Frequentando da anni varie comunità online di scrittori, lettori o comunque persone che gravitano intorno all’affascinante ma bizzarro mondo dell’editoria, una delle domande che leggo più spesso è “Come aprire una casa editrice digitale?”… con o senza l’ultimo aggettivo. Del resto, so bene quanto possa affascinare la professione dell’editore, dato che è la stessa domanda che io e Annalia ci ponevamo a inizio 2013! E dal momento che, con alti e bassi, la nostra “baracca” è aperta ormai da parecchi anni, magari non siamo i più qualificati a rispondere esaustivamente a questa domanda, ma qualche dritta possiamo provare a darvela… basandoci soprattutto sui nostri passi falsi, così magari non dovrete farli a vostra volta! In questo articolo provo pertanto a identificarmi in me stesso di qualche anno fa, immaginando di intavolare parlare un dialogo col me stesso di oggi (non ditelo a Doc Brown però!).

Innanzitutto, cosa vuol dire “fare l’editore digitale”?

Beh, forse lo sapete già meglio di me, ma mai dare nulla per scontato… La definizione “rigida” presenta l’editore come colui che pubblica libri scritti da altri. Dal momento però che, ai tempi di Amazon, dei blog e del self-publishing, il concetto di “pubblicazione” è diventato piuttosto “fluido”, forse sarebbe più corretto definirlo come l’intermediario tra lo scrittore e il lettore: deve cioè occuparsi, coordinandosi con l’autore, di tutte le operazioni che trasformano un file di testo in un prodotto editoriale, che sia il buon vecchio volume o la sua controparte digitale. A proposito di quest’ultima parolina magica: per “editore digitale” ormai non si intende più, come qualche anno fa, chi pubblica solo ebook, visto che, grazie alla pervasività del print on demand, sono rimasti ormai davvero in pochi, bensì chi concentra il suo lavoro di distribuzione (e quindi, di promozione) sul web invece che tramite i canali tradizionali delle librerie e delle fiere (che dovrà comunque tenere in considerazione, eh!). O almeno, è così che lo definisco io.
Se volete sapere qualche dettaglio in più sulla vita di un editore digitale, leggete anche quest’altro articolo.

Sì, all’inizio è normale sentirsi così… e non solo all’inizio, a dire il vero…

Cosa devo fare quindi, nel concreto, per avviare una casa editrice?

Prima di tutto, porre a se stessi la domanda che mi ha fatto mio nonno quando gli ho detto che mi stavo per sposare, cioè: “Sei sicuro?“.

Se la risposta è ancora affermativa, io consiglio di iniziare a farsi domande più concrete: che tipo di libri voglio pubblicare? Voglio concentrarmi su un genere specifico, o no? Pubblicherò autori emergenti o cerco gente già conosciuta? Come voglio promuovere i miei libri? Da chi sarà composto il mio team, quanti e quali collaboratori mi servono? Quali sono le case editrici da cui posso prendere spunto (senza arrivare a copiare…)? Dove trovo i soldi? Che forma giuridica dovrei adottare? … E ce ne sono decine di altre, ma queste mi  sembrano le più urgenti.

Per quanto riguarda le ultime due in particolare, il mio consiglio spassionato è di prendervi un po’ di tempo per iniziare a capirci qualcosa di tutte quelle simpaticissime complicazioni che vi perseguiteranno da qui in avanti, cioè burocrazia, regime fiscale, finanziamenti, agevolazioni e quant’altro: di solito chi si interessa alla cultura tende a essere piuttosto allergico alla contabilità, ma sappiate che un piccolo sforzo lo dovete per forza fare, ed è meglio incominciare subito, così almeno ci prendete l’abitudine… Il vostro Comune o la vostra Regione dovrebbero avere degli sportelli per gli aspiranti imprenditori che possono esservi molto utili in tal senso, e anche qualche chiacchierata informale con un commercialista (sì, vi toccherà avere a che fare anche con loro…) può aiutarvi a capire dove iniziare a sbattere la testa… ehi, si fa per dire!

E quindi, ehm… quanti soldi servono per partire?

Finalmente vi do una buona notizia: sì, oggi è possibile fare gli editori senza essere ricchi possidenti o ereditieri. Dal momento che non vi servirà un magazzino per gestire i resi (beh, a meno che non ci teniate particolarmente), che all’inizio potete lavorare anche da casa e che non vi occorre attrezzatura particolare per incominciare (attenzione: se non lo avete già, un buon PC da lavoro è alla base di tutto! Su programmi e servizi si può fare economia, volendo, ma di un hardware affidabile non potete fare a meno), è possibile partire con investimenti molto ridotti. Non è molto elegante parlare di cifre, ma per capirci, si parla di poche migliaia di euro. Detto ciò, ecco la cattiva notizia: è molto probabile che ci voglia un po’ di tempo per “rientrare in pari”, e ancora di più per darvi uno stipendio decente, quindi gestite oculatamente le risorse di cui disponete e evitate di comprare una boccia di champagne per festeggiare l’apertura. Meglio lo spumante nostrano, se proprio dovete.

Quali sono le competenze necessarie per fare l’editore?

Dando per scontato che abbiate buone competenze di analisi del testo, che conosciate a menadito la grammatica italiana e che sappiate usare un PC per più di dieci minuti senza mettervi a urlare, ci sono tutta una serie di competenze trasversali che un editore, nel caso non le possegga già, può delegare a dipendenti, collaboratori esterni o occasionali, ma di cui dovrebbe comunque avere almeno un’infarinatura, anche solo per non farsi fregare! Per esempio:

  • L’editing: a questo proposito, ho qualche confessione da svelarvi… Agli albori di Nativi Digitali, mi sono detto: “Ma sì, ho una laurea magistrale in comunicazione e semiotica, è da una vita che leggo… sarò sicuramente in grado di occuparmi dell’editing, vero?” E invece, ho poi scoperto di non essere poi granché come editor, anche se in questi ultimi anni credo di essere migliorato un bel po’ grazie all’esperienza e allo studio… ma sarebbe stato molto meglio studiare prima! Non fate come me: non sottovalutate il lavoro da editor!
  • La grafica: la realizzazione delle copertine è una delle attività che si delega più spesso, ma dovete comunque scegliere che stile adottare, e inoltre ci sono loghi, interfaccia del sito, immagini promozionali per il web, volantini… insomma, qualcuno che ne capisca un po’ di grafica ci vuole per forza!
  • L’impaginazione: anche questa facilmente delegabile, sia per l’ebook che per il cartaceo, ma avere almeno un infarinatura di base, ad esempio con un corso, anche online, è altamente consigliabile…
  • Il web design: un sito “vetrina” che non sembra uscito dagli anni ’90 vi serve per forza, sappiatelo, detto questo potete farvelo realizzare da un professionista (eviterei il “cuggino” di turno per una serie di motivi che spero non sia necessario specificare…), ma sarebbe il caso almeno di imparare ad aggiornarlo autonomamente; tranquilli, è meno ostico di quanto sembri…
  • I social media e in generale la comunicazione: sì, so già che direte “Ah, ma questo è un gioco da ragazzi”, ma attenzione, non basta avere un account sui social network per saper imbastire una strategia di comunicazione sul web, come non basta cavarvela coi fornelli di casa per lavorare come cuoco in un ristorante. Se siete propensi a gestire la comunicazione e il tempo non vi manca, potreste mettervi alla pratica con qualche corso o manuale (di quelli buoni e aggiornati, però). Se invece siete tra quelli “Ma sì, bastano dieci minuti al giorno, no?”, piuttosto di rischiare di combinare disastri e finire sulla pagina “Social Media Epic Fails”, meglio delegare la gestione di social, newsletter, ufficio stampa web etc; anche in questo caso, meglio qualcuno con competenze specifiche che il “cuggino”, senza offesa per i vostri cugini che magari sono pure dei fenomeni, eh.
  • Contabilità/amministrazione: sì, una piccola casa editrice non è esattamente una “fabbrichetta” e se avete un buon commercialista in teoria potete delegare quasi tutto a lui… con il rischio poi di trovarvi brutte sorprese se quest’ultimo non fa bene il suo lavoro, o comunque di non capire che fine fanno tutti i soldi guadagnati con fatica. Meglio quindi che nella vostra casa editrice ci sia almeno una persona che abbia le competenze e la forza d’animo per occuparsi di tutte le “questioni noiose”; nel nostro caso, per fortuna c’è quella santa donna di Annalia…
  • “Faccia tosta”: è vero che per un’attività da gestire online non è necessario avere una parlantina da agenti di commercio, ma se volete organizzare molte fiere ed eventi, o anche solo se preferite lavorare via telefono che via email, sappiate che fa molto comodo avere almeno un “venditore nato” nella vostra casa editrice. Questa è l’unica competenza che manca sia a me che ad Annalia, ed è il motivo per cui di fiere ed eventi ne facciamo il minimo sindacale, e preferiamo sempre l’email al telefono…

Posso lanciare una casa editrice da solo, se imparo tutto quello che serve?

Nell’ambito della microeditoria, i “lupi solitari” non sono in effetti un caso così raro. E sono ancora più comuni gli editori che, pur avendo collaboratori più o meno occasionali, di fatto identificano la propria reputazione personale con quella della casa editrice, e viceversa. Detto ciò, dovreste avete letto la lista del punto precedente: come siete messi? Sicuri di potervela cavare con tutto? Se sì, beh, complimenti. Ma per esperienza personale, posso dire che non sono rare le situazioni in cui uno può essere bravo e ben disposto finché vuole, ma avere almeno una persona che possa darti il cambio quando serve e/o aiutarti quando il gioco si fa duro, diventa necessario se si vuole preservare la propria sanità mentale…

E quanto si guadagna a fare l’editore?

Ehm… eccoci arrivati alla domanda da un milione di dollari! Hai letto le ultime statistiche Istat sulla lettura, sempre più disarmanti? E sai che in Italia si pubblicano oltre sessantamila libri ogni anno? Ecco, incrocia i due dati e potrai capire che l’editoria non è proprio un settore da nababbi… probabilmente lo sapevi già, ma non nuoce ricordarlo. Se poi non hai contatti particolari del settore e non conosci autori “con un nome” disposti a pubblicare da subito con te, sappi che avrai bisogno del dovuto tempo per far ingranare la tua attività, farti conoscere e quindi costruirti un catalogo che ti consenta entrate soddisfacenti. Per poter sopravvivere finché ciò non avvenga, è possibile:

  • Gestire con tutta l’oculatezza possibile i propri risparmi;
  • Fare anche altri lavori, almeno part-time;
  • Proporsi come consulenti in ambito editoriale ad altri editori o privati;
  • Trovare un mecenate che tiri fuori la grana…

Sappiatelo: noi, nei nostri primi due anni di attività, abbiamo dovuto destreggiarci con le prime tre opzioni, oltre a sbatterci per pubblicare più libri che potevamo, ed è stato un periodo piuttosto… delirante. E continuiamo tuttora a occuparci di consulenze, anche solo per poter affrontare il resto del lavoro con più tranquillità. Si può fare, quindi, ma non è certo una passeggiata.

Senti, tutto molto bello, ma ho ancora molti dubbi… non è che posso farti alcune domande più  specifiche?

Eh, grazie per la fiducia, ma credetemi che se vi dico che un editore tende ad essere sempre impegnato non è per tirarmela, ma perché è proprio così! Forse questi articoli possono aiutarti a chiarirti le idee, almeno per quanto riguarda la promozione online. Inoltre, per un’infarinatura generale su tutti gli aspetti  della pubblicazione di un libro, ho redatto i testi del corso online “Da Zero ad Amazon” (in tutta onesta, non proprio aggiornatissimo nei contenuti, ma neanche poi del tutto  superato), .

Ok, ora le ho idee più chiare, ma ho bisogno di un consulente che mi aiuti in alcuni ambiti, a chi mi posso rivolgere?

Noi offriamo tutto un pacchetto di servizi editoriali personalizzabili, se ti interessa saperne di più trovi tutte le informazioni qui. Se invece preferisci rivolgerti ad altri professionisti, il mio consiglio è di dare un’occhiata alla sezione Freelance sul Writer’s Dream, una community seria e ben gestita (anche se, ahimé, al momento chiusa!)