Articolo a cura di Ilaria Pasqua – Autrice della trilogia distopica “Il Giardino degli Aranci”
Non usiamo giri di parole, per uno scrittore il blocco dello scrittore, e scusate la ripetizione, è un tremendo bastardo. La sensazione di non riuscire a buttar giù nemmeno una singola sillaba atterrisce. Per uno scrittore non avere più parole da mettere nero su bianco è un dramma che a volte causa un blocco ancora più grave, allontanando dalla propria passione molto a lungo.
Tutto quello che viene scritto inizia ad apparire banale, inutile, insulso. Ci si chiede perché quelle pagine dovrebbero arrivare nelle mani dell’ipotetico lettore e, ancora peggio, perché quella storia dovrebbe raggiungere la conclusione.
Oppure in testa si ha una tale confusione che mettere le mani sulla tastiera, o la penna sul foglio, pesa, il fatto che pesi fare qualcosa che hai sempre amato è persino dilaniante. E prolungare quello stato di “ci penso su un altro po’” o “domani continuo” fa comodo, ma quel “domani continuo”, quel “non ho tempo per scrivere”, o ancora “aspetto l’ispirazione, arriverà” si ripete una volta, due, tre, fino a quando non diventa una brutta abitudine.
Inoltre leggere altri autori si trasforma in una vera tortura… perché tutti sembrano più bravi e talentuosi di te. Inizi a pensare ai libri che hai amato tantissimo, a sbirciare su Wikipedia per vedere quando sono stati scritti, in che momento della vita dello scrittore, per poi tormentarsi con un: “io alla sua età non ho scritto niente del genere, faccio schifo”.
Si trovano mille motivi diversi per dubitare, e nessuno per fidarsi di se stessi. Ci si trova bloccati nelle sabbie mobili dello scoraggiamento.
Ma perché avviene… i motivi possono essere tantissimi.
Una causa può essere legata al personaggio. Si ha dubbi su di lui, non lo si riesce a sentire.
A volte ho scritto libri tutti d’un fiato. Mi è capitato quando sentivo il legame con i miei personaggi “fragile”, fragile in un senso buono, fragile perché non era facile da mantenere vivo, magari per un personaggio particolarmente difficile e sfuggente per sua natura, o per una situazione molto difficile in cui era stato inserito. Allora si scrive infuocati, con una costanza e un impegno che strema, a me succede. Quando finisco un libro sono davvero stremata la maggior parte delle volte, perché faccio una maratona, inseguo i personaggi cercando di stare al loro passo, ma capita spesso che corrano più veloci di chi li ha creati. Bisogna imparare a respirare con loro, a non farsi sopraffare ma soprattutto a non perderli mai di vista, a lasciarli crescere dentro. Insomma, a non dimenticarli.
Il filo che collega lo scrittore e i suoi personaggi non si deve mai spezzare. Se si spezza arriva il blocco. È quasi matematico. Scrivere pagine con un personaggio che non senti più parlare nella tua mente è molto spiacevole, ed è meglio smettere piuttosto che soffrire questa orrenda pena. È come se il personaggio fosse morto. E come si potrebbe mai far rivivere un morto?
Oppure la storia ha qualcosa che non va. Hai quella sensazione fastidiosa che le cose non stiano andando come dovevano, la catena di eventi non funziona, o potrebbero esserci stonature di qualsiasi tipo che frenano. E allora bisogna necessariamente fermarsi, prima di arrivare al punto di un possibile non ritorno, prima di arrivare al blocco. Non vanno ignorate queste sensazioni, mai, sennò tutto può peggiorare e la storia finire compromessa.
Ci si deve fermare e analizzare gli eventi, magari con l’aiuto di una scaletta, capire dove si è ingarbugliato il filo e sciogliere il nodo, tagliare ciò che dà fastidio alla storia, correggere il tiro, se è necessario.
Storia e personaggi possono sicuramente trasformarsi in esche da blocco, ma esiste un altro possibile motivo ancora più insidioso… ne parlerò nella prossima puntata! (leggila qui)
Scopri anche: “Gli errori da evitare quando si scrive”
Ilaria Pasqua – Autrice della trilogia distopica “Il Giardino degli Aranci”
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Credo che il blocco dello scrittore dipenda prima di tutto dal tipo di scrittore. Se uno scrittore ha una routine creativa del tipo che si alza ogni giorno alle 5 di mattina e deve scrivere il suo bel paragrafo o capitolo allora, se un giorno capita che non gli viene in mente nulla da scrivere, ciò diventa un guaio. Chi scrive come me invece, cioè chi scrive solo quando ha l’ispirazione e non seguendo nessuna tempistica precisa, accetta una temporanea mancanza di ispirazione e non ne fa un dramma.