Anteprima |
Intro – Perché mi son messo a scrivere sta roba invece di andare a mangiare il sushi come tutti gli altri stronzi
Disclaimer: è abbastanza probabile che abbiate già letto qualcosa di ciò che troverete in questo ebook, visto che gran parte del materiale si basa su articoli precedentemente pubblicati sulla mia rubrica Frulloza sul sito Il Meglio di Internet. E non venite a dirmi che è un'operazione di riciclo, l'avete pagato talmente poco che ora non potete venire a fare i barboni, per piacere.
Al contrario di quello che potete credere, non mi sono messo a raccogliere, revisionare e rendere omogenei i vari articoletti sulla cultura nerd/pop degli anni '90 per la soddisfazione di "pubblicare un libro" (non è più un motivo particolare di vanto dopo che l'ha fatto Carlo Conti). L'ho fatto per un debito morale che sento di avere con un decennio che mi ha dato tanto e a cui voglio regalare un tributo, a modo mio. E poi mi ha fatto incazzare (l'odio ha un potere motivazionale spesso più forte dell'amore) questo articolo su Vice che definisce i nineties come “il decennio più sfigato di sempre”.
“E NON MI STA BENE”, direbbe forse il numero uno tra i mostri italici di Youtube. Perché se da una parte l’ineluttabilità del recupero, più o meno ironico, di tematiche, simboli e mitologie degli anni ’90 è sempre più sotto gli occhi di tutti, dall’altra la prospettiva dell'hipster di turno non è magari del tutto sbagliata, ma sicuramente faziosa e parziale. Più che altro parla di sfighe della sua adolescenza, che potrebbero appartenere a qualunque decennio perché l’adolescenza è per sua stessa definizione sfigata, soprattutto se è quella di un futuro redattore di Vice. Ad esempio, denigrare i ’90 per l’arretratezza tecnologica (secondo gli occhi di un fanboy della Apple nel 2012) è come dire che gli antichi romani erano dei segaioli perché non c’avevano il bazooka.
Dall’altro lato, non ritengo risibile e incoerente solo la prospettiva hipsteroide del “sta tornando di moda? Allora dev’essere per forza lammerda”, ma pure il ben più naturale ma altrettanto deprecabile sbarluccichio negli occhi di chi condivide su Facebook copertine di giochi della Playstation assolutamente mediocri come Crash Bandicoot 3 (diciamo le cose come stanno, eh) o foto del millino montessoriano condite col blasonatissimo populismo anti-euro che arricchisce un po’ tutti i piatti più in voga (se c'è una cosa che non rimpiango degli anni '90 sono le lire). Anch’io ho messo il like sulla pagina “Rivogliamo Giochi Senza Frontiere” pensando al me stesso seienne che prendeva quella trasmissione più seriamente dei mondiali di calcio. Poi, in una sera di tedio in cui avevo finito le birre, ho commesso l’atroce errore di riguardarmi degli spezzoni su Youtube al grido di “le jè son fet” (non ho mai imparato il francese). Beh, non fate anche voi questo immane sbaglio. Ci sono alcuni miti della nostra infanzia che in qualche modo superano l’impietoso trascorrere del tempo, tipo alcuni film della Disney o Tetris. Altri, come Indovina Chi o le Bull Boys, è meglio lasciarli nell’armadio polveroso dei ricordi piuttosto che forzarsi a conferir loro un valore che il nostro io di 15-20 anni dopo è impossibilitato a riconoscere dopo un impietoso esame del senno di poi. Quindi sì, sono abbastanza convinto di non rivolere più “Giochi Senza Frontiere”, così se non altro potrò comunque raccontare (mentendo) a una mia ipotetica prole di quanto fosse figo quando l’Italia giocava il jolly. Il Winner Taco invece sì, lo rivoglio.
Dicevamo, essendo passati ormai 14 anni dalla loro fine, le varie generazioni si trovano a dover fare i conti in modo più o meno impietoso con gli anni ’90, un decennio fatto più di sfumature che di simboli, con qualche mito superstite e spesso controverso (Kurt Cobain, Bill Gates, Bill Clinton, Micheal Jordan) messo in ombra da una parte dal bagliore sparaflesciante degli ’80 e dall’altra dalla chiassosità webduepuntozerica degli ’0. Dalle voci che si sono alzate fino ad ora, sembra che le generazioni che si sentono in dovere di prendere una posizione precisa verso i ’90 sono la X e la Y. E quindi, diciamo che i nati dal ’73 all’82, che sono stati adolescenti e/o 20enni nei nineties, tendono a smerdarli impietosamente, mentre al contrario quelli dall’83 al ’92, i cui ricordi dei ’90 risalgono più che altro alla alla loro infanzia e/o pubertà, li glorificano oltremodo. I post ’92 sono invece quelli che, spiace per loro, i ’90 non li hanno mai veramente vissuti, checché ne possano scrivere su Twitter o Tumblr. Difficile decidere un marcatore generazionale netto, ma di solito chi non è mai stato traumatizzato dalle siringhe ai giardinetti, non ha mai ricevuto come regalo una musicassetta o ritiene divertenti le ultime stagioni dei Simpson non è un ’90 kid.
Io (classe ’86 e fiero di esserlo) rientrerei pienamente nella categoria dei “nostalgici”, e in effetti i miei film, fumetti, videogiochi, gruppi musicali, libri e manga preferiti sono praticamente tutti usciti tra il ’94 e il ’98. Culturalmente sono un figlio dei ’90 tout court, ho iniziato i ’90 con i miei primi giri in bici e li ho chiusi con…beh, nel 1999 avevo 13 anni, non c'è bisogno che lo scriva.
Quindi ho deciso di parlare degli anni '90 attraverso la musica, i videogiochi, i film e in generale i prodotti culturali di quel decennio, il tutto secondo la mia prospettiva, cioè da ragazzetto nerd in quegli anni e ventenne nerd oggi, se proprio dobbiamo usare delle categorizzazioni. Vorrei provare a catturare le eredità più significative, per un motivo o per l'altro, degli anni ’90 e valutarle non col senno di poi o con l’entusiasmo di allora, né con la lente della nostalgia, ma con un mix equilibrato di questi punti di vista. Vorrei riuscire non tanto a filtrare quanto di valido è uscito davvero dai ’90, ma a ricostruire una certa identità di quel decennio, che al momento sembra fare fatica ad emergere. Compito ambizioso, se vogliamo. Ma del resto noi siamo sopravvissuti agli ’883, al primo Jovanotti, ai Power Rangers e a Mauro Serio, dovremmo essere abituati alle sfide…
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Marco “Frullo” Frullanti –
Recensione su “Writer ZON”
Marco “Frullo” Frullanti –
“Un libro dedicato per chi è nato nel decennio degli anni ’80 ed ha vissuto la propria adolescenza negli anni ’90. Praticamente è un tuffo negli anni della cultura pop italiana (e non), scritto con linguaggio reader-friendly, spesso sembra abbattere la “quarta parete”, rivolgendosi al lettore con citazioni, testi, ricordi e memorie. Molto bello!” Da Luigi su Amazon