Estratto |
INTRODUZIONE
Uhm, uhm…
Vi chiedo scusa in anticipo per come parlo, ho chiesto a Deva di fare questa cosa al posto mio, ma ha detto che è un buon esercizio per me, sapete com'è, mi sta insegnando a parlare bene, non nel senso che non so parlare, ci manca pure questa, ma non so parlare un italiano corretto come dice lei e visto quanto si sta sforzando, poverina, la faccio contenta.
Ma guarda tu che figura di merda che devo fare… Io, allora mi chiamo Paine, ho… Non lo so quanti anni ho di preciso, come si conta? Anni normali più anni dopo la morte? Vabbè, quando sono morta avevo 17 anni, una criatura in pratica, quindi penso che posso dire che ho la stessa età visto che sono rimasta uguale. Poi… Avevo una vita normale, mamma e papà si schiattavano di fatica per mandarci a scuola, a me e a mio fratello. Eh, mio fratello diciamo che normale normale non è mai stato, era mingherlino (scalmatizzo diciamo noi ma Deva mi ha detto che non si dice sta parola in italiano) e gli altri lo sfottevano sempre, perciò io lo difendevo. Tutto il paese mi conosceva, ero terribile, non mi facevo mettere i piedi in testa da nessuno e difendevo tutti quelli più deboli.
Mi piaceva la mia vita, ero contenta.
Poi, lo scatafascio. Che è successo? Ho incontrato un maschio e, da buona e grossa che credevo di essere, sono diventata una scema. Avete presente i cani che fanno tutto quello che il padrone gli chiede? Così ero, ci pensate? Me medesima, la terribile del paese che buttava mazzate a tutti quanti, diventare pezza da piedi per un grandissimo figlio di buona signora.
Vabbè lasciamo stare, che m'incazzo solo di più ogni volta che ci penso. Ma come si fa, dico io? A diventare così scemi? Cioè ma ci pensate? Uno per tutta la vita è tranquillo, poi arriva il primo scemo e mandiamo a quel paese tutto quanto, famiglia, sogni, tutto. Manco fosse il padreterno. Ma vabbè lasciamo stare, l'ho già detto lo so, ma me lo devo ripetere più di una volta prima di passare avanti.
Per colpa sua ho dovuto cambiare vita: per anni sono stata in pace e nel mio piccolo facevo ancora del bene e controllavo da lontano la mia famiglia, soprattutto quello sconsolato di mio fratello, non gliene andava bene una. Qualche mese fa però pare che me la sono presa con il gruppo di bulli sbagliati, che hanno chiamato il loro capo per farmi la pelle. Così ho conosciuto Deva. No, non è lei il capo, il capo è quell’orangotango del fidanzato, e se era per lui mi spediva al creatore ancora prima di chiedermi come mi chiamavo, ma la fortuna mia è stata che a quella squilibrata di Deva sto simpatica, perciò mi ha salvato le penne e mo sto a casa loro in Canada.
Un finale bello, no? Eh, più o meno, perché la storia è molto più complicata di così.
Vabbè, io spero che qualcosa avete capito.
Ah, come sono morta?
L’amore.
È sempre quello che uccide.
CAPITOLO 1
“Vedi bambolina, c’è qualcosa di cui dobbiamo parlare. Tu mi devi capire, la situazione qui si sta facendo difficile…”
Difficile? E quando mai era stata facile? Ma non parlo, non gli piace quando gli rispondo.
“Ricordi quei… signori di cui ti ho parlato? Quelli che non vogliono che io mi curi?”
Faccio su e giù con la testa. Che cazzo volevano? Perché non volevano che si curasse? Che gli importava? Gli bastava mordere un altro poveraccio e rimpiazzavano lui.
“Mi stanno sempre più alle costole, capisci? Devo sparire per un poco.”
È nervoso, si muove avanti e indietro per la stanza, gli occhi lucidi e rossi. Ma aspe, che aveva detto?
“Sparire? E dove? Per quanto?” Mi lasciava? E dove andava? No no no no. “Vengo pure io.” Dico senza nemmeno pensarci due secondi. Morivo se se ne andava. Lui mi guarda fissa. Forse ci sta pensando, a come portarmi appresso a lui. Sì ci sta pensando, sono sicura.
“Tu non puoi venire!” Che cazzo mi grida? Che ho fatto mo? Stringo i denti e non parlo. Se rispondo si incazza di più e va a finire che non mi porta con lui.
“Che devo fare? Faccio come vuoi.” Ha bisogno di me, lui mi ama, non mi può lasciare qua.
Lui si avvicina con una faccia strana: Cristo quanto è bello, anche così tutto stralunato è bello. A volte mi fa paura, ma si sta curando, lo sta facendo per me così possiamo stare assieme, perciò devo sopportare un poco. Quello che sto facendo io per lui è niente rispetto a quello che sta facendo lui. Ha i capelli sporchi, i vestiti sono macchiati e sotto le unghie vedo un sacco di nero. Forse potevo lavarlo, a volte si rilassava quando gli facevo il bagno e lui stava mezzo morto.
Alza le mani e mi prende la faccia: io non mi muovo, lo guardo e basta. Ha la bocca più bella del mondo, tanto che può uccidere ogni femmina che vuole, gli occhi hanno un bel colore cioccolato anche se non li vedo puliti da un sacco di tempo, forse da quando ci siamo conosciuti, ma è bello sempre: per me è il più bello del mondo. Lui mi guarda e basta, forse mi vuole dire qualcosa, forse mo mi dice che mi porta… Si guarda alle spalle ancora più nervoso, poi come un fulmine mi morsica. Io stringo i denti: fa male, ma se non mi muovo è meglio. Respiro piano, ancora un altro poco.
Perché non si stacca? La testa mi gira, lo provo a chiamare ma non mi sente, alzo una mano e gli stringo il braccio, ma lui mi prende il polso e lo torce. Che male, cazzo. Ti prego, finisci. Mi fai male. Ma non lo riesco a dire, vedo tutto che gira e inizio a vedere tanti puntini neri. Mi vuole uccidere? Perché? Che gli ho fatto? Non mi ama più? Voglio parlare, glielo voglio chiedere, ma le parole non escono. Apro la bocca ma non esce niente.
Non voglio morire, voglio stare con lui. Perché non si stacca? Il dolore piano piano se ne sta andando, forse mi sta curando? Non lo so, mi fa male la testa. Chiudo gli occhi e sento che sto cadendo, ma lui mi tiene. Sì, mi sta tenendo. Lo voglio abbracciare ma le braccia non si alzano.
Non mi sta uccidendo. Non mi può uccidere.
Sento un rumore, qualcuno ha rotto il vetro nella cucina. Poi non capisco niente perché lui fa tutto veloce. Ma io sto stesa a terra, lui che continua a morsicarmi il collo in un altro posto, ma non sento più dolore. Non sento niente.
Non mi sta uccidendo.
Sento tanti rumori e lui non sta più sopra a me. Dove è andato? Tanti rumori, roba che si rompe. Ci sono dei serpenti? Perché sento dei serpenti? Ma non sono sicura, le orecchie mi fischiano. Poi di nuovo qualcuno mi cade addosso. Mi sento bagnata.
Apro gli occhi, ma non vedo niente. Apro la bocca per parlare e avverto una schifezza che mi scivola in gola. Ma non capisco niente.
Provo ad aprire gli occhi un'altra volta. Dove sta?
E poi capisco che sto morendo. Mi ha uccisa. Perché lo ha fatto? Lo avevo detto io, la sua bocca poteva uccidere ed è quello che ha fatto. Perché?
Ma lo voglio vedere, se devo morire lo voglio vedere almeno un’ultima volta.
Apro gli occhi di nuovo, vedo tante macchie nere. Lui sta steso sopra a me, ma ci sta qualcun altro dietro? Chi è? Sono stanca, non ce la faccio a pensare, voglio dormire.
Riesco solo a vedere che quest’altro si abbassa e avvicina la faccia a me. Mi vuole aiutare? Glielo voglio chiedere, ma non ce la faccio.
Che strani occhi che ha.
Verdi come quelli di un cartone animato. Pare che sono finti, non può avere gli occhi così. O forse sono io che non capisco più niente.
Aiutami gli vorrei dire, ma le parole non mi escono.
Tutto nero di nuovo.
Provo ancora una volta, ma lui non ci sta più. Dov’è andato? Perché mi ha lasciata qua? Non mi vede che sto morendo?
Quella schifezza continua a cadermi in faccia, ma io non mi riesco a muovere.
Sto morendo qua per terra. Ma sono stanca, non ce la faccio.
Che occhi verdi.
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Marco “Frullo” Frullanti –
“Quando ho preso in mano il libro e ho visto che era narrato non da Deva ma da Paine ho storto un po’ il naso ma poi, man mano che leggevo, devo dire, mi sono abituata e anche un po’ affezionata a questo nuovo personaggio.”
Recensione su “Toglietemi tutto ma non i miei libri”
Marco “Frullo” Frullanti –
“Valentina Marcone cambia tono di voce, cambia stile, mette in bocca la storia a un personaggio che si esprime male… Una scelta rischiosa che potrebbe non piacere al lettore. Ma non a me, che ho invece apprezzato la sua capacità di rimettersi in gioco”
Recensione su “Le recensioni della Libraia
Nativi Digitali Ed. –
“È scritto in prima persona ed è Paine a parlarci, a modo suo, utilizzando, ovvero, il suo dialetto napoletano. Ho trovato molto carina e simpatica questa scelta e anche realistica.”
Recensione su “Dreaming Wonderland”
Marco “Frullo” Frullanti –
“La narrazione rispecchia perfettamente la personalità di Paine, il suo modo di esprimersi, e per questo la lettura risulta un po’ ruvida.”
Recensione su “Peccati di Penna”