Come recentemente annunciato con un autoscatto (come Gianni Morandi, italianizziamo i “selfie”) particolarmente ridicolo, Nativi Digitali Edizioni ha recentemente festeggiato un anno di attività. In questi dodici mesi sono successe un mucchio di cose, ma non sto a parlarmi addosso: magari vi può interessare di più cosa ci ha insegnato questo primo anno di attività su una professione che non si capisce mai se invidiabile o sfigata, quella dell’editore, oltretutto nella sua declinazione digitale, come se non bastasse.

Le cose più belle del mestiere di editore digitale indipendente:

da canc editore digitale

– Non ci si annoia mai: magari non ci crederete, ma fare l’editore non consiste in leggere qualche manoscritto dopo pranzo e quindi andare a socializzare agli aperitivi: ci sono veramente tanti aspetti da curare, scadenze da rispettare, progetti su cui lavorare. E questo per noi è un bene: a volte ci sembra che esistano mille modi per impiegare il proprio tempo, ma credo di essere sincero quando dico che il tempo libero si gusta molto di più quando è “sudato”.

– Si fanno belle conoscenze: il ruolo da editore è perfetto per un timido come me: un sacco di gente ti scriverà mail, ti chiederà di fare skype-call, ti inviterà agli eventi, non sei quasi mai tu a dover rompere il ghiaccio. Pensare che chi si interessi di lettura e scrittura per professione o passione sia per forza di cose una persona interessante è un po’ da radical chic, ma credo sia vero: chi legge molto di solito è un ottimo ascoltatore e chi scrive molto di solito ha mille idee in testa.

– Ci si sente importanti: per una serie di strane circostanze che non starò a spiegarvi, da alcuni anni mi succede ogni tanto di essere riconosciuto e fermato per strada da sconosciuti, ma ripensando a quanti personaggi famosi sono anche dei benemeriti imbecilli, non è che ci sia molto da vantarsi. Quando invece la gente ti presenta come “editore”, senti che attiri l’attenzione: autori e lettori, quando non sono arrabbiati, parlano volentieri con te e a volte ti ringraziano pure per il tuo lavoro, dopo una presentazione la gente fa quasi la fila per venirti a parlare. Però non datemi del lei, che mi fate sentire vecchio.

– Fai cose che ami: per quanto non tutto il lavoro dell’editore sia gioia e delizia, bisogna dire che sì, la maggior parte delle attività sono magari impegnative e stressanti, ma rientrano in quelle cose che “ci piacciono”. Non credo che siano molti i mestieri in cui si può dire questo. E spesso, se una cosa la si ama, la si riesce anche a fare meglio.

Ok, veniamo ora alle cose non diciamo brutte, ma magari meno belle…

da canc editoria dg2

– Non si riesce a staccare mai: Dal momento che il lavoro da fare è tanto e che di solito è di nostro gradimento, il rischio è quello di lavorare sempre, comprese sere e weekend. Non è necessariamente una cosa negativa, ma a volte si sente l’esigenza di staccare, di fare qualcosa che non c’entra nulla con l’editoria, e al contempo ci si sente in colpa per trascurare tutta la lista di progetti e di to-do’s che ci attende implacabile su Evernote. Inoltre amici e parenti penseranno che sei uno stronzo che se la tira, se continui a non farti mai vedere.

– Ti senti incompreso: proprio per il fatto che la “ggente” ha una visione spesso contrastante e spesso clamorosamente errata del mestiere da editore, ovunque vai ti sentirai  incompreso. Per molti (tipo gli ingegneri) sei un fancazzista, per alcuni devi per forza essere ricco (vaglielo a spiegare!!), per altri sei pazzo; oddio, forse questi tutti i torti non ce li hanno… Inoltre, tutte le persone che incontrerai diranno: “Ah, sai che scrivo? Mi pubblichi?” o, “Ah, sai che ho un amico/cugino/amante/panettiere che scrive? Lo pubblichi?”, mettendoti costantemente in imbarazzo; se non altro, di questi quasi nessuno scrive veramente.

– Hai a che fare con gente… strana: gran parte del lavoro dell’editore consiste nell’avere a che fare con gli scrittori. E gli scrittori sono una razza particolare, si sa. Megalomani, pignoli, petulanti, incontentabili, saccenti, esigenti. Però, di solito sono anche colti, interessanti, affascinanti e geniali, e quindi il gioco vale la candela. Diverso è il discorso di alcuni aspiranti scrittori (non tutti, eh), che spesso e volentieri si portano dietro i difetti della categoria, ma non i pregi. E poi si incazzano costantemente, e sicuramente lo faranno anche in risposta a questo articolo…

– Non hai mai soldi: non starò a compiangermi sulla crisi dell’editoria, sulla cultura che in Italia è bistrattata, sui politici che son tutti ladri è quant’altro. Secondo me, se un editore lavora bene, i soldi nel medio-lungo periodo li può fare. Il problema è che non bastano mai: spese amministrative, spese burocratiche, royalties, consulenze da pagare, spese per viaggi ed eventi, TASSE, eccetera, eccetera. Però su una cosa risparmi: hai un sacco di libri da leggere gratis!

2014-05-11 17.14.05

Facce di due editori digitali quando sono stanchi (quasi sempre)

 Sei solidali verso la dura vita dell’editore digitale? Beh, puoi sempre comprare i nostri ebook!

Marco “Frullo” Frullanti