“Parlavamo allo stesso tempo con una sola lingua […], ma in quello stesso tempo c’erano tre lingue: la mia, la sua e quella universale.”
Si poteva già intuire dai titoli delle sue opere precedenti (La parola silenziosa e Le parole e il gesto inaspettato) l’interesse dello scrittore Simone Ceccarelli verso il linguaggio e il suo significato più profondo. Ciò è più vero che mai nel suo terzo romanzo, Lo Strano Colloquio, pubblicato con Kimerik nel gennaio 2018, una vera e propria indagine sul potere rivelatorio del dialogo e della parola.
Del resto, già nella premessa l’autore esplicita il suo obiettivo: con “Fate silenzio, adesso parla l’opera” non si limita a “rompere la quarta parete” per aumentare il coinvolgimento, ma vuole spiegare da subito il suo intento, ribadito anche successivamente: “quest’opera […] non è la realizzazione di uno studioso. Sono genuinamente io, il quale vi sto parlando attraverso la scrittura, a stendere parole supponendo che un giorno potranno essere di sostegno non solo a me, ma anche a voi”. A conferma di ciò, Ceccarelli dichiara di concepire la scrittura come: “un’arte che illude il lettore e lo scrittore stesso rendendoli complici indelicati di un atto creativo”.
Tra le varie tematiche trattate in Lo strano colloquio, due sono quelle principali: la psicoanalisi e il dialogo. Il primo di questi temi, definito dal narratore in prima persona (un’altra peculiarità del romanzo) “l’unica pratica che rischiava e che tentava di ubicarsi il più vicino possibile a quella mistica verità”, manifesta un punto di contatto con la stessa scrittura (e lettura): l’esperienza con la psicoanalisi è definita come rivelatoria per la stessa autocognizione del protagonista.
Il secondo tema evidenza la sua importanza a partire dai primi capitoli, inizialmente apparendo come espediente narrativo: mentre il protagonista vaga casualmente per Firenze, mostrando la sua vena analitica nei confronti della realtà e un gusto particolare per l’analisi di circostanze apparentemente banali, da incontri apparentemente fortuiti, come quello con un mendicante, derivano scambi di opinioni inaspettatamente profondi e significativi.
In più di un senso, Lo strano colloquio trasmette ai lettori già dalle prime pagine un invito a ripensare alla nostra quotidianità, al rapporto con le altre persone, con il mondo e con noi stessi. Il tema del dialogo non si limita tuttavia a episodi accattivanti ma frammentari, bensì incarna il fulcro stesso della narrazione quando il protagonista incontra una donna in una nota libreria di Firenze (evento già anticipato all’inizio del romanzo): con lei si instaurerà un dialogo molto esteso su varie vicende: il protagonista, e con lui i lettori, scopriranno così molto dell’affascinante vita di questa donna, ma anche della società moderna in tutte le sue contraddizioni, dell’arte e del suo rapporto con l’uomo, della natura umana, ad esempio nel modo di affrontare il lutto, e infine di se stesso. In questo modo, impariamo a conoscere i personaggi principali gradualmente, attraverso le loro stesse parole invece che tramite descrizioni o digressioni.
Questo lungo dialogo, approfondito senza risultare ripetitivo, progressivo nei suoi sviluppi, finisce per coinvolgere sempre di più il lettore, che diventa un vero e proprio terzo interlocutore tra il narratore e la donna, a conferma di quanto l’autore ci aveva rivelato nel prologo. Ed è proprio nel sorprendente e rivelatorio finale che il lettore è invitato implicitamente dall’autore a esprimere le proprie emozioni e a reinterpretare il testo dal suo principio.
Dopo aver parlato della trama e dei temi, ecco alcune note “tecniche”: la scelta di narrare in prima persona ben si adatta alla natura del romanzo, e si abbina a uno stile distintivo e omogeneo; il registro linguistico è elegante senza arrivare ad essere barocco, quotidiano senza risultare banale, ricco senza essere pretenzioso, corretto dal punto di vista formale. L’ambientazione fiorentina emerge sia dalle descrizioni nei primi capitoli che dai numerosi riferimenti nel corso dei dialoghi, che spaziano dall’affascinante storia del capoluogo toscano alla sua attualità.
In conclusione, con “Lo strano colloquio” Simone Ceccarelli mette in parole la propria originale visione della natura umana, della cultura e delle arti, con un romanzo colto ma non ampolloso, originale ma non criptico, mostrando la sua unicità nella sua essenza “dialogica” a livello sia formale che tematico. Una lettura consigliata a chi ama i romanzi psicologici o comunque i libri che hanno davvero qualcosa di nuovo da raccontare. È possibile acquistarlo in formato cartaceo e digitale (rispettivamente al prezzo di 12.80€ e 3.49€) su vari negozi online, tra cui Amazon e IBS.
Scrivi un commento