“L’uccello del Tuono” – Valentina Marcone

“L’uccello del Tuono” – Valentina Marcone

“Io ti ho vissuta giorno dopo giorno per ventuno anni, ho respirato la tua aria, ho bevuto dai tuoi occhi e sono tornato a vivere grazie a te.”

III parte della saga “La Croce della Vita”

Pagine: 220

Formato: Ebook (Epub, Pdf, Mobi)

Genere: Urban Fantasy, Paranormal Romance

Profilo dell’autrice

Versione cartacea su Amazon

Categoria:

Descrizione

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“Alcune persone passano tutta la vita a prepararsi al peggio, pensano di essere capaci di affrontare qualsiasi avversità, spendono ore a immaginare scenari disastrosi e realtà terrificanti per essere sempre all’altezza. Anche io pensavo di esserlo, anni di duro allenamento fisico, sudore e dedizione continui, credevo di essere pronta a tutto, con l’appoggio della mia famiglia poi ero convinta di superare qualsiasi avversità.
Potere, amore e rispetto ti fanno sentire al sicuro da tutto, sentivo di avere la forza di affrontare tutto quello che mi minacciava, licantropi, vampiri e qualsiasi altra creatura mitica. Ti guardi allo specchio e ti senti invincibile, con un consorte immortale accanto, con i fratelli Sincore a guardarti le spalle.
E poi, quando la situazione richiede tutte le tue capacità, quando arriva il momento della verità realizzi… cazzo, quello era lo specchio delle brame.”
Avete conosciuto Deva in “La Croce della Vita”, l’avete vista crescere in “La Stella dell’Eire”, ora nella III parte della saga, “L’uccello del Tuono”, la giovane Furia dovrà affrontare il problema più grande: se stessa.

 

Informazioni aggiuntive

Estratto Gratuito:

INTRODUZIONE

Si dice che la vita di una persona sia scandita in diverse fasi, queste sono quelle in cui divido la mia.
La mia infanzia è stata meravigliosa, vivevo in una villa enorme con tre papà speciali, numerosi domestici e tutto quello che desideravo era mio ancora prima che aprissi bocca. Ero una bambina speciale, un simbolo di pace e di unione affidata alle cure di una delle famiglia di vampiri più potenti del mondo, i fratelli Sincore, una Furia che avrebbe cambiato il corso della storia delle creature della notte; già perché un giorno mi sarei unita ad un vampiro, il mio consorte, ma la cosa, almeno allora, non rivestiva grande importanza per me. Questa è la fase “principessa della fiabe”.
Poi sono cresciuta, il passaggio da bambina a ragazza è stato piuttosto indolore, niente drammi, niente rabbia adolescenziale, la mia vita era tranquilla, ordinata, scandita dalla solita routine giornaliera grazie all'impeccabile guida di Michele, il nostro capofamiglia. Ero felice, ma come ho imparato a mie spese, più sei in alto, più la caduta è disastrosa. Questa è la fase “quiete prima della tempesta”.
Poi è arrivata l'apocalisse, il disastro, il momento che mi ha segnato più di tutti. Ho conosciuto per la prima volta il sapore del tradimento. Già, perché ho avuto la brillante idea di innamorarmi di uno dei vampiri che mi avevano cresciuta. Quale dei tre? Quello stronzo ovviamente, che non si è fatto scappare l'occasione di fare un tuffo nel passato con una sua ex proprio sotto il mio naso, e la sottoscritta ha avuto la fortuna di trovarli in flagrante, colti proprio sul fatto! Anche se a detta del colpevole di primo grado è stato tutto un malinteso. Un attimo di debolezza. Solo scuse direte voi, beh è la stessa cosa che ho pensato io, infatti la mia rabbia era così tanta che mi sono trasformata. Già, sono diventata un mostro prima del tempo; non so se ci sarebbe mai stato un momento adatto per subire una metamorfosi simile, ma scoprire che l'uomo di cui ero innamorata era il mio consorte predestinato, che tutti mi avevano mentito per anni e che lui, nonostante lo sapesse, si trastullasse con bionde svampite, è stato troppo per la mia mente. Così sono diventata una Furia e qui è iniziato il “periodo buio”.
Ho passato anni cercando di controllarmi, di scendere a patti con il mostro che avevo dentro e alla fine, ci sono riuscita. Essere una Furia non significava essere un mostro, ero sempre io, diciamo che avevo subito una sorta di upgrade, Deva 2.0. Avevo la convinzione di poter vivere lontano dalla mia famiglia, avevo la certezza di non poterli perdonare per quello che mi avevano fatto, per le bugie che mi avevano detto, ma poi i miei nemici giurati mi hanno scovata in un paesino sperduto dove ero certa nessuno mai mi avrebbe cercata, e le cose sono cambiate: l'incontro fortuito con due licantropi ha sconvolto i miei piani. La mia famiglia mi ha trovata, e, anche se ci è voluto del tempo, li ho perdonati. Nessuna scena strappalacrime con abbracci stretti e occhi lucidi per la commozione, mi hanno dato il tempo di riadattarmi, mi hanno dato la possibilità di fidarmi di nuovo di loro e alla fine siamo tornati ad essere una famiglia.
Fino a quel momento credevo non sarei mai più stata felice come quando ero bambina, ma poi Gabriel, il vampiro di cui ero innamorata da sempre nonché mio consorte predestinato, mi ha confessato il suo amore, e la mia vita è cambiata ancora una volta. “Si può morire di felicità?” recita una sognante e innamorata Jane Bennet in uno dei film più romantici e straordinari esistenti, era proprio così che mi sentivo io.
Ma ricordate quello che ho detto prima?
Quella avvenuta anni prima, non era stata una tragedia, la mia apocalisse doveva ancora arrivare e stava per abbattersi su di me con la forza di mille tornadi.
Più in alto sei, più la caduta è disastrosa.

CAPITOLO I
Passarono due mesi senza nessun segno di reazione da parte dei licantropi.
Ora, l'ottimista che c'era in me, mi diceva che si erano arresi, messi in fuga dopo il mio 'coming out'.
A pensarci bene, più che l'indole ottimistica che, ahimè, non era così sviluppata in me, forse era più il mio ego a volerlo credere.
Tutt'altra versione suggeriva il mio istinto, e non solo lui visto che anche Gabriel era più favorevole alla tragedia che alla commedia. Secondo i due guastafeste infatti, i licantropi stavano architettando qualcosa e, dopo essersi leccati le ferite per un paio di giorni, si erano riuniti su una montagna sacra chissà dove a ordire un lurido piano, immaginavo già un vecchio barbuto che saliva fino in cima per raccontare a tutti del terribile mostro, in modo da aizzare tutti i lupacchiotti desiderosi di vendetta. Nella mia testa la scena era molto simile a quella della “Bella e la Bestia” in cui Gaston muove l'attacco del villaggio contro il castello.
Sì lo so, sono paranoica, non c'è bisogno di infierire.
Ovviamente non ne avevo parlato con Gabriel, non volevo che arrivasse a chiudermi davvero in una torre di cristallo da qualche parte, perciò semplicemente non ne parlavo, certo mi tenevo informata sui vari sviluppi, ma mi limitavo ad ascoltare i vari resoconti senza dire una parola.
Senza contare il fatto che anche se avessi raccontato i miei timori a qualcuno, potevamo fare ben poco.
La vita procedeva tranquilla, mi allenavo, ogni tanto chiedevo a Michele di aiutarmi con qualche traduzione in latino, ma soprattutto mi trasformavo spesso, sapevo che non potevo forzare le cose più di tanto, ma le Furie la notte del mio debutto avevano detto che avevo altri poteri e di sicuro non li avrei scoperti se non avessi passato più tempo trasformata.
Purtroppo però non ero ancora riuscita a capire a quali poteri si riferissero, da qualche settimana stavo provando anche a restare seduta in meditazione in forma completa di Furia come facevo alla mia grotta, ma niente.
Era molto frustrante, lo ammetto, ma dovevo avere pazienza e non perdere la calma come al mio solito, inoltre non c'era molto altro che potessi fare: ormai la mia vita era una noiosa routine che in effetti non mi dispiaceva affatto, ma un po' d'azione di sicuro mi avrebbe rinvigorita.
Fortunatamente Michele quella notte mi aveva detto che Clara e Raffaele sarebbero tornati molto presto a casa e la cosa mi eccitava non poco, avrei potuto ascoltare le loro storie sul viaggio di nozze, che mi avrebbero tenuta impegnata di sicuro un bel po' visto tutto il tempo che erano stati in giro per l'Europa.
A causa di quello che era successo dopo la loro partenza non avevano seguito un itinerario prestabilito, ma si spostavano all'improvviso avvisandoci solo una volta giunti a destinazione.
Chissà se le cose cambiavano davvero una volta sposati…
Non che volessi vivere subito l'esperienza in prima persona, le cose tra me e Gabriel andavano bene e non c'era motivo di affrettare i tempi, tuttavia molto spesso mi trovavo a immaginare il nostro futuro, ne avevamo parlato spesso, ma senza mai darci un limite temporale ben preciso; quando si è immortali non si ragiona in anni, ma in decenni, un 'non molto presto' poteva significare sia fra dieci anni che fra un secolo, perciò il reparto 'matrimonio' era ancora molto ambiguo, per non parlare di quello dei figli.
D'altra parte la nostra vita intima andava più che bene.
Il sesso con lui era spettacolare, ovvio non avevo termini di paragone, però non riuscivo nemmeno ad immaginare che potesse essere ancora meglio di così, ultimamente avevo anche iniziato a cercare sempre più spesso libri un po' più espliciti, nella speranza di imparare qualcosa; lo so, è stupido ed infantile, ma volevo imparare qualcosa in più, cavolo!
E devo dire che alcuni libri erano davvero una fonte d'ispirazione non indifferente, purtroppo ancora non avevo avuto il coraggio per mettere in pratica niente.
Ma ci stavo lavorando.
Ci stavamo allenando in giardino come tutti i giorni, dopo settimane di tortura ora attaccavo molto bene anche con le ali, inoltre riuscivo a trasformare determinate parti del colpo durante uno scontro, ad esempio tiravo fuori gli artigli all'istante se l'obbiettivo si avvicinava abbastanza e mi ero resa conto che erano molto più efficaci dei miei coltelli, oppure mutavo gli occhi in quelli da furia solo per distrarre l'avversario.
Sembrava poco, ma poteva fare una grande differenza in combattimento.
Erano passate quasi tre ore ormai da quando avevamo iniziato ad allenarci ed ero madida di sudore, ogni tanto mi sventolavo con le ali per darmi un po' di sollievo, ma oltre alla fatica, ad accalorarmi era il corpo del mio consorte praticamente nudo salvo un paio di calzoncini corti.
Nonostante tutto ancora non mi ero abituata alla reazione che il suo corpo scoperto provocava dentro di me e, ad essere sincera, non credevo mi sarei mai abituata a quella vista mozzafiato. All'inizio, durante gli allenamenti, ero sempre distratta dai suoi muscoli che guizzavano e mi afferravano, cosa che mi era costata più di un livido e una sgridata, ma piano piano stavo migliorando, o almeno riuscivo a dissimulare l'infatuazione abbastanza bene da non beccarmi qualche rimprovero.
Cosa che mi sfuggì in quell'attimo, perché mi ritrovai con il sedere per terra senza sapere nemmeno come ci fossi arrivata.
Alzai lo sguardo sulla distesa di muscoli che ero convinta sarebbe stata la mia rovina e sbuffai.
«Stanca?» Mi chiese ansimando leggermente.
Come cavolo faceva a non essere sfinito quanto me?
In quel momento una folata di vento mi portò alle narici il suo odore e inspirai profondamente, chiudendo gli occhi.
Lo so può sembrare disgustoso, ma per me non lo era affatto: sentire l'odore della sua pelle, soprattutto quando era sudato, mi ricordava sempre l'odore che aveva quando finivamo di fare l'amore e si abbandonava su di me.
Alzai le palpebre e vidi che mi guardava con gli occhi socchiusi, finsi di rilassarmi sull'erba e lui, convinto volessi fermarmi, abbandonò la sua posa d'attacco rilassando i muscoli delle gambe.
Trattenni un sorriso e gli feci lo sgambetto, arpionandogli le caviglie con i miei piedi, ma prima di cadere, riuscì a piegare un ginocchio e tenersi in equilibrio con l'avambraccio, io però non mi feci cogliere impreparata e gli saltai addosso lanciandomi con tutto il mio peso e facendolo atterrare di spalle sull'erba, gli salii cavalcioni sul petto bloccandogli braccia e gambe.
Sapevo di non poter competere con lui in quanto forza bruta nella mia forma umana, perciò allentai la presa sui suoi polsi e gli poggiai i palmi aperti sul petto.
Chiusi le ali intorno a noi e mi abbassai per leccargli il solco tra i pettorali, il sapore di salato della sua pelle era come ambrosia sulla mia lingua, le sue mani scattarono in avanti per stringermi i fianchi, mi avvicinò ancora di più al suo inguine per farmi sentire l'erezione che cresceva dentro i pantaloncini. Emisi un gemito di approvazione quando sentii che era arrivato proprio all'altezza giusta, alzai la testa e incollai le labbra alle sue per un bacio profondo, affondò la sua lingua nella mia bocca con una violenza tale che fui costretta a spingere la testa in avanti per controbilanciare il suo assalto.
Troppo presto però: rallentò fino a ritrarsi, mi diede un bacio a labbra chiuse e ci alzammo.
Quanto odiavo vivere con altre persone in momenti come quello. A volte immaginavo di lasciarmi andare completamente e baciarlo come si deve in salotto o in biblioteca, oppure fare l'amore sul tavolo della cucina, ma poi, al disappunto iniziale, seguiva sempre un profondo senso di colpa. Non ne avevo mai fatto parola con Gabriel, perché ero convinta avrebbe cacciato a calci tutti se avesse saputo quanto la cosa mi pesava.
Davvero lo farebbe? Mi chiese la solita vocina maligna nella mia testa.
Mi incupii all'istante e il mio umore passò dall'eccitazione per il momento di passione, alla rabbia dell’insicurezza.
Sospirai e cercai di rilassarmi per ritirare la ali, ogni volta mi veniva in mente la carta che si accartocciava, strizzai le palpebre e imposi al mio corpo di rimanere immobile, non era così brutto come quando gli artigli perforavano la mia carne, ma comunque non era una bella sensazione. Quando finii, lo seguì dentro casa e mi avviai su per le scale.
«Vado a fare la doccia.» Gli dissi con tono più duro del dovuto.
La mia reazione lo sorprese, perché impiegò qualche secondo per rispondermi, poi lo sentii emettere un mugolio per farmi capire che aveva sentito, mentre io continuavo a salire senza guardarlo.
Quando uscii dalla nostra camera mezz'ora dopo, mi avviai verso il salotto, ma mi bloccai e cambiai direzione sentendo la voce di Michele provenire dal suo studio, gli avrei chiesto se aveva aggiornamenti su Raffaele e Clara.
La porta era chiusa perciò bussai piano.
«Vieni Deva.»
Quando entrai mi accorsi che c'era anche Gabriel, si era lavato e aveva ancora i capelli bagnati, probabilmente nelle docce giù in palestra, lo faceva sempre, non facevamo mai la doccia assieme dopo gli allenamenti.
«Novità? Sai quando tornano?» Chiesi a Michele mentre chiudevo la porta.
«Domani notte saranno qui, sono già in viaggio.» Mi spiegò Michele.
Sorrisi a quella notizia, ero davvero felice che tornassero a casa.
Gabriel era accanto al tavolino con i liquori mentre Michele era in piedi davanti al fuoco, evidentemente stavano parlando di qualcosa di importante perché entrambi erano molto tesi, stavo per chiederglielo, ma Michele parlò per primo.
«Come stai?»
Lo guardai corrugando la fronte.
«Bene.» Risposi di getto.
Non era strano che Michele me lo chiedesse, si accertava sempre che stessi bene non solo fisicamente ma anche mentalmente, era molto attento ad ogni mio movimento fin da quando avevo memoria e anche se la mia fuga ci aveva allontanati, adesso piano piano le cose tra noi stavano tornando alla normalità.
Lui sorrise paziente e aggiunse.
«Niente di strano quindi?»
Mi accigliai, cosa mi sfuggiva?
«È quasi giugno, Deva.» Mi spiegò infine.
Giugno. Sì, sapevo in che mese eravamo, dopo due giorni sarebbe stato il mio compleanno, avrei compiuto 21 anni. Ma giugno…doveva ricordarmi qualcosa giusto?
Quando me ne resi conto mi bloccai.
Il solstizio d'estate, il 21 giugno, si riferiva a quello.
Nonostante fossero passati più di tre anni dalla mia prima trasformazione, non avevo mai dovuto affrontate quel problema, perché durante i solstizi passati lontano da casa ero sempre trasformata. Il primo anno lo avevo praticamente passato così, quindi molto probabilmente se ero sotto forma di Furia non accadeva nulla, o forse visto che il mio consorte non era nei paraggi non avrei sentito niente in ogni caso, oppure… non ne avevo la più pallida idea.
Sbuffai e mi passai una mano tra i capelli ancora leggermente umidi.
«Micha, sul serio pensi che debba sentire qualcosa? Io continuo a non credere di trasformarmi in una ninfomane da strapazzo!» Sbottai infine.
«Non so cosa credere Deva, non ho idea di quello che succederà.»
«Sinceramente non credo succederà niente. È una cosa fisiologica no? Sarà la stessa cosa che succede alle donne tutti i mesi durante l'ovulazione. Le mie ovaie si risveglieranno, noi aspetteremo che passi e amen. Tutto finito.»
«Credo che ci sia poco di fisiologico nell'ovulazione dell'unica Furia esistente.» Rispose lui con una smorfia.
In effetti aveva ragione, ma cosa poteva succedere di così terribile?
«Non credi sia opportuno prendere delle precauzioni?»
Spalancai la bocca di colpo.
Okay, era come un padre e un fratello maggiore messi insieme per me, ma andiamo, chi vuole parlare con suo padre della propria vita sessuale?
Sentii le guance diventarmi bollenti.
«Non sta parlando di preservativi Scricciolo.» disse Gabriel spazientito.
«Ah no, certo che no.» Si affrettò ad aggiungere Michele un po' imbarazzato. «Io credo che sia meglio prendere precauzioni… più drastiche ecco.»
«Tipo?» Mi affrettai a chiedere.
Sentii Gabriel che riempiva un altro bicchiere, mi voltai e lo vidi avvicinarsi con una buona dose di Martini.
Ah, brutto segno.
«Lo so che può sembrare eccessivo, ma è la prima volta e non sappiamo cosa aspettarci. Perciò ho valutato i possibili scenari e forse la cosa migliore è che ci allontaniamo tutti da casa in quei giorni.»
Guardai fisso negli occhi scuri di Michele, presi il bicchiere senza incrociare lo sguardo di Gabriel e bevvi una generosa sorsata prima di rispondere.
«Vuoi lasciarmi qui da sola?» Ero allibita.
Non riuscivo a credere che Michele potesse suggerire una soluzione del genere.
Era impossibile.
«Non da sola. Sarai in compagnia di altri vampiri, ma tutte femmine. Non sappiamo quello che succederà a te come non sappiamo quello che succederà ai maschi nelle vicinanze.»
«Credi sul serio che possa succedere qualcosa?» Chiesi esitante.
Non potevo dargli torto, non sapevo minimamente cosa sarebbe successo. Ero abbastanza esperta di biologia per conoscere tutti gli espedienti che la natura usava per assicurare la procreazione e non potevo escludere con certezza che a me non sarebbe successo niente.
Per quanto ne sapevamo sulle Furie, potevo benissimo essere più simile ad un animale che produce feromoni che ad un umano. Per quanto mi sembrasse assurdo.
Vuotai il bicchiere e lo poggiai sul tavolino accanto.
«A che avevi pensato?» Chiesi rivolta a Michele.
«Tre giorni, dal 20 al 22. Non saremo molto lontani in ogni caso. Avevo pensato di lasciare qui con te cinque vampire, compresa Clara.»
«Ma se ci saranno solo femmine come farò a sapere se ci saranno ripercussioni sul comportamento dei maschi?»
Tutto questo ci avrebbe portato a essere all'oscuro anche la prossima volta.
Michele mi guardò corrugando la fronte e vidi Gabriel digrignare i denti.
«Ehi, non sto suggerendo di lasciare qui qualche sconosciuto per prova!» Dissi alzando le mani. Poi mi venne un'idea. «Potremmo lasciare qui Raffaele. Nel caso sente qualcosa di strano ci sarà qui Clara no?»
Era una soluzione perfetta.
«No.» Ringhiò Gabriel.
«Perché no? È perfetto! Sapremo cosa succede. Non vuoi sapere anche tu? Così la prossima volta saremo preparati e magari non ci sarà nemmeno bisogno di allontanarci di nuovo.»
Ma Gabriel non accennava a rilassarsi. Continuava a stringere forte il bicchiere guardandomi in cagnesco.
«No.» Disse di nuovo con un tono che non ammetteva repliche.
Strinsi le labbra e spostai gli occhi su Michele.
«Dai diglielo anche tu!» Chiesi esasperata alzando gli occhi al cielo.
«Non posso sapere cosa succederà. Magari è tutto esagerato e non succederà niente a nessuno, magari solo Gabriel sentirà qualcosa o magari tutti i vampiri nel raggio di venti metri non desidereranno altro che saltarti addosso. Non lo so Deva e non posso prendere io questa decisione. Dovete farlo voi. Io ho già espresso la mia opinione.»
«Lo so, ma stiamo parlando di Raffaele! Andiamo! Se sarà preso da una qualche smania di sesso ci sarà Clara qui!»
Gabriel sbatté violentemente il bicchiere sul tavolo e mi trafisse con lo sguardo.
«Gli animali si fottono anche la madre quando sono in calore.» Sbottò lui.
Sempre esplicito il ragazzo, rendeva sempre le sue argomentazioni molto colorite e convincenti.
Storsi la bocca e lo guardai disgustata, che mente strana che aveva.
Stava ancora ribollendo di rabbia, perciò era inutile continuare la conversazione, soprattutto visto che non eravamo da soli.
Scrollai la testa e mi avviai verso la porta.
«Vado a mangiare, ne parliamo dopo.»
«Non c'è niente di cui parlare. Non ci sarà nessun maschio sotto questo tetto. Punto.» La sua voce era fredda come il ghiaccio. Come quando parlava ai suoi sottomessi, ordinava e basta.
Digrignai i denti e mi morsi la lingua: sii superiore Deva, lascialo perdere, dissi a me stessa. Chiusi gli occhi con la mano poggiata sulla maniglia.
Sì, mi sarei comportata io da persona matura, decisi.
Aprii la porta e me ne andai a cercare qualcosa da mangiare, anche se il mio appetito era svanito del tutto.

Recensioni

  1. Marco “Frullo” Frullanti

    “Anche questa volta Valentina ha saputo incantarci con le sue parole velenose e al contempo afrodisiache, e non si è risparmiata con i colpi di scena!”
    Recensione su “Toglietemi tutto, ma non i miei libri”!

  2. Marco “Frullo” Frullanti

    “Scrittura fluida, ma riflessiva: il libro si divora e si arriva alla fine con la voglia di averne altrettante pagine.”

    Su “Le Recensioni della libraia

  3. Marco “Frullo” Frullanti

    “Terzo capitolo dell’avvincente saga creata da Valentina Marcone, “L’uccello del tuono” ha soddisfatto pienamente le mie aspettative.
    Ancora una volta l’autrice è riuscita a tenermi incollata alle pagine fino alla fine della storia.”

    Recensione su “Nel Cerchio del Tempo”

  4. Marco “Frullo” Frullanti

    Valentina Marcone ce l’ha fatta di nuovo. Ha scritto un romanzo convincente e, volume dopo volume, tiene vivo l’interesse del lettore, con una scrittura leggera e accattivante che caratterizzano una trama ben delineata.
    Recensione su “My pages à la page”

  5. Marco “Frullo” Frullanti

    “Adoro questa serie in un modo incredibile,ho divorato ogni capitolo come se non esistesse più nulla, pagina dopo pagine ne volevo sempre di più e adesso l’unica cosa che posso dire e che ne voglio ancora :)”
    Recensione su “Book is life”

  6. Marco “Frullo” Frullanti

    “Una scrittura coinvolgente e allo stesso tempo semplice, nuovi poteri, rapimenti e pericoli in agguato.

    Posso solo dire che questa serie diventa sempre più avvincente, emozionante e crea dipendenza.”

    Grazie a “Leggendo Romance” per la bella recensione!

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