No, tranquilli, non è il solito articolo su Pokémon Go scritto giusto per seguire la moda del momento. Se infatti si sprecano interpretazioni più o meno forzate e analisi sociologioche di cui potevamo fare anche a meno, pochi stanno riflettendo sulle nuove prospettive che il clamoroso successo di Pokémon Go potrebbe aprire… anche nel mondo dei libri e della cultura.

Altro che ologrammi, Marty McFly sarebbe stato un ottimo allenatore di Pokémon, ha pure il cappellino.
Stiamo parlando della cosiddetta Realtà Aumentata, definibile così: “l’arricchimento della percezione sensoriale umana mediante informazioni, in genere manipolate e convogliate elettronicamente, che non sarebbero percepibili con i cinque sensi”. Non è certo un concetto dell’ultima ora, visto che se ne parla dal 1992, cioè dagli albori del web, e da quando è uscito il primo modello di iPhone stanno proliferanndo progetti, startup e teorie varie con lo scopo di collegare il Mondo Reale con il Mondo Virtuale tramite la tecnologia GPS, i POI (Point of Interest), i QR Code e quant’altro.
Numerosi di questi progetti riguardano il mondo della cultura in generale e dei libri in particolare: ad esempio la possibilità di trasformare una città in un enorme museo, con approfondimenti, materiale audiovisivo e link correlati non solo ai monumenti ma anche ai vari luoghi di interesse, ma anche l’opportunità di accedere senza tour guidati ma solo con il proprio smartphone a dei “litcrawl” che ci raccontino aneddoti della vita di uno scrittore, oppure svelino i punti di contatto tra il mondo reale e i molteplici mondi finzionali dei libri. Chi non si è mai emozionato trovandosi di fronte a sé un luogo raccontato in un libro? Nel mio caso, ricordo quando passeggiando per Belfast mi imbattei per caso in “Eureka Street” (beh, si chiama Eureka Drive nel nostro mondo, ma ci siamo capiti…) e la descrizione di quella strada da parte di Chucky Lurgan nel piccolo capolavoro di Robert Mc Liam Wilson mi tornò magicamente alla memoria, o, per farci un po’ di pubblicità, quando scoprii il “Giardino degli Aranci” a Roma dopo aver letto (e pubblicato!) la trilogia di Ilaria Pasqua.
“Fico, ma che c’entra tutto ciò con Pokémon Go, dove non si scoprono informazioni sui luoghi o sui libri, ma si catturano mostriciattoli?” direte voi. Il fatto è questo: nonostante siano in giro ormai già da qualche anno, le varie app di realtà aumentata non hanno mai fatto veramente presa sul grande pubblico. Il motivo non è di natura tecnica, ma in qualche modo socioculturale; non eravamo abituati a girare per una città e fermarci qua e là a smanettare sul telefonino, e ci sentivamo cretini nel farlo. Ebbene, da quando è uscito il gioco di Niantic non è più così: gli angoli delle strade, le panchine dei parchi e i posti più improbabili delle città sono piene di allenatori di Pokémon che se ne girano con lo smartphone in mano, fermandosi qua e là, attaccando bottone con amici e sconosciuti, organizzando raduni e quant’altro.
Quale che sia il motivo del successo planetario di Pokémon Go, i mostriciattoli portatili sono già riusciti ad infrangere un tabù, rendendo la realtà aumentata popolare e socialmente accettabile (anche se puntualmente sono arrivati i soliti benpensanti che danno dei “rincretiniti” ai giovani giocatori, per poi magari passare le giornate stordendosi di tv trash, molto meno “social” del gioco di Niantic, e pure meno salutare). Certo, ora siamo tutti impegnati a cercare Mewtwo e Dragonite, ma prima o poi ci verrà la voglia di andare in giro per le città a fare qualcosa di diverso con i nostri smartphone, no? E in ogni caso, è chiaro che se gli investimenti negli ultimi anni per la promozione della lettura sono stati fallimentari, visti i dati di mercato ogni anno in peggioramento (fuorché per il digitale, ovviamente), non è il caso che si investa un po’ catturando i nuovi interessi delle persone e soprattutto dei giovani, invece di rimanere nello scorso secolo? Per non parlare del prossimo passo per la realtà aumentata, cioè quello dei vari Google Glass, Oculus Rift e compagnia bella che non hanno ancora avuto un successo travolgente, ma potrebbero proprio trovare in un’evoluzione di Pokémon Go la loro killer application.
Insomma: il mercato dei libri ha tutte le potenzialità per non soccombere di fronte alle nuove tecnologie e anzi cogliere nuove opportunità grazie a esse, basta evitare conservatorismi fini a se stessi e stupide contrapposizioni. E alzare lo sguardo dallo smartphone quando si attraversa la strada, magari.
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