“O Musa, dimmi le opere di Afrodite d’oro,

dea di Cipro, che infonde il dolce desiderio negli dei

e domina le stirpi degli uomini mortali,

e gli uccelli che volano nel cielo, e tutti gli animali,

quanti, innumerevoli, nutre la terra, e quanti il mare:

tutti hanno nel cuore le opere di Citerea dalla bella corona.”

Così cita il V degli Inni Omerici, dedicato ad Afrodite, la dea dell’amore, della bellezza, del desiderio. Eleonora Zizzi è l’ autrice de La morale di Venere, ha pubblicato il suo libro con il gruppo editoriale Albatros nel 2015 e ci parla della particolare storia d’amore tra Ugo Foscolo e l’adorata Silvia. Ma cos’hanno in comune Venere, la morale e il grande poeta?

La maestria dell’autrice ci fa porre domande e riesce con immagini definite e ottime capacità narrative a farci immergere in un mondo storico lontano ma per certi versi vicino alla società odierna, tanto che nella lettura di questo testo i piedi sembrano ben saldi, ma la mente viene traslata in un hic et nunc differente. Venere per gli antichi romani, figlia del mare, di una conchiglia o dei genitali di Urano scagliati tra le onde del mare, la sua origine è ancora un mistero, come misteriose sono le origini dell’amore e così vaste le sue sfumature. Amiamo immersi nel mondo e nelle sue norme, amiamo nell’incoscienza e nella lucidità di masochismi e carezze dell’anima. Amiamo follemente anche quando i fili del cielo ci allontanano con un soffio che spazza via le nuvole.

L’autrice ci sussurra elegantemente le passioni di Foscolo, il panorama sette-ottocentesco in cui i personaggi sono immersi, in cui il buon costume, specie nelle classi nobili, influenzava con prepotenza la vita correndo contro ogni diritto d’amare alla luce del sole la donna o l’uomo realmente desiderati. Matrimoni combinati, smodate passioni e destini scritti da mano umana sono il filo che cuce la trama di questo libro, suddiviso in dodici capitoli che ci raccontano con un ritmo di lettura veloce la crescita del sentimento folle, per i canoni societari dell’epoca, che unisce Ugo Foscolo e Silvia. La libertà illegittima di consumare amplessi e voglie, di esser bloccati in una trappola che non può tarpare le ali dell’amore.

Consiglio la lettura de La Morale di Venere perché apre occhi e anima del lettore su quesiti che ogni giorno ci fissano senza via d’uscita dal nostro campo visivo, perché, come l’autrice stessa ci dice nella prefazione, “sono domande tanto semplici da non aver risposta”. La lettura scorre rapida, il libro è poco più lungo di quaranta pagine ma, senza aver pretese eccessive, è ricco di contenuti capaci di farci guardare con occhi ben attenti, come attraverso una finestra, la vita di due amanti in un tempo diverso ma che in fondo siamo anche noi.

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