“Player One” (titolo originale: “Ready Player One”) è un libro uscito nel 2011 del nerdissimo scrittore Ernest Cline che si colloca nel già pingue panorama della fantascienza distopica/postapocalittica: l’ambientazione è negli anni quaranta del ventunesimo secolo, in un mondo devastato dalla crisi dei combustibili fossili dove la gente si rifugia nella realtà virtuale dell’enorme e immersivo videogioco Oasis (no, non c’entrano i fratelli Gallagher).

Magari lo prendevano in giro al liceo, ma ora Ernest Cline guida una DeLorean. Chi ha vinto nella vita?
Il protagonista, un ragazzino discretamente sfigato di nome Wade, vede ovviamente la sua ragione di vita in Oasis, che è al contempo la sua scuola, il suo parco giochi e il suo bar virtuale. Quando il miliardario fondatore di Oasis dichiara di lasciare la sua eredità al giocatore che scoprirà l’intricatissimo easter egg (questo è il nome tecnico dei “segreti”, croce e delizia di ogni videogiocatore), Wade si dedicherà anima e corpo al raggiungimento obiettivo, più per il gusto della recherche che per il vil danaro, insieme a migliaia di altri appassionati in tutto il mondo, i cosiddetti gunter. Diverso però è il movente della IOI, una gigantesca corporazione che vuole arraffare il capitale e trasformare Oasis in una macchina da soldi, senza badare troppo agli scrupoli.
Bene, le oltre 500 (ma scorrevolissime) pagine seguiranno quindi il cliché narrativo dei buoni contro cattivi, con Wade e alcuni improbabili soci che procederanno alla scoperta delle vari chiavi per svelare l’easter egg, alternando momenti drammatici ad altri romantici e alcuni pure comici. Niente di nuovi sotto il sole, potreste dire voi. Ci sono tuttavia due elementi che rendono Player One degno di nota:
– Le citazioni: la stessa quest del personaggio si basa sulla risoluzione di enigmi e prove basate sulla conoscenza della cultura popolare degli anni ’80, che nel futuro distopico del libro assurgono a passato mitico. Ovviamente molti riferimenti sono ai videogiochi, ma non mancano quelli al cinema (war games), alla musica (Rush), in sostanza al retroterra culturale degli anni d’oro di Cline, classe ’72. Sostanzialmente ha fatto la stessa cosa che io ho maldestramente tentato di fare col mio ebook “Anni ’90”, solo che c’è riuscito un po’ meglio.
– L’utopia tecnologica: al futuro inquietante del “mondo reale” si accompagna un” mondo virtuale”, quello di Oasis, che risulterà magari parimenti inquietante a molti, ma assolutamente affascinante a chi è anche solo vagamente fissato con i videogiochi (e qua si torna al punto precedente). La realtà virtuale è stata un miraggio a lungo, anche se per molto tempo non ci siamo andati neanche lontanamente vicini; ebbene, se si pensa che Facebook ha recentemente acquisito Oculus Rift, forse non ci siamo neanche così lontani… Certo, capisco che per molti l’evasione totale dalla realtà che questo libro prefigura possa sembrare abominevole, ma lasciatemi sognare.
Bene,e questi due importanti fattori non vi dicono niente, lasciate pure perdere Player One. Altrimenti, una chance probabilmente la merita, anche per il fatto che è veramente scorrevole e di facile presa.
Insert Coin…Ready, Player One!
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