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Da quel momento passò quasi un’ora, durante la quale mi sentivo come un leone in gabbia, ero agitata e fremevo dalla voglia di parlare con Tobur.
Lyra fece capolino nella stanza in cui eravamo io e Edon e ci fece un cenno con la mano: non aspettavo altro e la raggiunsi a passo veloce.
«Avete scoperto qualcosa?»
«Ora proveremo a parlare con lui. Ti prego di mantenere la calma.»
«Ci proverò.» Risposi mentre Lyra si fermava davanti ad una porta metallica: inserì il codice e questa si aprì slittando lateralmente, mostrando una stanza spoglia e bianca, con al centro un tavolo e quattro sedie, una delle quali occupata da Tobur, con i polsi ammanettati appoggiati davanti a se; sul tavolo era presente una bottiglia d’acqua e un bicchiere mezzo pieno. Entrammo nella stanza e la porta si richiuse alle nostre spalle, mentre lui mi fissava con uno sguardo serio e per nulla agitato. Io provai a replicare, ma mi riuscì difficile visto che mi tremavano persino le dita dall’agitazione che mi permeava il corpo. Lyra appoggiò entrambe le mani sul tavolo, attirando l’attenzione del prigioniero.
«È vero che sai come aprire un passaggio verso la Terra?» Chiese fissando Tobur intensamente. Lui ricambiò lo sguardo sfoggiando il suo solito sorriso strafottente.
«Sì.» Quella fu la sua risposta; passarono altri secondi e non aggiunse altro.
«E che ne diresti di dirci come? In questo momento mostrarti collaborativo potrebbe migliorare la tua situazione non del tutto rosea…» Tobur mantenne il silenzio per un po’, quindi chiuse gli occhi sospirando.
«Voglio che mi venga concessa la libertà e che mi vengano perdonati tutti i miei crimini. Voglio uscirne pulito, totalmente.» Il trafficante stava ancora finendo la frase che ero già scattata in avanti rilasciando tutta la rabbia repressa: ribaltai il tavolo di lato causando un discreto rumore, quindi mi gettai su di lui prendendolo per il collo, sollevandolo dalla sedia che venne sbalzata di lato e sbattendolo contro il muro con violenza. Presi la mia pistola dalla fondina e la spinsi con forza contro il suo viso, poi spostai la levetta scegliendo le pallottole esplosive.
«Io ti ammazzo, lurido figlio di puttana! Come ti permetti di chiedere una cosa simile!»
«E allora fallo! Così non saprai mai come tornare sulla Terra!» Rispose lui ad occhi chiusi gemendo a causa della pressione della mia pistola.
«E sto per farlo! Al momento non so cosa desideri di più, se tornare sul mio pianeta o se far esplodere la tua testa di cazzo!» Lyra intervenne appoggiando una mano sulla mia arma e fissandomi seria.
«Valerie, lascialo andare, ora.» Io risposi fissandola ringhiando, poi rimisi lo sguardo su Tobur incrociando i suoi occhi: accarezzai il grilletto per un paio di volte, poi abbassai la mia pistola lasciando anche la presa con l’altra mano e il trafficante si lasciò scivolare contro il muro finendo a sedere a terra.
«Non possiamo lasciare andare questo bastardo!» Dissi a Lyra indicandolo con la pistola.
«E non lo faremo. Ma ora credo che sia meglio che tu esca da questa stanza.» La fissai con aria stupita. «Sei troppo coinvolta emotivamente per mantenere la calma… Temevo che finisse così, ma ho voluto comunque fare un tentativo. Ora è meglio che tu lasci fare a me.» Io la fissai in silenzio respirando irregolarmente. «Fidati di me Valerie, ti prego.» Concluse lei con convinzione; ormai avevo capito che era inutile restare lì e lasciai la stanza senza voltarmi.
Mentre aspettavo fuori vidi entrare nella stanza anche alcuni pezzi grossi dell’esercito di Valdoria, con le loro uniformi scintillanti. Non stavo nella pelle: dovevo sapere di cosa stavano parlando.
La risposta giunse una ventina di minuti dopo, quando Lyra uscì dalla stanza, raggiungendomi con Edon.
«Allora?» Chiesi ansiosa. La ragazza dai capelli blu si sedette al mio fianco sospirando.
«Prima che ti dica che genere di accordo abbiamo stipulato ho bisogno di sapere una cosa da te: se avremo davvero la possibilità di farti tornare sulla Terra, tu la sfrutterai?» Io fissai un punto indefinito della stanza, pensierosa. Era vero che avevo trovato il mio posto anche sul mondo di Mirdan, ero riconosciuta e rispettata per quello che ero e per quello che facevo, ma la possibilità di tornare dall’altra parte era troppo allettante: avrei potuto dimenticare demoni, parassiti e quel maledetto Asterion una volta per tutte.
«Sì, voglio tornare sulla Terra.» Risposi con sicurezza.
«Va bene Valerie, è una tua scelta e la capisco perfettamente, è pur sempre il tuo pianeta natale.» Lyra si schiarì la voce prima di proseguire. «Per quanto riguarda Tobur, lui ci condurrà al posto in cui sono custodite alcune pergamene dotate di grandi poteri. Secondo le sue conoscenze una di queste può aprire un passaggio in grado di spedire un essere vivente nella tua dimensione.»
«E cosa vuole in cambio? Non gli avrete mica promesso la libertà?» Lyra chiuse gli occhi.
«Non abbiamo scelta. Se non gliela concederemo non ci rivelerà la posizione delle pergamene.»
«No, non posso permettere una cosa simile! Non voglio che quel bastardo la passi liscia dopo tutto quello che ha fatto!»
«Valerie, non puoi farci nulla, è stato irremovibile. Addirittura i grandi capi non volevano neppure sentirne parlare di questa storia. Solo che assieme alla pergamena che servirà a te, sempre secondo le informazioni di Tobur, ce ne sono altre dotate di grandi poteri che potremmo sfruttare per la guerra contro Asterion. Questo è stato il vero motivo per il quale hanno accettato le condizioni del trafficante. Comunque, pergamene extra o no, tutto questo l’ho fatto per te, perché sapevo già che saresti voluta tornare.»
«Per me?»
«Esatto. Ho sputato sangue per raggiungere questo accordo, mi faranno pesare la libertà di Tobur in cambio della ricerca di queste pergamene. Almeno però sono riuscita a trovare una parte di accordo con il trafficante vantaggiosa per noi: ha promesso di smettere di fare affari con Asterion, e quando sarà libero continuerà il suo traffico di armi ma le venderà esclusivamente al nostro esercito.»
«Ciò non toglie che rimarrà impunito per il resto.» Risposi stringendo i denti.
«Se vuoi tornare sulla Terra devi chiudere un occhio, non abbiamo altra scelta. Anzi, tu non hai altra scelta.» Concluse indicandomi e io la fissai sospirando, quindi si alzò dalla sedia. «Fammi sapere cosa vuoi fare. Ti aspetto nella sala operativa.» Detto ciò si allontanò, lasciandomi sola con Edon. Il ragazzo mi posò una mano sulla spalla.
«Io non so cosa succederà o cosa farai, ma ti supporterò in ognuna delle tue scelte. Fai ciò che ritieni giusto, anche se questo dovesse portarti lontana da noi. Non mi interessa, io voglio che tu sia felice, ad ogni costo. Non desidero nient’altro.» Concluse con un sorriso sincero, che ricambiai volentieri.
«E allora preparati, andiamo a prendere quelle pergamene…»
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Marco “Frullo” Frullanti –
“Gli ingredienti di questa storia sono azione e avventura; le tante scene movimentate si susseguono anche qui con molta vivacità, con un ritmo incalzante, dialoghi animati e personaggi che rendono la storia sempre più interessante e articolata” – Recensione su “Chicchi di Pensieri”