Prima del prontuario per aspiranti autori di romanzi, due premesse.
Chi scrive un libro fa una promessa. Promette che il tempo speso a leggere non sia sprecato, che la storia raccontata valga le ore dedicatevi.
La seconda premessa me l’ha spiegata un autore e docente universitario: ai nostri tempi, la letteratura imita sempre di più la cinematografia.
Tenete a mente questo mentre leggete i paragrafi successivi che, lungi dal voler essere regole d’oro, sono consigli che mi capita di dare agli autori, sia come Copywriter che come Editor.
1- Evitare le lunghe introduzioni
Se sei proprio fortunato, un potenziale lettore giudicherà se leggere o comprare il tuo libro dalle prime due pagine.
La verità è che decidiamo se un libro varrà o meno il nostro tempo già alla prima pagina. Per questo motivo, è saggio fare un grande lavoro di lima sull’introduzione.
Come scrive Annamaria Testa, “Ho visto troppi testi potenzialmente buoni puniti da una scrittura opaca o sgangherata. E, lasciatemelo dire, la fretta di disfarsi di un testo appena terminato, senza investire un’ulteriore e cruciale frazione di tempo nel metterlo a posto, è la maledizione del pivello.”
Spesso mi capita di revisionare romanzi che mi annoiano a partire dai primi tre paragrafi. Non è una mia presa di posizione, un Editor è prima di tutto un attento lettore; scrivendo soporifere introduzioni, l’autore prende e perde tempo, come se potesse concedersi questo lusso.
In tempi in cui la letteratura imita la sceneggiatura, è consigliabile saltare subito all’azione, invece di indorare la pillola o perdersi in descrizioni non necessarie.
Prendete il vostro film preferito o la puntata pilota di una serie di successo: gli sceneggiatori si sono dilungati in spiegazioni o sono saltati subito all’azione, spiegando gli antefatti tramite mirati flashback?
Faccio un esempio pratico. In ambito cinematografico, consideriamo l’inizio di Star Wars, dove la cornice in cui si svolge l’azione viene velocemente spiegata con la celebre introduzione giallo su nero: “ A long time ago, in a galaxy far far away…”.
2- Evitare metafore non necessarie
Quando leggo cose come “i capelli di lei erano dorati come i raggi di sole che si specchiano in un fiume infinito…” penso “uccidetemi ora e lasciate il mio cadavere agli sciacalli!”.
Le metafore, come l’ironia, sono armi a doppio taglio. Certo, chi di noi non ama una bella metafora ogni tanto? Il fatto, purtroppo, è che molti esordienti non conoscono la differenza tra una metafora e un’iperbole.
Non esiste un numero fisso di metafore lecite da adoperare, basterebbe usare il buon senso.
Una buona prosa dovrebbe essere priva di “trucchetti”, come diceva Raymond Carver. Alla lunga certe metafore, più che essere propedeutiche allo svolgimento dell’azione, sembrano vezzi personali, palestre per l’ego dell’autore. Ma un autore non scrive (solo) per stesso, si rivolge a un bacino, mi auguro ampio, di lettori, di gente che vuole una bella storia raccontata bene.
3- Evitare di creare personaggi inutili o poco caratterizzati
Prendiamo Harry Potter, ecco cosa avevo scritto all’inizio del libro. Perdonatemi sia questo gesto inconsulto che la dodicenne me ha compiuto che la qualità deprecabile della foto.
Avevo annotato i nomi dei personaggi principali. Ho difficoltà a ricordare i nomi, come credo ne abbiano tanti tra di voi.
Quante volte vi è capitato, leggendo un libro, di trovare nomi di personaggi che il narratore dava per scontato che voi conosceste già?
“Peter riempì la cisterna.”
E chi diavolo è Peter? Dove è apparso?
Per questo motivo, e per agevolare una lettura fluida, sconsiglio di inventare personaggi secondari che facciano la propria apparizione meno di 3 volte nell’arco dell’intera narrazione.
Che bisogno c’è di dare un nome a qualcuno che farà una cosa superflua? Superflua è l’azione, superfluo è il personaggio.
Tenete a mente che ogni volta che un lettore vede apparire un nome nuovo pensa “L’autore gli ha dato un nome. Ci deve essere un motivo. Dovrò ricordarmelo.”
Fate modo che quel motivo ne valga la pena.
4- Evitare di scrivere periodi o paragrafi troppo lunghi
Non raccontiamoci bugie, il salto del paragrafo è uno sport agonistico praticato da tutti.
Molte volte il nostro occhio salta i paragrafi perché ci illudiamo di sapere già cosa vi sarà descritto.
A seconde letture ci accorgiamo che abbiamo commesso un errore saltando questo o quell’altro paragrafo: tante volte piccoli dettagli si celano in pezzi che ai nostri occhi sono insignificanti, tra lunghissimi periodi e frasi secondarie che ci annoiano solo a vedere scritte. Ma a quanti romanzi concediamo il lusso di avere una seconda lettura?
Non scrivete paragrafi chilometrici, a meno che non sia strettamente necessario. Il lettore è una persona dalla vista selettiva.
Lavorando anche come Web Editor, vi assicuro che esiste un motivo per cui usiamo i sottotitoli e il grassetto: per dare la libertà al lettore di saltare subito al fattore che gli interessa. La stessa cosa deve essere concettualmente trasposta nella scrittura di un romanzo.
5- Ultimi piccoli accorgimenti
Siate il vostro miglior Editor!
- Lasciate spazio all’immaginazione: “la sventurata rispose.”, così Manzoni aveva descritto la monaca di Monza cedere alla corte di Egidio. Queste tre sole parole evocano più situazioni di quelle che numerosi paragrafi avrebbero potuto fare.
- Attenzione alla concordanza tra i tempi verbali: leggete ad alta voce quello che avete scritto, ed eventuali errori vi salteranno subito all’orecchio.
- La punteggiatura scandisce e conferisce ritmo. “Non c’è ferro che possa trafiggere il cuore con più forza di un punto messo al posto giusto.” Maupassant
- La coerenza dei registri: adottare un registro amichevole e frizzante e cambiarlo in uno formale e altezzoso nel giro di 30 pagine è un grave errore. Sceglietene uno e proseguite con quello, a meno che cambiate coordinate spazio-temporali e personaggi.
- Disse, disse e disse: quando si tratta di scrivere dialoghi, è importante trasmettere il tono a chiusura delle virgolette. Non ci limitiamo a “dire”: sbottiamo seccati, urliamo arrabbiati, mormoriamo, rispondiamo, chiediamo, esclamiamo, intimiamo, minacciamo…
- Infine, non abbiate fretta di pubblicare. “Se non trovate niente da cambiare vuol dire che non state rileggendo sul serio.” Annamaria Testa
Per ulteriori dritte su come evitare errori, consulta le nostre guide o il nostro blog: è pieno di articoli sul tema!
Ottimi consigli! Molti spesso se ne dimenticano.
Articolo interessante anche se sono in parziale disaccordo con il punto 3.
I personaggi inutili, in alcuni frangenti, devono avere un nome per aumentare la verosimiglianza.
Prendiamo ad esempio la scena in cui i nostri eroi giungono in un villaggio distrutto ed in fiamme. La povera madre che ha smarrito il figlio, lo cercherà urlando il suo nome. Magari non vedremo più né la madre né il figlio, ma non ha senso che la donna urli “Figlio”. Passando ad uno scenario meno triste, anche un riccone che congeda il suo fidato maggiordomo dirà qualcosa tipo “Ambrogio grazie, puoi andare”. Probabilmente poi il nostro personaggio assassino spedirà il riccone all’altro mondo e di Ambrogio perderemo le tracce, ma in realtà il suo nome è servito a caratterizzare il suo padrone e mostrare in che modo si rapportava con la servitù, piuttosto che caratterizzare il maggiordomo in sé.
Mi rendo conto che si potevano trovare delle frasi che raggiungevano lo stesso scopo senza citare i nomi dei personaggi inutili, ma sarebbero sicuramente meno verosimiglianti.
Ovviamente questo è il mio parere.
Invece, per quanto riguarda il quinto consiglio del punto 5, quello del “disse, disse e disse” mi trovo pienamente d’accordo e mi preme solo fare una piccola integrazione. È vero che i nostri personaggi devono sbottare, urlare o sussurrare ma bisogna fare attenzione a non farli sembrare dotati di personalità multiple. Se uno ha appena urlato due frasi, la terza non sarà calma e pacata, anche se si accorge di aver preso un granchio ed aver urlato senza motivo. Il cambio di stato d’animo non deve essere troppo repentino a meno che non ci sia una più che valida giustificazione.
Inoltre si deve fare attenzione a non aggiungere altre azioni nel verbo che regge il dialogo. Ad esempio “rispose ridendo fragorosamente” e diciture simili, potrebbero risultare impossibili. Come si fa a parlare se si è squassati dalle risate? In alcuni casi sono accettabili perché l’azione non blocca il normale parlato, ma molte volte si leggono azioni contemporanee che non potrebbero accadere.
Kau sei fantastica!
Non ti dimenticheremo mai.
La tua fantasia, il tuo cinismo, la tua lucidità, fanno di te una persona unica.
Sei e resterai per sempre nel nostro cuore.
//s