Anteprima |
Quando inizia un viaggio
[Marianna e Antonio, felici]
Ed è lì che è iniziato il viaggio. Perché se ci stai pensando, se desideri metterti in cammino, allora sei già in viaggio. I lacci delle tue scarpe comode si tendono, lo sguardo si amplia, il carrello dell’aereo è pronto a rientrare. E via…
Il viaggio è tutto, è una condizione dello spirito, da quando si accende una luce nel cervello a quando lo racconti anni dopo agli amici in un bar. Il fastidio dei bagagli, l’imbarco, le foto, le guide da sfogliare, vengono molto dopo. E per di più il viaggio resta per sempre, perché è esperienza e impatta sulla nostra identità che si costruisce nel confronto con altri, diversi da noi. Farà parte di noi per sempre.
Un viaggio inizia e poi si concretizza quando inizi a incrociare date e luoghi, fai ipotesi sugli spostamenti interni e su un possibile budget, ti dai un limite per l’alloggio e un tetto massimo per il cibo. Il viaggio è una condizione dello spirito, diceva qualcuno, e noi diciamo che il viaggio è cibo per la mente e il corpo: non smetteresti mai di mangiarne, non sei mai sazio di esperienze e di avventure, e ogni volta che rientri da un viaggio – breve o lungo che sia – sai di essere diverso da quando sei partito. Ed è questa, forse, la cosa più bella di tutte.
Eccoci qui, allora, di nuovo a casa nostra, vicino alle nostre famiglie dopo anni di treni Intercity, scomodi vagoni notte e biglietti aereo prenotati con mesi di anticipo per risparmiare un po’ e non intaccare il gruzzolo messo da parte. Eccoci qui, finalmente liberi da zavorre e di nuovo con il sorriso sulle labbra. Padroni del nostro tempo e delle nostre scelte abbiamo investito su uno dei nostri progetti web, http://www.econote.it, trasformando uno dei principali siti italiani sull’ambiente e l’ecologia in un’associazione culturale che, tra le altre cose, si occupa di turismo sostenibile, laboratori per bambini e valorizzazione del territorio. Una delle cose che da sempre abbiamo voluto fare, per il bene della nostra città.
Ma un’altra idea ci ronzava in testa da tempo. Ne avevamo parlato qualche volta, accennando la follia quando, prima di addormentarci dopo una lunga giornata di lavoro, fissavamo il soffitto bianco prima di spegnere la luce e davamo libero sfogo alle nostre fantasie più azzardate. E se… e se facessimo un giro del mondo? Ora non avevamo più catene a trattenerci, nessuna necessità di incastrare un paio di settimane di ferie estive con altri colleghi, nessuna preoccupazione di dover rientrare all’improvviso in sede per un’emergenza o una consegna anticipata.
Bisognava solo OSARE. Osare con la fantasia, spararla grossa, poi magari ridimensionare un po’, ma farlo. Perché le regole della vita dei giovani sono cambiate, e tanto, negli ultimi dieci anni. La generazione precedente non l’ha capito, nei nostri genitori spesso c’è uno sguardo perplesso, non riescono davvero a capire perché il lavoro e le certezze che loro avevano, trent'anni fa, si siano completamente sgretolate nell’Italia allo sbando dei nostri giorni.
Ma non bisogna mai abbattersi. Negli ultimi mesi a Milano avevamo letto entrambi di coppie che avevano mollato tutto, venduto quello che avevano, e iniziato a viaggiare ininterrottamente in giro per il mondo: c’era chi sceglieva paesi economicamente vantaggiosi – Sudamerica e Sudest asiatico su tutti – e si stabiliva là per almeno sei mesi, decidendo poi di spostarsi ancora, viaggiando ininterrottamente. Chi invece aveva deciso soltanto di fare un’esperienza, ma bella grossa, indimenticabile, viaggiando per un anno o anche meno, toccando mete mai immaginate prima.
E così abbiamo fatto. Antonio, il solito esagerato, aveva detto “sei mesi”, Marianna, con i piedi più per terra, aveva proposto di ridimensionare un po’ le cose, e quindi alla fine ci è sembrato naturale optare per due mesi: 65 giorni per toccare 4 continenti e una decina di città, paese più, paese meno.
Partendo da questa idea condivisa, abbiamo iniziato a costruire il nostro viaggio. È stato molto più semplice di quanto pensassimo.
Non si poteva più tornare indietro. Non che avessimo mai pensato di farlo, anzi. Più vedevamo avvicinarsi questa data e più il nostro viaggio diventava concreto, più eravamo convinti di aver fatto la scelta giusta. 30annozero è nato da una presa di coscienza e da un sogno. Da un cambio nel nostro stile di vita e da un’apertura nei confronti del mondo. Non siamo ricchi – altrimenti i nostri mesi in giro per il mondo sarebbero stati almeno il doppio – ma volevamo arricchirci. Volevamo vedere città che sognavamo di vedere (se non ora, quando?) e volevamo farlo come piace a noi. A modo nostro. Incontrando vecchi amici e facendone di nuovi, salutando parenti e dormendo su divani di sconosciuti.
L’ultimo anno ci ha insegnato tante cose, ci ha fatto capire il nostro valore e ha rafforzato il nostro legame. E soprattutto – sebbene qualche volta ci siamo detti: Certo che a 30 anni siamo diventati un po’ incoscienti… – ci ha fatto capire che sono poche le cose per cui valga davvero la pena vivere, e una di queste è il viaggio. Il viaggio inteso come esperienza. A un certo punto lo abbiamo sentito, che era il momento di partire. Abbiamo scelto le località, e pezzo dopo pezzo abbiamo costruito l’itinerario.
Abbiamo semplicemente ascoltato meglio quella vocina che ci stava dicendo: Mondo! Mondo! Mondo!. L'abbiamo fatta sfogare, e poi è stata lei a prenderci per mano e a stupirci. Ricordiamo ancora la sera prima della partenza, quando abbiamo dato un ultimo sguardo al nostro Vesuvio, di sera, dall’alto di San Martino. Ci siamo resi conto ancora una volta di quanto sia magico e speciale, di come il suo profilo sia il nostro profilo e il magma che si trova nelle sue profondità sia lo stesso che scorre nelle nostre vene e che non ci fa stare quieti, neanche se ci proviamo.
Osservando la notte napoletana e guardandoci negli occhi abbiamo avuto conferma che è stata la scelta giusta, che forse siamo stati un po’ pazzi ma non più di quelli che comprano un auto da 20mila euro indebitandosi, o una cucina da 10mila per poi non cucinare mai a casa, ordinando pizza tutte le sere. Noi abbiamo speso molto meno di loro, immergendoci nel mondo e nella vita vera, affidandoci al caso quando necessario, sorridendo al prossimo, sempre. Il nostro 30annozero è stato il trampolino dal quale ci siamo rituffati nel mondo. E siamo felici così.
Perché 30annozero
[Marianna e Antonio, sempre noi, sempre più convinti]
Finito questo viaggio, le cose si guardano meglio. Sono più fredde, forse più distanti. Quando ci sei in mezzo, nel bel mezzo di un viaggio, non te ne rendi conto.
Ora invece, alla fine del viaggio, ci sembra normale tirare le somme, e capire il perché di 30annozero:
Per investire su noi stessi e fare un’esperienza di vita importante.
Metterci alla prova e ritrovarci cambiati dall’impatto con altre idee e modi di vivere.
Rinunciare al comodo e al conosciuto per seguire il richiamo del mondo, così grande.
Perché ce lo meritavamo.
Per una scelta semplice, nostra e di nessun altro, né il fato, né la società, né i contratti di lavoro precari, né la crisi.
Perché siamo dell’idea che se le cose non vanno è inutile lamentarsi e non fare niente.
Qualcuno ci rideva in faccia quando gli parlavamo della nostra intenzione. Addirittura qualcuno che con i viaggi ci lavora. Ad una fiera sul turismo a Napoli c’erano diversi operatori del settore da tutta Italia. Cercavamo consigli, volevamo una sponda pensando che chi ama i viaggi come chi ci lavora fosse entusiasta di darci anche solo un’indicazione su cosa vedere, dove andare. Adesso vorrei vederlo quel borioso nordico in giacca e cravatta grigio Bergamo, mi spiace di non avergli chiesto l’indirizzo per una cartolina da tutte le tappe che abbiamo toccato in questo giro del mondo.
Altri ci hanno detto “Siete pazzi (completamente)” perché il nostro percorso sembrava piuttosto solido e indirizzato per mischiare tutte ma proprio tutte le carte del mazzo.
I più assurdi sono stati quelli che senza neanche chiedere “Dove andrete? Quali tappe toccherà il vostro viaggio?” ci hanno fatto la domanda delle domande: “Ma quanto vi costa?”. Segno di quello che alcune persone ritengono importante, per fortuna solo alcune.
In tanti ci hanno anche supportato, non è bello lasciarle in ombra. Abbiamo folli gruppi su Whatsapp ancora oggi, con cui interagiamo per gli aggiornamenti. Per i viaggi programmati e per quelli che faremo, per quelli che forse non faremo mai. Una pagina Facebook dove in tanti ci chiedono consigli sui viaggi più semplici “Voglio andare a New York”, o “Come fare il visto per l’Australia”, sul Couchsurfing oppure sul loro giro del mondo, che stanno preparando. Siamo felicissimi di dare una mano a tutti, perché amare i viaggi significa anche amare la condivisione. Su Twitter interagiamo con le persone più disparate, che amano la nostra attitudine e alla volte ci criticano perché diciamo le cose come stanno e come le abbiamo viste. Senza filtri e senza peli sulla lingua.
E il nostro blog http://www.30annozero.com, diario di viaggio e collettore di consigli dati e ricevuti.
|
Marco “Frullo” Frullanti –
“Un libro breve ma molto molto intenso che mi ha lasciato qualche linea guida e un irrefrenabile desiderio di viaggiare!” – Recensione di Chiara