirlo, ti identifichi persino (a volte parteggi per lui!) e fa impressione, perché l’esperienza è una di quelle che scuote.

I cliché e la scelta della strada più classica e banale possibile, vengono subito dopo. Uno scrittore dovrebbe far di tutto per trovare le soluzioni meno scontate. Certo, si dice che niente è davvero originale ormai, ma lo sforzo è necessario. Io di solito quando ho un personaggio a una svolta cruciale tiro fuori il mio fido blocchetto e butto giù possibili strade, se sono fortunata il personaggio me l’indicherà senza troppa fatica, ma spesso si getta in percorsi conosciuti, e allora che fare? Cancellare e cercare un’altra soluzione, e ancora e ancora, fino a quando non si è trovata quella più originale possibile. Capire un colpo di scena venti, trenta pagine prima che accada è avvilente e insopportabile. Insomma, c’è bisogno di un minimo sforzo. Lo dobbiamo a noi stessi, ai personaggi e ai nostri lettori.

La mancanza di chiarezza nella trama si aggiunge con il suo bel carico da mille. Leggere una storia incomprensibile o senza capo né coda, che rende difficile seguire gli eventi, beh mi dà fastidio. A voi no? Non voglio dire che debba essere a tutti i costi lineare, per carità, ve lo viene a dire una persona che ama saltellare beatamente da una parte all’altra, infilando qua e là flashback, o rovesciando i punti di vista, “Il giardino degli aranci” ne è un chiaro esempio, però deve avere un senso, un suo perché. La lettura deve essere chiara sì, ma anche stimolante. E stimolare vuol dire punzecchiare il lettore ogni tanto, spingerlo a riflettere, e perché no, a volte confonderlo così sarà invogliato a proseguire per capire meglio. Qualche mistero, non un’intera schiera di domande buttate là solo per intrigare, ma che non avete nemmeno idea di come risolvere! Niente svolte improvvise che cambino le basi profonde della storia. Bisogna sempre essere coerenti, giusto?

Nel successivo articolo proseguo con la mia carrellata… rimanete con me! Ma soprattutto fatemi sapere cosa ne pensate. Quali sono secondo voi gli errori intollerabili in un libro?

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