Ok, è vero, abbiamo già pubblicato un articolo sulla contrappposizione – futile e immotivata – tra ebook  e cartaceo, e potete trovarlo qui. Oggi volevo provare a “mettere su carta” (si fa per dire) un mio viaggio mentale, dopo essere incappato nella solita trita e ritrita discussione su un gruppo Facebook e gli immancabili stereotipi sciatti e privi di significato sui libri digitali e di carta.

Mi sono reso conto che la diffidenza nei confronti della lettura in digitale – non sto parlando di chi l’ha provata e ha i suoi motivi per preferire la carta, ma di chi vede gli e-reader con fastidio, se non orrore – non deriva da un generale conservatorismo e nemmeno dalla diffidenza verso la tecnologia, ma sta sempre più diventando una questione di… tifo.
 

ebook o carta
Dalla nascita, costruiamo la nostra identità più sulla contrapposizione che sull’appartenenza.
Tifiamo la squadra X perché siamo contro Y e Z, votiamo il tale partito perché ci sta sulle palle un altro, aderiamo a una corrente di pensiero in contrapposizione a un’altra, compriamo la marca A perché ci rifiutiamo di comprare quella B, etc.
Conformare pensieri e comportamenti in questo modo è facile perché ci evita lo sforzo di ragionare. Ma, prima ancora di essere giusto o sbagliato, è vantaggioso per noi?

Scegliere di essere “contro” è facile. Troppo facile, a volte. Non dico di non cascarci spesso anch’io, anzi: è più divertente guardare una partita se tifi una delle due squadre e odi l’altra (beh, a meno che non perda la tua!). Però il vero tifoso è il primo ad ammettere quando la sua squadra gioca male, e quando gli avversari sono superiori, almeno in alcuni reparti. Ma il problema è un altro: il cartaceo e l’ebook non sono rivali come molti credono… ma due giocatori della stessa squadra!

Torniamo al mio dubbio iniziale: perché esistono ancora tante persone che guardano alla lettura digitale con disgusto? Che considerano gli ebook un nemico dei veri lettori? Per una concezione della lettura come passatempo “nobile”, contrapposto a quelli “volgare” come… beh, tutti gli altri. La tecnologia è quindi vista in contrapposizione al libro “naturale”, e l’ebook è quindi visto come un cavallo di Troia invece di un’opportunità di svecchiare il buon vecchio libro. Verrebbe da pensare che queste persone siano più affezionate alla tradizione e al rituale della lettura che al contenuto dei libri…

Torniamo all’analogia sportiva: il cartaceo è il capitano, ha esperienza, è più noto, conosce bene il suo mestiere e raramente incappa in errori veniali; non c’è da stupirsi se è il più amato! L’ebook invece è la nuova promessa, acquisto recente non ancora pienamente integrato nella squadra, che ogni tanto si mangia i gol e a volte si fa espellere per delle cretinate. Però, cavolo, risponde meglio ai nuovi metodi di gioco e spesso ha la fantasia per rilanciare le sorti di una squadra che sembrava destinata a giocare a metà classifica. E poi, contrariamente a quanto si creda, non vuole rimpiazzare il capitano, macché: è il suo idolo! Semmai, vorrebbe fare del suo meglio per un obiettivo comune.

Morale della favola? I recenti sviluppi del mercato del libro più maturo, quello USA, confermano che chi ama la carta non ha nulla da temere: è in buona salute (ma anche l’ebook non sta così male, nonostante i titoloni sbandierati da molte testate). Proprio  per questo, invece di intraprendere crociate contro i libri digitali, dovrebbe ringraziarli: le analisi di mercato dimostrano che molti si sono riavvicinati ai buoni vecchi libri proprio perché grazie al digitale hanno riscoperto il piacere della lettura.

Insomma, la morale è: ognuno ha diritto di leggere nel modo che preferisce (lo diceva anche Pennac, prima ancora che esistessero gli e-book), l’importante è, appunto… leggere; e qualche dato ottimistico in tal senso arriva finalmente anche in Italia…  e infatti anche noi, nati digitali, da quest’anno stiamo sperimentando i primi libri di carta… perché ricordiamolo, sono complementari, non esclusivi! 😉