“Tutte le storie sono storie d’amore”: questo è l’incipit del mio romanzo preferito.

E infatti Nativi Digitali Edizioni è stata una storia d’amore; sono convinto che, nonostante tutto, lo sia ancora; credo e spero che sempre lo sarà.

A distanza di dieci anni, credo che qualcuno se la ricorderà ancora, la “festa di inaugurazione” di Nativi Digitali Edizioni: con nove mesi di ritardo rispetto al lancio effettivo, che ci servivano per iniziare a mettere su un minimo di contatti, Annalia organizzò, con l’aiuto di vari amici, una festicciola molto – ma davvero molto – informale presso il compianto ristorante “La Matta” in cui aveva lavorato fino a pochi anni prima. Ricordo – più o meno – che il post-serata finì ad alto tenore alcolico in qualche bugigattolo del centro di Bologna, con un gruppi di nostri autori venuti da tutta Italia, tutti eccetto il sottoscritto sotto i 25 anni.
Fu un evento caciarone, che di “professionale” aveva ben poco, ma credo che i partecipanti si siano abbastanza divertiti. Noi sicuramente.

Sono passati dieci anni da allora; di cose caciarone ne abbiamo fatte parecchie, più o meno di successo; gli ebook si sono un po’ diffusi, ma meno quello che speravamo; abbiamo messo un piede in altri campi, con più o meno successo… magari mi illudo, ma credo che lo spirito avventuroso e un po’ incosciente che ci aveva animato all’inizio, e che ci ha portato tante sfighe e tante fortune, ci accompagni ancora.

Dieci anni, dicevamo; me ne sono ricordato quando mi sono ritrovato nello stesso studio notarile in cui io e Annalia mettemmo la firma per dare il là a Nativi Digitali Edizioni. Se quello è stato un momento di grande gioia, di speranza verso il futuro che insieme saremmo andati a costruirci – e, in effetti, abbiamo poi costruito in questi dieci anni –, il momento in cui nello studio notarile ci sono dovuto tornare, è stato invece terribile: la successione dei beni di Annalia, Nativi Digitali Edizioni compresa.

Quando muore qualcuno che ti è molto vicino, e soprattutto se succede all’improvviso, tutto il tuo mondo ti cade addosso. Tutto quello che hai costruito fino a quel momento sembra perdere, di colpo, il suo valore, il suo significato.

Cercare di trovare un senso non dico a tutto, ma almeno a qualcosa, pezzo per pezzo, è quello che ho fatto dal 19 maggio fino ad oggi, 27 settembre, con qualche pausa qua e là per tirare il fiato. Ci si abitua pian piano alla nuova normalità. Si tira avanti. Il vuoto dentro, quello resta; ma, come ci insegnava Max Pezzali, tentare di riempirlo non serve a niente: una volta che ce l’hai, è parte di te. E quindi, quel vuoto me lo tengo. Ogni tanto, ci guardo dentro; non troppo a lungo, però.

E quindi, cosa succede ora? Beh, come avevo già scritto in questo post: ho imparato che di certezze in questo mondo ce ne sono ben poche, ma io sono convinto che la storia (d’amore) di Nativi Digitali Edizioni continuerà; anche per tenere viva la memoria di Annalia, per onorare tutto lo sbattimento che si è presa in questi dieci anni, per tenere a galla quella che era poco più che un’utopia e trasformarla in realtà concreta. Continuerà anche, questo almeno a titolo personale, per conservare qualcosa della sua anima, oltre i nostri due bimbi. Perché in NDE di ieri c’era l’anima di Annalia, e io farò di tutto perché ci sia anche in NDE di oggi, e di domani.

Queste erano le mie parole ad effetto. Ma a livello concreto, quale sarà il futuro di Nativi Digitali? Beh, innanzitutto, al posto della festa (anche facendo passare qualche mese, dubito che sarò ancora pronto a un’atmosfera da festa), ci sarà qualcos’altro. Qualcosa in memoria di Annalia. Che cosa, di preciso? Ancora non lo so, ma le idee che frullano in testa a me e alle persone vicine ad Annalia sono davvero tante. Ne riparleremo.

A livello burocratico, è in corso una trasformazione: da società di persone, a società unipersonale. Non nego che ogni passo in questa direzione è una coltellata, ma in fondo non sto tagliando i ponti con il passato, con Annalia. Il passato, e con esso Annalia, me lo porto con me, e credo che lo farò per sempre.

A livello di ordinaria amministrazione, sto continuando a fare quello che facevo prima, sto imparando a fare parte di quello che faceva Annalia (tra cui l’amministrazione, che ho scoperto essere meno terrificante di quello che credevo… beh, almeno per ora), e la parte che proprio ora non ce la posso fare a farla, la sto delegando ad altre persone. Nello specifico, ho trovato un sostegno meraviglioso da parte di due professioniste che si stanno facendo in quattro (o in otto, se preferite) per quanto riguarda l’impaginazione, la grafica e tutti gli annessi e connessi, che non sono pochi. Ne approfitto pertanto per ringraziare Federica Soprani (IG: federica_soprani) e Alice Corradini (Sito – IG: ilredattosauro). Senza di loro, ci avrei messo mooolto più tempo a ripartire.

Perché, sì, finalmente si riparte. A parte l’ordinaria amministrazione, quello che era in programma per questa tarda primavera/estate, cioè un ammodernamento spinto della nostra comunicazione, e quindi dei contenuti sui social (a proposito, devo poi decidere se lasciare perdere del tutto Twitter o no, voi cosa mi consigliereste?), e il rifacimento integrale del sito, dovrà aspettare ancora un po’ – anche se qualche prima sperimentazione in tal senso conto di attivarla già a breve.

Ripartono le pubblicazioni, e che pubblicazioni: prima di alcuni “ritorni”, e che ritorni, è il momento di qualcosa di veramente nuovo: la prima parte di una nuova saga fantasy che potrei definire “bella tosta”, e che non vedo l’ora di presentarvi. E poi: una pubblicazione di ormai sei anni fa godrà di una revisione completa, reimpaginazione, e ricchi cotillons. Ci saranno, inoltre, nuove offerte.

Insomma: dieci anni di pubblicazioni sono trascorsi e, nonostante tutto, la voglia di farne passare altri dieci, venti, trenta o quello che sarà, c’è ancora. Con un occhio al passato, che si farà sfuggire qualche lacrima ogni tanto, e uno al futuro, che mi auguro possa mantenere sempre quella luce nello sguardo, lo sguardo di Annalia,

Ho iniziato con Robert McLiam Wilson, chiudo invece con Bojack Horseman.

 

E  allora manteniamola, questa connessione.