Ogni cosa può raccontare una storia appassionante, anche quella apparentemente più banale, grazie alla fantasia e allo scrupolo di un buon narratore; questa, in un certo senso, è l’ambizione che si pone il primo romanzo di Federico Chiesa, “Deposito di Fotografie”.

Marzo 2020: in pieno lockdown da pandemia, Gianni, un po’ come tutti noi, non sa più cosa inventarsi per passare il tempo, e finisce per rovistare nel cassettone pieno di documenti di suo padre: tra la “fuffa”, emerge un atto notarile alquanto peculiare. Da lì, grazie a Google, riesce a ricostruire la curiosa storia raccontata in questo romanzo: la storia di un’erezione (non pensate male… non è un romanzo erotico!) e, soprattutto, la storia di un uomo e dell’epoca in cui ha vissuto.

Il protagonista di questa vicenda è Francesco Beccario, originario di Cavatore in provincia di Alessandria, che come tanti altri piccoli borghi si è visto spopolarsi negli ultimi decenni. Federico Chiesa racconta, con inventiva romanzesca ma fedele ricostruzione storica, la vita di quest’uomo, ventenne all’inizio del ‘900, prima della Grande Guerra. La narrazione degli eventi “storici” è intervallata da parentesi metanarrative, che svelano le ricerche da parte di Gianni, sempre più affascinato da quella vicenda, e da quei personaggi vissuti in un’epoca lontana, ma non tanto da non poterla ricostruire attraverso le documentazioni reperibili online.

Beccario, ragioniere di umile famiglia, trova l’opportunità per una “scalata sociale” frequentando Giuseppina Faruffini, di famiglia influente: i rapporti tra i due, tramite incontri presso ristoranti di lusso che rappresentano un “investimento per il futuro” da parte di Beccario, lettere e “contrattazioni” con la famiglia di lei, ci danno testimonianza di un modo di intendere le relazioni che ci sembra lontanissimo dai nostri standard, ma comune poco più di un secolo fa. In questo quadro, il concorso pubblico per un posto di lavoro presso le Dogane, quello che oggi ci sembra un comune lavoro impiegatizio, rappresentava una vera e propria “rampa di lancio” per il giovane ragioniere. In questo senso, il suo trasferimento nella dinamica città di Genova gli fa prospettare una vita completamente diversa, simboleggiata dal regalo di fidanzamento dei futuri suocera, una motocicletta Triumph.

La svolta nella vicenda, attraverso il lavoro di ricerca di Gianni, sempre più appassionato alla storia di Beccario, avviene tramite il ritrovamento di due particolari fotografie correlate all’atto notarile: Beccario, a cui la moglie aveva intentato l’annullamento del matrimonio per impotenza, è mostrato mentre sostiene un’erezione. Ciò porta Gianni, e con lui i lettori, a porsi molte domande: cos’è accaduto tra il matrimonio con Giuseppina e quell’attò notarile? Questa domanda ci accompagna verso un finale avvincente e non privo di colpi di scena ben orchestrati.

Tra i tratti distintivi del romanzo va segnalato lo stile di scrittura: sobrio e semplice, adatto al contesto storico e alle vicende narrate. Di conseguenza, l’Italia di inizio ‘900 che emerge, tra la provincia piemontese e Genova, risulta seducente e credibile senza apparire leziosa o pretenziosa.

Molto interessante inoltre il metodo con cui l’autore ricostruisce il contesto storico: non tramite sterili digressioni, ma attraverso piccoli dettagli che si possono desumere dalle vicende di Beccario e degli altri personaggi coinvolti nella sua vicenda, dai loro dialoghi e, soprattutto, dai carteggi delle lettere che si inviavano. Il “primo Novecento” italiano che esce dalle pagine di “Deposito di Fotografie” risulta pertanto vivo, accattivante e ben ricostruito.

Infine, io ritengo che il maggior punto di forza del romanzo di Federico Chiesa stia nell’accurata e intrigante caratterizzazione del protagonista. Francesco Beccario incarna sì “l’uomo nuovo” all’inizio del Novecento, che emerge dalla relativa povertà della provincia all’opulenza della grande città, ma non risulta mai una figura stereotipata: l’autore racconta, con cura nei dettagli e precisa progressione, i pensieri che l’uomo non svela a nessun altro, il suo modo di vedere la vita, le motivazioni dietro alle sue azioni; è per questo che la vicenda che gli appartiene, svelata da un atto notarile ed alcune fotografie, risulta così affascinante.

Se l’originalità della premessa narrativa rappresenta il biglietto da visita di “Deposito di Fotografie”, l’accurata trasposizione della vita di Francesco Beccario è ciò che fa davvero la differenza e lo rende ben compiuto come romanzo storico “fuori dagli schemi” e non privo di un’acuta ironia di fondo; per questi motivi, risulterà appetibile anche a chi non è particolarmente abituato al genere. Una lettura appassionante, in cui il lettore può facilmente identificarsi con la figura di Gianni, interiorizzando quindi la sua ricerca, che ci racconta la storia di un’epoca, e la vita di un uomo. Il romanzo è disponibile in ebook e cartaceo su Amazon.