Nell’ormai lontano settembre del 2013, abbiamo dato il là a Nativi Digitali Edizioni, e come per ogni “compleanno” ho voluto scrivere una specie di “editoriale”, che non vorrebbe essere un pippone autocelebrativo su quanto siamo sagaci e brillanti, ma una sorta di testimonianza su quello che abbiamo imparato nell’ultimo anno, nella speranza, forse non troppo vana, che possa essere utile, o almeno interessante, per qualcun altro oltre ai nostri cugini.

Quest’anno ho scelto un tema che credo incomba nella vita di un po’ tutti noi, in particolare in quella di chi, per professione o per hobby, intraprende una strada “creativa”: la perseveranza. Che il proverbio presenta come “diabolica”, ma sotto sotto così malvagia forse non è…

Lo scenario dovrebbe esservi ben noto: inseguire i sogni fa parte della natura umana, e anche se le magagne della vita adulta spesso ce lo fanno dimenticare, credo che in ognuno di noi ci sia ancora, nascosto da qualche parte, l’entusiasmo tipico dei bambini. Ci sono persone che ogni volta che li incontriamo hanno un nuovo progetto (e, se gli chiediamo aggiornamenti su quello di cui avevano parlato la scorsa volta, nemmeno se lo ricordano); ci sono altri che preferiscono inseguire obiettivi concreti e “quotidiani”, e per scelta o necessità non provano nemmeno a realizzare le loro fantasie. C’è poi qualcuno che ci riesce, e trasforma i propri sogni in realtà. Non stiamo dicendo che sia il nostro caso, anche se la stessa sopravvivenza del progetto che abbiamo lanciato quattro anni fa equivale in un certo senso alla realizzazione di un obiettivo per nulla banale, se pensiamo che 8 startup italiane su 10 chiudono i battenti entro i primi 3 anni (non conosciamo i dati precisi per l’editoria, ma dubito che siano più rosei…)

Se siamo convinti che un progetto ci porterà buoni frutti e abbiamo già investito tempo ed energie per avviarlo, perché mollare?

Dal momento che ho già scritto che non è nostra intenzione fare gli splendidi, e che, come diceva Ivan Benassi detto Freccia, “non è giusto giudicare la vita degli altri, perché comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri”, partiamo raccontando tre nostri insuccessi causati da mancata perseveranza.

Ebook Gratis Ita – In realtà, il sito sulle offerte dal titolo un po’ paraculo (ma che ci volete fare, porta traffico da Google…) esiste ancora, solo che è in quella fase di “standby” che, quando si protrae per troppo tempo, non fa certo sperare bene… Ve la faccio breve: Ebook Gratis Ita vuole (o voleva?) prendere spunto  da vari siti anche parecchio popolari in ambito internazionale come BookBub, che promuovono gli ebook in offerta di editori e self-publisher con una formula “freemium” e spesso risultano determinanti per il successo della promozione. A livello tecnico, il sito ha funzionato anche meglio delle aspettative: autori ed editori possono inserire i dati dei  loro libri che poi, con un procedimento semiautomatico che richiede pochi clic da parte nostra, vengono promossi attraverso post su Facebook e Twitter, e persino una newsletter personalizzata.

Tutto molto figo sulla carta, insomma, ma dopo un discreto buzz iniziale, i post sono iniziati a languire e di conseguenza gli utenti  sul sito e i social, al contrario di quanto avevamo previsto in fase di progettazione. A questo punto, sarebbe stato necessario o riempire il sito di contenuti, o sforzarsi di promuoverlo costantemente a editori e autori,  ma… la delusione per le aspettative parzialmente tradite ha finito per smorzare il nostro entusiasmo e la nostra motivazione verso il progetto. Anche perché il traffico da Google non ha decollato col tempo come speravamo (forse, chi cerca ebook gratuiti preferisce i soliti canali non proprio legali…)

Sì, questo meme è già “vecchio”, ma si può applicare a così tanti aspetti della vita… 😀

Il Maggio degli Ebook – Chi ci segue da un po’ forse se lo ricorderà: nel 2015 abbiamo lanciato un’iniziativa di promozione dell’editoria digitale indipendente dei piccoli editori e self publisher. In realtà, parlare di “insuccesso” è fuorviante visto che la partecipazione da parte di autori e blogger è andata oltre ogni aspettativa, e ai tempi abbiamo pure scritto un articolo celebrativo. Arrivati alla fine del mese eravamo molto soddisfatti e avevamo già pensato a come riproporre il progetto l’anno successivo, cioè organizzando con più anticipo e chiedendo ai blogger di scrivere brevi recensioni invece di semplici segnalazioni.

E allora, vi chiederete, perché nel 2016 e nel 2017 il “maggio degli ebook” non è tornato? Perché a marzo/aprile, quando avremmo dovuto iniziare a muoverci con l’organizzazione, ci siamo seduti al tavolo e ci siamo resi conto che non avremmo avuto il tempo necessario per gestire l’iniziativa come avrebbe meritato. Questo anche perché, per quanto i risultati della prima edizione siano stati apparentemente buoni, i frutti a livello di visibilità e relazioni nel medio-lungo termine sono stati forse un po’ deludenti, e quindi abbiamo deciso a dedicarci ad altre cose, come ad esempio…

Da Zero ad Amazon – Un corso online che spiega, in modo informale e, almeno nelle intenzioni, simpatico, come affrontare tutti gli step necessari per l’autopubblicazione di un libro. In questo caso la collaborazione con Davide e Giorgio di Evoluzione Finanziaria è stata fruttuosa (io mi sono dedicato solo a quello che mi piace fare, cioè scrivere i contenuti e poi promuovere il corso sul web, lasciando a loro la “voce” e le magagne tecniche) e molti blogger hanno contribuito alla diffusione del progetto, che ha portato anche risultati discreti a livello economico (cosa che, in editoria, non è mai banale). Perché lo annovero tra gli insuccessi, allora? Perché nella mia testa Da Zero ad Amazon avrebbe dovuto rappresentare un piede nella porta della formazione online sull’ambito dell’editoria digitale,  a cui sarebbero seguiti altri corsi più specifici, consulenze personalizzate, webinar in diretta e chissà che altro. Perché non ho continuato su questa strada? Perché, semplicemente, mi sono reso conto che insegnare non fa per me. A quanto pare, mi diverto di più a fare. E quindi il corso ha finito per dare una lezione… anche a me.

Perché, si sa, gli errori servono per imparare a non farli più. Pertanto, se proprio devo dare un senso a questo articolo, secondo la mia esperienza per potere perseverare è necessario che un progetto:

  • non sia una mera imitazione di un successo altrui, ma qualcosa che sentiamo davvero come nostro (spesso vedo in giro evidenti imitazioni a format di successo, e mi chiedo sempre: “Beh, per quale motivo dovrei interessarmi a una brutta copia invece che all’originale?”);
  • possa essere gestito interamente da noi o dai nostri collaboratori, a patto che siano davvero motivati a parteciparvi (e, pensate, gli incentivi economici funzionano che è una meraviglia, eh!);
  • non sia abbozzato in modo affrettato “tanto per provare”, ma sia preceduto da una degna fase di pianificazione (per evitare di scoprire troppo tardi che il progetto richiede molti più sforzi del previsto, o necessita di competenze che non abbiamo);
  • riceva tutta l’attenzione e la priorità che merita, da parte nostra e da chi è chiamato a collaborarvi (mi è capitato di vedere persone apparentemente impegnate in diecimila progetti e chiedermi; “ma come fanno a trovare il tempo e l’energia?”; la risposta, purtroppo, di solito è: “non ce la fanno”;
  • sia veramente adatto a noi e ci piaccia davvero. Perché è così che nasce un progetto figo, in caso contrario sarà per forza diabolico, proprio come diceva il proverbio.

E dopo tutte queste belle parole, sei curioso di scoprire di più sul progetto a cui stiamo lavorando dall’autunno del 2016 (se non è perseranza questa…)? Te lo raccontiamo in questo ciclo di articoli!