Non è certo raro che i nostri amici più cari siano quelli che abbiamo conosciuto a scuola, e che magari dopo aver condiviso un banco si scelga anche di condividere un’esperienza professionale o artistica; è stato così per Sergio Leone e Ennio Morricone, per Max Pezzali e Mauro Repetto, e anche per Federico Galantini e Nikolai Tisci. In quest’ultimo caso, dal sodalizio tra i due nasce “Vivi davvero?”, un testo la cui originalità deriva dalla sua stessa genesi: si tratta della trascrizione di registrazioni di dialoghi tra i due, poi rielaborati in un’opera che non deriva dalla finzione come un romanzo, ma allo stesso tempo non ha la rigidità di un saggio, sfuggendo così a definizioni che rischierebbero di banalizzarla.
Si parla quindi di riflessioni su episodi realmente accaduti, di “vita vissuta”: l’intento degli autori, rispettivamente nel ruolo di “Scrittore” (Federico) e “Saggio” (Nikolai”) è quindi quello di coinvolgere il lettore nelle proprie riflessioni e fornire spunti su vari aspetti che tutti noi possiamo aver vissuto a nostra volta, ma a cui magari non abbiamo mai dato molto peso. Un obiettivo sfidante, quindi: ci sono riusciti?
La prima cosa che si nota è che effettivamente la narrazione è sviluppata quasi interamente attraverso i dialoghi, con qualche descrizione utile a esplicitare le emozioni dei personaggi mentre parlano o i dettagli contestuali relativi all’ambiente in cui i personaggi si incontrano, una panchina di cemento in un contesto urbano, che a volte contribuiscono ad “alleggerire i toni”. La scelta di fare ampio uso dei dialoghi comunque risponde perfettamente agli obiettivi che si sono posti gli autori, quella di presentare conversazioni “senza filtri” del tutto analoghi a quelle che noi stessi potremmo fare con un nostro caro amico, un famigliare o un partner.
Da subito, è evidente che i dialoghi tra lo Scrittore e il Saggio non si riferiscono a episodi specifici e temi scollegati, ma hanno dei fili conduttori piuttosto evidenti: il benessere mentale delle persone, i rapporti con la famiglia, l’educazione (in senso ampio), i social network, la libertà, le disparità tra i sessi… La natura “dialogica” del testo contribuisce inoltre a connettere queste tematiche tra loro, inserendole in un discorso più ampio… proprio come avviene in una conversazione “vera” tra persone, contribuendo quindi all’impressione di autenticità che “Vivi davvero?” ci trasmette. La riflessione su questi temi non è inoltre fine a se stessa, ma è sempre collegata ad esempi specifici della vita dei due, che non è sempre stata facile; il Saggio, ad esempio, ha vissuto in collegio fin da piccolo, e racconta spesso le proprio esperienze per confermare le ipotesi avanzate dallo scrittore, o per confrontarsi con esso.
A proposito: il rapporto tra le due figure è intrigante, ed è evidente che il legame tra loro sia molto forte: un legame di vita vissuta che è molto difficile (ma non impossibile…) replicare nei dialoghi tra personaggi di finzione.
Come anticipato, il testo è basato sull’alternarsi di dialoghi tra due personaggi; in alcuni casi la complessità dei temi trattati richiede che questi scambi si dilunghino, ma gli autori riescono quasi sempre a mantenere scorrevole il ritmo di lettura, dosando con giusto equilibrio il passaggio da una prospettiva all’altra e ravvivando l’attenzione del lettore con richiami “indiretti”: quando ad esempio lo Scrittore chiede al Saggio di pensare alle proprie esperienze relativamente a un tema, anche il lettore potrebbe fare la stessa cosa, e soprattutto nella parte finale del testo è anche chiamato esplicitamente a farlo, ma al contempo le opinioni dei due personaggi sono sufficientemente interessanti da mantenere alta l’attrattiva verso il testo, che del resto non è un vero e proprio saggio, ma qualcosa di vicino alla narrativa, pur non basandosi sulla finzione.
Scrivendo l’ultimo di questa recensione, inizialmente ho pensato a come si potrebbe classificarlo (fa parte della mia indole da marketer…), se “psicologico”, “filosofico” o “umanista”… poi ho cancellato tutto. Penso che gli autori siano più interessati a sapere cosa mi ha lasciato questo libro, perché alla fine di questo dovrebbe parlare una recensione! Ebbene, ho letto tutto il libro in una singola “tirata”, cosa che riesco a fare raramente e che conferma l’abilità degli autori nel coinvolgere il lettore. Ho trovato originale ma anche riuscita la scelta “metanarrativa” di volersi collocare un po’ a metà tra un saggio e un romanzo: ho pensato parecchio. mi sono fatto anche qualche risata e sono stato sorpreso dal finale! Le tematiche trattate, anche se non sempre originali (le riflessioni sui social network sono decisamente condivisibili, ma forse un po’ troppo “già sentite”), sono sicuramente di forte attualità; riguardo alle opinioni degli autori sulla vita e la società, a volte mi sono trovato perfettamente d’accordo, in altri casi le ho trovato un po’ “moraliste” nel giudizio verso taluni comportamenti che magari semplicemente non riusciamo a capire… ma sono, appunto, opinioni!
In ogni caso, “Vivi davvero?” di Federico Galantini e Nikolai Tisci è un libro che mi ha coinvolto e mi ha fatto pensare, senza mai risultare “pesante”. Non è cosa da poco! A chi consigliarlo, quindi? Vista l’unicità della sua struttura, penso che possa piacere particolarmente a chi, pur avendo una buona cultura e sia interessato a tematiche sociali, di solito legge narrativa ma non saggi: potrebbe rimanere stupito! È disponibile in cartaceo ed ebook su vari store online, tra cui Amazon.
Scrivi un commento