Un estratto dal libro: |
La vallata era fredda e spoglia come un gelido deserto. Nella notte dell'estremo nord del mondo, una bufera di neve implacabile sferzava il paesaggio con gelide folate. Ovunque ci si voltasse non si vedeva che desolazione e buio, oltre a una nebbia spessa che rendeva le direzioni tutte uguali alla vista.
Baltak correva a perdifiato nel cuore della valle, voltandosi di tanto in tanto.
L'oggetto che trasportava nella bisaccia era pesante e lo rallentava, ma regolando la respirazione come Heimdall gli aveva insegnato riusciva a tenere la stanchezza sotto controllo.
Purtroppo, anche i suoi tre inseguitori erano bravi a sopportare la fatica, e la determinazione a raggiungerlo aumentava la loro resistenza. Baffi ricurvi, occhi a mandorla, non molto alti ma veloci nel bandire le terribili spade a mezzaluna. A prima vista potevano sembrare dei guerrieri dell'est, ma in realtà erano solo dei mercenari bastardi di Turkazham.
Baltak li aveva notati sin da quando era riuscito a fuggire dalla città. Lo avevano adocchiato nella taverna dove si era fermato a dissetarsi, poi avevano cominciato a seguirlo con discrezione, nascondendosi tra la folla con abilità.
Era chiaro che lo stavano seguendo.
Uscito dalla città aveva cominciato a correre sperando di seminarli, ma aveva sottovalutato i suoi avversari. Dopo un'ora di fuga nel deserto innevato, i tre furfanti non davano ancora segni di stanchezza.
La neve rendeva difficilissimo ogni passo e la bufera rendeva impossibile capire dove stavano andando.
A un certo punto Baltak affondò nella neve fino alle ginocchia.
Imprecò e si sollevò.
In quelle condizioni non conveniva più fuggire, così si fermò e si girò verso i suoi inseguitori.
Appena i tre guerrieri si avvicinarono, tastò la seconda sacca che aveva alla cintola e annuì soddisfatto. Se l'acciaio non fosse stato sufficiente contro quei nemici, il contenuto di quel sacchetto sarebbe stato senz'altro di grande aiuto.
Sguainò la spada e si mise in posizione di guardia.
I tre rallentarono l'andatura e procedettero a passi lenti e spavaldi verso di lui.
«Guarda guarda, finalmente hai smesso di scappare» lo canzonò uno di loro sguainando la spada lentamente. «Che è successo? Il coraggio ti è sorto tutto in una volta?»
«In realtà mi è venuta un'altra fantasia» replicò Baltak stringendo i denti. «Sbudellarvi e lasciarvi a morire congelati nella neve.»
Uno dei tre, il più anziano e robusto, scoppiò in una grossa risata. «Noi siamo in tre, ladruncolo. Tu invece sei da solo.»
«Se vuoi comincio con te, così diventate subito due e mi facilitate l'opera.»
«Se ci darai ciò che vogliamo, ti promettiamo salva la vita» propose il terzo, freddo come il vento.
«E cosa vorreste?»
«L'Occhio di Pembron.»
«Chi vi dice che ce l'abbia io?»
«Per duecento anni i ladri di tutto il mondo hanno cercato di rubarlo e hanno sempre fallito. Poi arrivi tu, ti infiltri nel tempio, addormenti il sacerdote e rubi la gemma. Non sappiamo come hai fatto, ma più di una persona ti ha visto uscire di nascosto dal tempio. Conoscendoti, non sarai certamente andato lì a pregare di notte.»
Baltak tastò la bisaccia. Il gioiello era grosso e pesante.
Un ghigno malefico gli si stampò improvvisamente sul volto.
«Le vostre vite valgono quanto questa gemma? Se è così, fatevi sotto.»
I tre predoni orientali non se lo fecero ripetere. Il primo si avventò su Baltak ringhiando, la spada sollevata.
Baltak puntò i piedi, piegò le gambe e si posizionò davanti a lui.
L'uomo abbassò la lama con il chiaro intento di affondarla nell'addome di Baltak, ma questi scartò di lato un momento prima e provò a colpire il suo avversario alla gola.
Appena il ladro capì di aver perduto il bersaglio, si abbassò istantaneamente e rotolò oltre, evitando per un soffio la spada di Baltak.
I tre ladri si ricompattarono, le armi sguainate e pronte ad abbeverarsi del suo sangue.
Baltak imprecò. Pochi uomini sarebbero stati in grado di evitare il suo contrattacco dopo una corsa estenuante come quella di prima. Sconfiggere quei tre avversari non sarebbe stato semplice.
Si avventarono tutti e tre simultaneamente su di lui urlando qualcosa nella loro lingua madre.
Baltak si piegò di nuovo sulle ginocchia e, appena il primo fu a tiro di spada, vibrò un rapido fendente nella sua direzione. L'uomo lo scansò per un millimetro e caricò il colpo, mentre i due compari stavano già per abbattere le lame.
Baltak saltò istintivamente verso un lato, la neve che rendeva più complessi i suoi movimenti, riuscendo comunque a distanziare i suoi avversari di qualche metro.
“Goffo e impacciato. Meriti proprio di essere sbudellato da questi bastardi.”
I tre uomini si fermarono e si riposizionarono in assetto d'attacco. Poi cominciarono a girare intorno a lui con il chiaro intento di circondarlo.
Ma Baltak non aveva alcuna intenzione di cadere nella trappola dei suoi nemici, così li anticipò. Sollevò la spada e si avventò verso il barbaro più vicino.
Questi sollevò la lama con un movimento di difesa, ma Baltak fece una finta e gli immerse la spada nell'addome fino all'elsa.
L'uomo gorgogliò un'imprecazione resa incomprensibile dal sangue che gli usciva dalla bocca e cadde a terra.
Gli altri due si guardarono, ma Baltak non vide risentimento nei loro sguardi.
Probabilmente, pensò, non erano dispiaciuti di essere in meno a dover dividere il bottino.
I due si allontanarono, tentando nuovamente di accerchiare Baltak.
«Sei in gamba, te lo concediamo» osservò uno dei due. «Non rendiamo però le cose più difficili. Se ci consegni subito l'Occhio di Pembron ti promettiamo salva la vita. È l'ultimo avvertimento.»
Baltak fece un ghigno malvagio. «Mi dispiace, ma non ho faticato tanto per poi regalarlo a voi ubriaconi.»
|
Marco “Frullo” Frullanti –
Se volete provare un’avventura fantasy nuova e ancora non conoscete Gianluca Malato e il suo Baltak, Il demone del fuoco è un buon inizio, prima di immergervi sul serio in questo mondo ricco di magia ed epicità.
Recensione su “Chiacchiere Letterarie
Marco “Frullo” Frullanti –
Per me scrivere dev’essere prima di tutto un modo per divertirmi e divertire il lettore e questo sotto genere del fantasy si presta benissimo a questo pensiero. Intervista all’autore su “Ramingo Blog
Marco Frullanti –
Intervista all’autore su “I mondi fantastici di Alessio Del Debbio”
Marco “Frullo” Frullanti –
“Gianluca Malato ci offre finalmente un nuovo racconto fantasy, una nuova avventura di Baltak, mescolando anche in questo caso una buonissima dose di magia e combattimenti”.
Recensione su “il Bosco dei sogni Fantastici”