Articolo a cura di Alessia Balzano – Blog
Ho saputo dell’iniziativa #ioleggoperche per caso scorrendo la bacheca di Facebook e ho deciso di diventare una messaggera né per fare proselitismo né per tentare di forzare i non lettori a “convertirsi” (cosa che odio), ma solo ed esclusivamente, lo ammetto senza problemi, per i libri gratis: avevo deciso che avrei tenuto sicuramente un paio di copie per me e dato i libri restanti a persone che già leggevano, accordandomi con alcuni amici per dare loro le copie.
io leggo perché
Stando al sito l’iniziativa sembrava di proporzioni colossali, con messaggeri in tutta Italia, eventi fantastici tra cui il “grande evento di Milano”, caricandomi di aspettative: ho preso il mio “kit” (post it su cui scrivere le proprie citazioni preferite da appiccicare in giro, segnalibri a tema, sei copie di un titolo e sei di un altro, maglietta a tema) e l’ho subito mostrato orgogliosa sui social, preparandomi psicologicamente al 23 aprile, giornata del pazzesco evento milanese dedicato proprio a tutta questa marea di volontari.
E già lì le cose iniziano a piacermi meno.
Il sito dà istruzioni abbastanza sommarie su cosa fare con il plico di libri: alcuni sostengono che il kit vada aperto il 23, altri che vada distribuito prima, altri ancora che si debbano prima completare delle “missioni social” e poi iniziare a distribuire i libri. Personalmente, alla fine mi decido di tenere nel cellofan i libri, scrivo qualche citazione veloce sui post it e aspetto novità riguardo a Milano.
Passano i giorni e lo staff di IoLeggoPerché non svela ancora nulla, mettendo solo immagini di conti alla rovescia, gente che legge e citazioni casuali: ad una settimana dall’evento si sa solo che la “festa dei messaggeri” andrà in diretta su Rai Tre, la domenica Favino annuncia a Che Tempo Che Fa che sarà lui a presentarlo… e basta. Sul sito nulla, se non una fotografia presa dalla TV che mostra proprio Favino alla trasmissione.
Personalmente ho fatto a modo mio: sono corsa sulla pagina di Rai Tre cercando da sola un ipotetico programma, trovandomi davanti una bella lista di ospiti che mi ha convinta a pregare i miei di portarmici (io sono ligure, non sono automunita e l’ultimo treno per tornare a casa era intorno alle 20:30).
A tre giorni da giovedì inizia a uscire il programma completo della serata, svelandomi ulteriori ospiti che apprezzo particolarmente e che mi convincono che non posso perdermi un evento del genere: i miei, vedendomi tanto carica e sentendo la lista dei personaggi presenti, cambiano turni e fondamentalmente si incasinano la giornata per andare a Milano.

Poi però spunta la magagna: gli eventi saranno due, uno all’Hangar Bicocca con tutti gli ospiti titolati e un secondo in Piazza Gae Aulenti con nomi meno importanti salvo qualche eccezione. Al che la cosa inizia a puzzarmi: scrivo un messaggio privato alla pagina di IoLeggoPerché per scoprire se l’evento dell’Hangar sarà aperto ai messaggeri, scoprendo che no, questi ultimi sono invitati ad andare a “festeggiare in piazza”, dove vengono promessi collegamenti, DJ set e in generale tanto divertimento. Nel mentre, sul sito continuano a dare istruzioni, includendo anche un mezzo “dress code” (indossare tutti qualcosa di rosso).
Dato che la cosa continua a sembrarmi carina, il 23 pomeriggio parto e la sera arrivo in Piazza Gae Aulenti con grandi aspettative, puntualmente deluse.

Partiamo da ciò che non è stato certo voluto dagli organizzatori: fa un freddo bestiale e la piazza è a tutti gli effetti una gola ventosa, attorniata dai grattacieli che, invece di ripararla, fanno girare in giro l’aria fredda.
In mezzo alla piazza, un palchetto da sagra di paese dove alcune persone (messaggeri comuni come ospiti più importanti) vengono presentate da un ex comico e leggono più o meno bene estratti di libri o fanno discorsi sull’importanza e la bellezza della lettura: la maggior parte di chi sfoggia la tshirt #IoLeggoPerché, invece di distribuire i libri in giro, ha fatto un po’ di bookcrossing e ora ha le mani piene di volumetti, e a cercare i messaggeri sono i lettori che hanno voglia di beccarsi un libro gratis.

Non posso dire, però, che l’evento in sé sia stato brutto, anzi, ci sono stati interventi interessanti: una signora ha letto un brano de “La Coscienza Di Zeno” che mi è sempre stato descritto come noioso invogliandomi a leggerlo, l’intervento della Lucarelli mi ha fatta correre a cercare un romanzo, un altro ancora ha incuriosito mio padre (a cui invece né piace leggere né ha apprezzato l’evento) a comprare un libro… ma più che un evento di caratura nazionale sembrava una presentazione da fare a scuola per compito. I più salivano, leggevano un branetto senza nemmeno “fare le voci” o dargli un minimo di interpretazione o descrivevano sommariamente i libri che avevano amato: in particolare, non ho apprezzato la presenza di Antonio Dikele Distefano, che ha subito premesso «Sono uno scrittore, ma non mi è mai piaciuto leggere» (e poco prima Enrico Ruggeri si era scagliato contro il fatto che “sono più quelli che pubblicano libri di quelli che li leggono”, trovando il plauso generale).
Per capirci, alla fin fine sono andata via dopo circa tre quarti di programma, certa che col senno di poi non avrei certo fatto duecento chilometri per un evento del genere.
Il giorno dopo, comunque carica di aspettative (sì, sono un’illusa), sono corsa a collegarmi al sito di Rai Replay per guardare il “main event”.
Favino che è una maschera di ansia, sigla, i comandamenti di Pennac, Favino che si ripiglia e piano piano sembra a suo agio, intervento di Giacomo Poretti che già mi fa storcere il naso a causa del titolo: “Il libro è solo di carta”.
Devo fare una premessa: mi sono sempre orgogliosamente schierata contro il digitale, sostenendo che il libro “fisico” fosse tutt’altra storia; i miei amici, però, sapendo quanti soldi spendessi in libreria e conoscendo le potenzialità degli ereader, al mio compleanno mi hanno regalato un Kindle di cui mi sono innamorata appena ho finito di scartare il pacchetto, facendomi ufficialmente convertire alla sana convivenza tra digitale e cartaceo e facendomi dire più volte «Se non lo provi non lo sai, fidati».
io leggo perché

Io leggo perché: vietati gli ebook, ma ben vengano i selfie!


Ascolto comunque il monologo di Giacomino, che parla di classici e di regali di Natale, fino a concludersi con qualcosa come “leggere un libro su un tablet è come fare l’amore con una bambola di plastica”: storco il naso, ma aspetto, guardando il collegamento con la piazza e trovandomi poi davanti uno dei miei artisti preferiti, Neri Marcorè; sempre carica come una molla (eh, io mi esalto con poco, cosa vuoi che ti dica) mi preparo a godermi il suo vocione che tanto apprezzo.
Non so se hai visto lo sketch: scimmiottando un venditore da fiera che vuole venderti chissà che prodotto innovativo, ha mostrato un libro dall’aria fragile e abbastanza datata, descrivendolo in modo sensazionalistico. Idea carina, per carità, peccato che:
1. La prima cosa comparsa sullo schermo dietro all’attore sia stata una bella serie di icone che spiegano che il libro non necessita di connessione USB, corrente elettrica e non ha la batteria, altro segno di “disprezzo” verso gli ereader
2. Ad un certo punto abbia parlato del fatto che la costola tiene tutte le pagine legate, l’abbia aperto e un paio di fogli siano quasi caduti
3. Il libro in sé è stato trattato male: Marcorè l’ha usato con discreta malagrazia, sbattendolo a terra (sottolineando come il libro, a differenza di un tablet, non si rompe se lo sfracelli sul pavimento) e facendo un’orecchia che portava via un quarto di pagina. Probabilmente in quello sono io ad avere qualche strano feticcio, ma l’idea di usare un libro consumato e datato per un simile “trattamento” mi è sembrata poco azzeccata.
In generale mi ha infastidita parecchio questo schierarsi così apertamente e fin da principio contro il digitale, tant’è che alla fine ho interrotto lo stream e devo ancora vedere la fine della trasmissione. Anche l’atmosfera non mi è piaciuta molto, mi è sembrata adatta a chi legge più per farsi bello che a chi legge per passione, allontanando quindi i non lettori…
E voi cosa ne pensate?