“Gustav Lafav e la Camera Segreta” – L’Umorismo di Piton

“Gustav Lafav e la Camera Segreta” – L’Umorismo di Piton

Gustav Lafav, il bulletto messicano imbucato alla scuola di magia LasHogwarts, sembrava sparito dopo l’epico duello con Nevillo Paciockone. E invece, è ancora in circolazione… 

Pagine: 170

Formato: Ebook (Epub, Pdf, Mobi) e Cartaceo

Genere: Parodia, Umoristico, Fantasy

Copertina a cura di Simone Quaglia

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Descrizione

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A LasHogwarts i casini sembrano non finire mai: alcuni degli scapestrati studenti (e professori) ricevono un invito sospetto per un improbabile festino, altri spariscono dopo essere entrati in una misteriosa “Camera Segreta”, che si rivela un portale per nientepopodimeno che il Gigiworld. Ne seguiranno rivalità d’amore tra Maghi e Hobbit, Gigimon particolarmente volgari, razzisti, osceni o con accento friulano, assassini seriali, complotti per la conquista del mondo e altre simpatiche amenità.

Dopo il clamoroso e controverso successo di “Gustav Lafav – Lo Studente Dimenticato”, le diaboliche menti responsabili della famigerata pagina Facebook “L’Umorismo di Piton” tornano sul luogo del delitto per firmare un’avventura ancora più lunga, più scabrosa e più allucinante, vagamente ispirata a una certa serie fantasy relativamente famosa…
In “Gustav Lafav e La Camera Segreta” ritroviamo quindi lo sfigatissimo Jerry Porker, l’ingenuo Ronaldo Whiskey, l’irritante Hermagone, il razzista Drago Adolfoy, l’ambiguo Autobus Stilente e, soprattutto, il bulletto di origine messicana che sembrava sparito ma è ancora in circolazione, se non altro perché dà lui il titolo alla saga…

Informazioni aggiuntive

Estratto Gratuito

Capitolo 1: Siamo ritornati, figli di puttana

«BOOM! Headshot! Il ritardato colpito in pieno!» gridò, puntando il dito verso il cielo.
Ron si alzò un po' frastornato, raccolse i libri e si incamminò verso la classe. Il manifesto con il volto di Nevillo attirò la sua attenzione al punto da rischiare la vita sulle scale, ma alla fine riuscì a raggiungere l’aula, andandosi a sedere al proprio posto e tastandosi dolorante la fronte.
Arrivarono anche Jerry ed Hermagone, che andarono ad occupare i banchi accanto.
«Minchia Ron, cos'è quella ferita orribile sulla fronte zio? Tutt'apposto?»
chiese Jerry.
«Jerry ma è fantastico! Ora anche io ho una cicatrice come te!», rispose Ron tutto eccitato.
«Ora siamo fratelli di cicatrice!» concluse, girandosi dall'altra parte.
Hermagone guardò stranita Ron: quella che aveva in testa era una ferita, e anche piuttosto sanguinante, ma non voleva infrangere i sogni del poveretto, quindi lasciò cadere la questione.
Riprese la lezione di erbologia della professoressa Fanta. Jerry, Ron ed Hermagone dovevano raccogliere delle foglie particolari sotto lo sguardo vigile della professoressa nel giardino botanico della scuola. Ron stava raccogliendo dalle sue piantine stando in una posizione gobba quando, all’improvviso, BAM! Cinque dita più il palmo della mano ariana di Drago finirono sulla nuca del rosso.
«PAM! Ehi, Malpelo, devi stare attento!» lo apostrofò Adolfoy.
Jerry si avvicinò minacciosamente a Drago, muso contro muso, tirando fuori la bacchetta.
«Ehi Adolfoy, sei tu che devi stare attento» esclamò Jerry.
Drago si guardò alle spalle, come per cercare attenzione per il suo gesto, e indicò a Jerry di voltarsi.
«Guarda Jerry, ci sono i tuoi genitori!»
Il giovane si voltò.
«Dove?!» chiese speranzoso.
Drago lo spinse con forza, facendolo inciampare in un secchiello pieno di foglie e finire sopra a una scrivania completamente ricoperta da strani oggetti. L’urto fece cadere un aggeggio che, rompendosi, causò una piccola esplosione. Di lì a poco divampò un incendio che bruciò le pianticelle dell’aula di erbologia. Le fiamme e le piante che ormai ardevano provocarono un denso fumo nero che si andò propagandosi per tutta la classe. Molti studenti iniziarono a correre fuori, seguiti dalla professoressa che spintonava gli alunni per farsi spazio verso l’uscita di emergenza.
«Dove pensi di andare Adolfoy, tu ed io non abbiamo finito» disse Jerry con la voce impastata a Drago che intanto si avvicinava verso l’uscita. Respirare quel fumo stava avendo uno strano effetto su Jerry che era l’ultimo rimasto in quella stanza. Infatti, si era convinto che davanti a lui ci fosse ancora Drago, quando invece era stato il primo ad andarsene.
«Fatti sotto vecchio figlio di puttana!» gridò Jerry al Drago immaginario alzando i pugni al cielo. Poco dopo iniziò anche a colpire il vuoto, ridendo. «Te le sto suonando di santa ragione eh!».
Poi le fiamme iniziarono a divampare sul mantello nero di Jerry che, in uno stato mentale davvero pietoso, iniziò a prenderle a pugni. Le fiamme scottavano e Jerry, sentendo bruciore, iniziò a correre piangendo e ridendo. Non avendo molto il senso della misura, il giovane mago occhialuto sbatté contro una finestra e, rompendola, cadde giù, per sua fortuna, da un solo piano della scuola.
Stranamente si ruppe una gamba e un braccio finendo all’ospedale della scuola dove ormai lo conoscevano tutti.

Capitolo 2: La Briscola

Quel giorno a LasHogwarts, Stilente era parecchio nervoso. Giocherellava con un asso di denari tra le mani mentre guardava fuori dalla finestra.
«Stanno arrivando.» disse ad un certo punto il preside. E si videro due uomini a cavallo in lontananza giungere all’ingresso principale di LasHogwarts.
Jerry Porker bussò un paio di volte all’ufficio di Stilente ed entrò tutto agitato e sudato.
«Professore, sono arrivati!» gridò Jerry.
«Lo so. Sei pronto?» chiese Stilente con fare da vero leader che tranquillizzò anche Jerry col suo carisma.
«Sì. Lo sono.»
«Andiamo ad accoglierli.» e Harry annuì con un cenno di testa.
I due uomini, a guardarli meglio, sembravano un uomo e mezzo… Uno dei due era molto basso, circa la metà dell’altro, aveva dei piedi scalzi e pelosi sproporzionati rispetto al corpo e indossava un mantello blu da viandante. L’altro invece era un uomo alto con la barba lunga e bianca, i capelli lunghi e bianchi, molto simile a Stilente, con uno sguardo che penetrava l’aria.
«Sei in ritardo…» disse Stilente stesso accogliendolo alla porta con Jerry al suo fianco.
«Un pusher non è mai in ritardo, brutto coglione» rispose in maniera secca l’uomo bianco e proseguì «e comunque non ho trovato un cazzo da fumare.».
Quell’uomo era Ganjalf, il grande mago della Terra di Merdor, un posticino del cazzo nei pressi del basso Veneto.
L’aria era elettrica e Jerry chiamò l’attenzione del mezz’uomo: «Frocio Bagigi…», il quale non prese bene quel soprannome: «Vuoi prenderle subito, Porker?!»
«Ti piacerebbe!» rispose Jerry che venne tranquillizzato da Stilente con una mano sulla spalla e la frase: «Via, Jerry, più garbato…».
Erano Ganjalf e Godo Bagigi i due ospiti a LasHogwarts. Il primo era un amico di vecchia data di Autobus Stilente, girano anche voci su una presunta relazione tra i due, mentre lo sanno in tutto il mondo magico che tra Jerry e Godo non corre buon sangue.
Per tradizione, questi quattro si sono riuniti per la partita annuale di Briscola: LasHogwarts contro la Terra di Merdor.
Stanza chiusa, quattro sedie e squadre incrociate. Sigaro acceso per tutti e via con la partita.
«Ehi Ganjalf, ho letto su internet che credono che in uno scontro io ti batterei sul piano magico…» disse Stilente con un sorrisetto provocatorio mentre allontanò il sigaro dalla bocca.
Ganjalf giocò la sua carta con grande maturità e rispose «Sai cos’altro gira su Internet? Il porno di tua sorella».
A questo punto fece un ghigno il giovane Hobbit «Mpf! Zitto e incassa, coglione» riferendosi a Stilente.
Jerry provò a fargli brutto con lo sguardo, ma essendo un ragazzino magrolino con gli occhiali l’effetto che provocò fu solo il dubbio sulle sue intenzioni.
Stilente stava contando i punteggi e disse che lui e Jerry erano arrivati a 36, ma Ganjalf e Godo non la presero bene. Ganjalf aveva fatto un conto diverso.
«Oh ma porco*** io voglio sapere ti come ti fa i conti» disse Ganjalf in dialetto, innervosito.
«15… Più 18… e fa 36» disse in modo distratto Stilente mentre ricontava le carte, ma Ganjalf lo interruppe «Come fa 18 più 15 a far 36».
Poi di colpo Ganjalf si alzò in piedi e allungò la mano verso Stilente in modo minaccioso «15 più 18 non fa 36. Dio ti maledica, te do uno schiaffon che te infilo sotto al muro, to mare puttana, che te copo ***can!!». Silente aveva abbassato la testa e ridaccchiava in maniera nervosa accortosi della pessima figura, mentre se la ridevano Jerry e Godo.
«QUINDICI E DICIOTTO QUANTO FA?! COGLIONE!!» e subito dopo Ganjalf aggiunse numerose bestemmie.

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