Dopo l’avvincente esordio con “Quando le ombre si fanno lunghe” (recensito qui), l’autrice mantovana Rita Salvadori si è specializzata in un genere tutto suo, il Romanzo a Colori; “La Soffitta di Zia Jole” e “Il viaggio trasparente” (recensiti qui) rivelano infatti le inedite possibilità che il colore offre a uno scrittore per marcare le differenti voci dei narratori all’interno della storia e superare quindi i limiti del romanzo “tradizionale”, vincolato spesso a una sola voce narrante per non confondere il lettore.

L’esperienza maturata da Rita Salvadori con i romanzi precedenti è infatti più evidente che mai in “Il Violino del Primo Papavero”, un “Romanzofiaba” dove le sperimentazioni precedenti trovano la realizzazione più artisticamente ambiziosa, ma anche più appassionante.

Il lettore è infatti “catturato” dalla storia già dalle prime pagine, in cui il giovane Francis si reca in viaggio dall’Inghilterra verso Carcassonne per incontrare Antoine, un vecchio amico dei suoi genitori nonché esperto liutaio, che farà luce sui misteri del passato del ragazzo, intrecciato a doppio filo con quello… di un violino.

In un romanzo “convenzionale”, a questo punto, il narratore diventerebbe Antoine, in un lungo flashback che ricondurrebbe al presente solo nel finale. Invece, già nei primi capitoli è evidente la scelta da parte dell’autrice di una narrazione corale, affidata non solo ai personaggi principali della storia, ma anche a quelli “secondari” e persino a oggetti e infine a “entità” immateriali come la musica , o a ruoli narrativi come… la scrittrice. Una rottura della “quarta parete”, quindi? Non esattamente… ma lascio al lettore il gusto di scoprirlo.

Gli elementi metanarrativi, del resto, ne “Il Violino del Primo Papavero” non sono un semplice stratagemma per stupire il lettore, ma rappresentano una parte fondamentale del romanzo; la trama, apparentemente semplice, più che tramite dialoghi o resoconti, procede attraverso il continuo alternarsi tra le prospettive dei vari narratori e lettere che infittiscono l’intreccio, e viene nobilitata dalla presenza di elementi fantastici che non appartengono, come di consueto, al mondo dei personaggi, ma a quello dello scrittore. Il Violino del Primo Papavero assume quindi in un certo senso il ruolo di protagonista non per merito di poteri magici o sovrannaturali, ma perché diventa fedele compagno di una carovana di personaggi in giro per l’Europa per coronare il loro sogno di musicisti, e che sperimenterà l’amicizia, l’amore ma anche la minaccia causata da un antico rivale di Antoine…

Oltre all’abbondanza di elementi metanarrativi, l’altra peculiarità de “Il Violino del Primo Papavero” sta nell’atmosfera tutta particolare che rende legittima la definizione di “Romanzofiaba”: anche se ci sono riferimenti geografici, l’autrice evita volontariamente descrizioni dettagliate o connotazioni esplicitate ai luoghi dove viaggiano i personaggi, come del resto non sono presenti indizi atti a svelare la precisa epoca di ambientazione, che rimane un mistero fino ai capitoli conclusivi. Sebbene infatti siano presenti sia elementi tipici del romanzo storico che di quello di formazione e di viaggio, sarebbe limitante definirlo un romanzo che segue le convenzioni di un solo genere letterario.

Proprio per questa originalità, sempre più rara nel panorama editoriale contemporaneo, e per la grande cura stilistica dimostrata dall’autrice, mi sento di consigliare “Il Violino del Primo Papavero” ai lettori di tutte e l’età e di tutti i gusti: chiunque sia interessato a una storia avvincente e ad atmosfere magiche, senz’altro apprezzerà questo “Romanzofiaba”. Disponibile in cartaceo ed ebook su Amazon.