Articolo a cura di Alessio Filisdeo, autore di vari romanzi Fantasy/Gotici/Pulp a marchio NDE!

“Consentitemi di essere esplicito sin dall’inizio: non credo che vi piacerò. I signori proveranno invidia e le signore disgusto. Non vi piacerò affatto! Non vi piacerò ora e vi piacerò ancor meno in seguito. Io sono pronto a tutto! In ogni momento! Che sia merito o demerito, questo ora è difficile da dire. Tuttavia, è certo che sono un libertino! […]”

Cominciava così l’accattivante monologo di John Wilmot, secondo conte di Rochester, per bocca dell’attore Johnny Depp, nel film The Libertine (2004). Una mossa squisitamente provocatoria dato che, paradossalmente, quelle parole sortivano esattamente l’effetto contrario, suscitando immediata simpatia verso un individuo ben poco piacevole, almeno superficialmente.

Fairfax e Coldwin, protagonisti dell’omonimo romanzo di cui vi parlerò oggi, possono dirsi partoriti dalla medesima idea di base.

Chi sono questi due distinti gentiluomini? Cosa vogliono? E fin dove sarebbero pronti a spingersi pur di ottenerlo?

Spericolati avventurieri, inseparabili soci d’affari, feroci assassini, rivali in amore e molto altro ancora. Ma non amici. Mai.

Fairfax e Coldwin rappresentano l’incarnazione dell’amoralità, di un libertinaggio assai più torbido dell’usuale declinazione sessuale riservata al termine.

Esseri astuti, subdoli e maligni, che si fanno forti delle debolezze altrui e che godono della loro condizione di superiorità. Si prendono sfrontatamente gioco della società civilizzata, dimostrando una prepotenza inaudita, mascherando il tutto con un affilato sorriso di falsa benevolenza.

Il solo dio che servono è il riflesso di sé stessi; la sola religione che professano quella della violenza, e del sangue.

Ogni loro azione è votata all’interesse personale; ogni loro decisione maturata sulla base di un possibile vantaggio, immediato o futuro.

L’empatia è un concetto estraneo alle loro coscienze sopite, narcotizzate dall’oppio dei vizi e dalle più basse pulsioni dell’animo umano.

Pari a implacabili predatori notturni, si aggirano per un mondo di tenebra, spesso abitato da mostri addirittura peggiori di loro, dominato da tiranni, fanatici e voltagabbana.

Ci troviamo nei primi anni dell’Ottocento, e l’Europa è stretta nella morsa del conquistatore Bonaparte.

Gli ideali della Rivoluzione sembrano essersi smarriti, e persino l’Illuminismo, elevato ad aulico argomento di conversazione per borghesi annoiati, pare aver lasciato le sponde del Vecchio Continente per emigrare nel Nuovo Mondo.

È questo un secolo di grandi cambiamenti sociali e culturali, di belle promesse e avveniristiche invenzioni, eppur tuttavia, al suo inizio, non si presenta granché bene, o almeno così devono pensare i signori Fairfax e Coldwin. Del resto, all’ombra della Storia, essi hanno assistito a un ciclo di vita e morte senza precedenti, arrivando a far propria la dottrina della disillusione. Ma non c’è cinismo che tenga davanti alla prospettiva del rinnovamento, così, come tanti prima e dopo di loro, gli affettati gentiluomini scelgono di emigrare nelle Americhe, il Paese dalle mille opportunità.

Un proposito così innocuo, così innocente nella sua ingenua concezione che farete fatica a credere a quali e quante calamità esso porterà.

Dallo splendore delle corti aristocratiche britanniche alla decadenza della Repubblica francese: a metà strada tra I fratelli Corsi di Alexandre Dumas e le Cronache dei Vampiri di Anne Rice, quella di Fairfax & Coldwin è un’epopea di odio, vendetta e crudeltà che non dimenticherete tanto facilmente!

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