Su questo blog (ma ancora più di frequente sui nostri social), mi è capitato di parlare delle contaminazioni tra libro e videogioco, con i casi un po’ particolari di Twitch Plays Pokemon e Player One. Un altro caso meritevole di citazione è quello delle visual novel, cioè videogiochi dove la parte interattiva è minima rispetto alla consistenza dei dialoghi e della trama: romanzi “visivi”, appunto. Anche se non mancano casi di esperimenti “occidentali” in tal senso, a raggiungere la massima popolarità presso il pubblico sono stati i visual novel giapponesi. Tra i più noti, nel Sol Levante ma anche dalle nostre parti, la serie Ace Attorney, spesso impropriamente citata con il nome del protagonista dei primi tre titoli: Phoenix Wright, l’avvocato difensore dal ciuffo e dalla favella pungente.

Phoenix nella sua tipica posa da “Objection!”
Ehm… sì, avete letto bene: avvocato. Nel corso dei “casi”, siete tenuti a difendere l’imputato dall’accusa e a convincere i giudici a proclamarlo innocente. Ok, tutto ciò non sembra molto divertente. Ma non pensate ai veri avvocati, quanto al filone degli investigatori postmoderni un po’ sfigati ma con i loro lampi di genio, alla Coliandro, per capirci. Nel primo episodio della serie, Phoenix Wright è un novellino che si trova suo malgrado nel campo di battaglia del tribunale con l’ingrato compito di scagionare il tapino di turno, che si dichiara innocente pur avendo tutte le prove e i testimoni a suo sfavore. Oltretutto, neanche se fosse uno shonen alla Dragon Ball, il vero avversario di turno è l’avvocato dell’accusa, ogni volta più arguto, temibile e (apparentemente) senza scrupoli. Un bel casino, quindi, ma Phoenix ha l’innato talento di scovare indizi nel modo più assurdo sgretolando il muro di bugie dei vari testimoni, una propensione a pensare fuori dagli schemi e, soprattutto, una fortuna sfacciata nel trovare la pista giusta.

Miles Edgeworth, avvocato d’accusa rivale di Phoenix e per vari aspetti il personaggio più affascinante della serie.
Quindi, abbiamo detto: trame articolate, misteri che si dipanano nel corso dell’investigazione, tensione costante durante tutto il processo, visto che sembra sempre di essere a un passo dalla sconfitta. “Beh, ma allora faccio prima a leggermi un bel giallo”, penseranno in tanti… ma chiariamoci, non è proprio la stessa cosa. Il fascino e la qualità letterario-ludica dei vari Ace Attorney sta nella loro natura postmoderna e, come tale, fortemente ironica. Certo, si parla di omicidi, tradimenti, inganni, passati misteriosi, drammi personali e compagnia bella, ma la totalità dei personaggi cela, spesso in modo poco subdolo, una componente dichiaratamente demenziale. Non vi anticipo nulla, ma gli sviluppatori hanno un chiaro gusto per la caricatura (e, spesso, per l’assurdo): avrete quindi a che fare con giudici creduloni, registi pervertiti, clown malinconici, imprenditori mitomani… e molto altro. Si parla pur sempre di un videogioco, dopotutto, quindi le atmosfere sono spesso e volentieri scanzonate, anche se le tematiche affrontate possono essere dannatamente serie.
Se i vari Ace Attorney prevedono percorsi narrativi ben strutturati e lineari, e non sempre si percepisce veramente l’illusione di decidere sulle sorti del proprio cliente con le proprie azioni (se si sbaglia e si perde, si può pur sempre ricominciare la partita…), in alcuni casi una nostra decisione in un punto specifico può avere ripercussioni enormi sul finale. E poi, Phoenix Wright è abbastanza imbranato e adorabile da facilitare l’immedesimazione.
Bene: se vi ho incuriosito, i primi giochi della serie sono disponibili su Nintendo DS, o anche nelle conversioni su iOs. Il mio preferito è il terzo, Trials and Tribulations, ma è consigliabile affrontarli in ordine di trama, partendo quindi con Phoenix Wright: Ace Attorney. Io li ho giocati in inglese, ma mi dicono dalla regia che c’è anche una traduzione in italiano per i primi quattro, quindi non avete scuse!
Questo però rimane pur sempre un sito dedicato all’editoria e ai libri; torniamo quindi da dove eravamo partiti: c’è futuro per le Visual Novel? Mi auguro di sì, il potenziale inespresso nella “fusione” di due media finora rimasti separati se non contrapposti come il videogioco e la letteratura è a dir poco enorme. Se fino ad oggi questo “format” si è diffuso solo sulle console di gioco, o al massimo su PC, i tablet hanno sparigliato le carte e oggi è possibile fruire visual novel e libri dallo stesso dispositivo. Non mi stupirei quindi di assistere a un boom di questo “formato ibrido” nei prossimi anni, soprattutto si diffonderanno software che permettano agli editori di strutturare fondali e musiche senza troppi costi. E, sì, se non si fosse capito, è un po’ un mio sogno pubblicarne uno… ehi, chi ha urlato “OBJECTION!”?
Io adoro Ace Attorney! 😀
E’ una delle mie serie preferite! Le ho giocate tutte su 3DS in italiano e mi manca l’ultimo, “Dual Destinies” (oltre all’avventura investigativa del procuratore Miles Edgeworth).
Sono una fanatica delle avventure punta e clicca (“Monkey Island”, “Broken Sword”, “Grim Fandango”…), e queste visual novel me le ricordano: uniscono gli elementi del gioco a quelli dei libri; le mie due passioni!
Riguardo altre visual novel del 3DS suggerisco il favoloso “Hotel Dusk: room 215” (e la seconda avventura “Last Window”), “Time Hollow”, oppure i carinissimi (ma di facile livello) “Another Code”.
Sarebbe davvero un sogno scrivere e realizzare una visual novel… *__*
Grazie per i consigli, dobbiamo recuperne un sacco! Anch’io sono fan del genere dai tempi del primo mitico Monkey Island (anche se AA non è proprio punta e clicca, ma ci siamo capiti :D). E sì, pubblicarne uno sarebbe un sogno!