Si può raccontare la storia e l’identità culturale di un luogo, addirittura rievocarne l’atmosfera e l’essenza, senza però descriverne i dettagli “reali” né fare mai riferimento al suo vero nome? È questo l’ambizioso obiettivo che Federico Carro, autore e cantante ligure, si è posto per il suo romanzo d’esordio, “Il segreto del verziere”, ispirato a vere storie accadute a Vernazza, il suo paese di origine e in cui tuttora vive, senza però citarne mai il nome, mantenendo un alone quasi fiabesco di mistero e astrazione dalla realtà che rende l’opera del tutto particolare e ben si adatto allo stile barocco e fortemente evocativo dell’autore.

verziereNell’introduzione si svela la storia all’origine dei fatti raccontati nel romanzo:  il Re Lenoire riceve un dono che però rifiuta e abbandona nel bosco, per poi ammalarsi irreversibilmente; il figlio Lejacke non riesce nell’intento di ripristinare l’ordine del regno, finito nel caos e, dopo l’incontro con un uomo misterioso, svanisce nel nulla. Quell’antico regno, lasciato a sé, diventerà un lido popolato da uomini di  varia indole e propensione, ma i misteri che hanno contraddistinto il suo passato finiscono per coinvolgere anche il presente…
Il lettore sarà quindi introdotto a questi personaggi, a partire da Corcelsio e Virtuoso, per poi scoprire progressivamente un caleidoscopio fatto di persone ma soprattutto di storie, vissute ma ancora più spesso raccontate; una ricostruzione graduale di incontri apparentemente casuali e leggende che porteranno gradualmente allo svelamento dei misteri che persistono nel regno perduto, conferendo man mano consistenza e identità peculiare a quella piccola ma affascinante comunità. I fili conduttori tra le vicende si svelano quindi man mano che il lettore viene a contatto con quel mondo e i suoi abitanti, il passato che sembra dimenticato non lo è mai davvero, ma persiste in una dimensione mitica e fuori dal tempo.

Oltre all’originale sviluppo narrativo e alla peculiarità delle ambientazioni, dal sapore fiabesco e onirico, un elemento fortemente distintivo di “Il segreto del verziere” è lo stile scelto da Federico Carro per raccontare la sua storia, o meglio, le sue storie: una lingua ricercata senza essere ampolloso, uno stile barocco ma a tratti austero:

“Dove il camminar delle genti perse fra un focolare d’emozioni, si fa bruno come la notte corvina, l’ombra del vento che calpesta le orme di una vita lontana diventa terra color rugiada, le desolate stelle piangono voluttuose lacrime dal cielo, il cristallino mar si tinteggia il cuor di un solenne canto d’amor e ogni goccia di fango riflette gli occhi persi delle persone, vi è tuttora un avvenente lido, intriso dal suadente profumo di campagna marina.”

Il gusto per le descrizione non è tuttavia fine a se stesso, ma efficace nel contestualizzare le varie vicende, narrate o vissute dai personaggi, in una cornice comune e a modo suo unica, quella appunto di una Vernazza che non è mai svelata come tale.  Del resto, il rapporto tra uomo e natura è una tematica centrale del romanzo, dall’inizio alla fine.

Nel complesso, “Il segreto del verziere” è un romanzo difficile da racchiudere in un unico genere, mischiando insieme avventura, romanticismo, mistero e ironia. Proprio per questo è un libro che, pur nella sua relativa brevità, ha molto da raccontare, senza per questo risultare lento o enciclopedico. Lo consiglio a chi cerca qualcosa di diverso dal solito romanzo di genere e, più che la vita di un singolo personaggio, vuole scoprire la storia, misteriosa e fiabesca, di un luogo e della comunità che lo abita.

Guarda anche l’evocativo booktrailer a cura dell’autore, che ben riassume le atmosfere oniriche del libro:

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